Rula Jebreal, giornalista e scrittrice, è una cittadina del mondo con una vita a cavallo di più continenti. Nasce in Israele e all’età di 5 anni perde la mamma, Nadia, una donna tormentata dalla violenza subita per mano del patrigno quando era poco più che una bambina. Una storia drammatica di uno stupro che Rula ha avuto il coraggio di raccontare lo scorso anno al Festival di Sanremo davanti ad un pubblico di milioni di italiani e che ora ripercorre nel libro appena uscito Il cambiamento che meritiamo. Come le donne stanno tracciando la strada verso il futuro. Un libro edito da Longanesi, un racconto del difficile cammino delle donne alla ricerca di una parità che ancora non esiste in nessun paese.
Rula non ha avuto una vita facile e di strada ne ha fatta tanta, dalle aule di quel collegio di Gerusalemme animato da una donna attivista che le è rimasta nel cuore, sino ai grattacieli di New York, passando dall’Italia con una borsa di studio. Oggi che è una giornalista affermata e collabora con testate internazionali, si interroga sulla dilagante violenza che continua a colpire le donne per mano di uomini che conoscevano e che dicevano di amarle. Conosce bene l’Italia e gli Stati Uniti ed è consapevole del fatto che le donne italiane siano ancora lontane dall’essere ascoltate, rispettate e prese in considerazione in modo serio.
“Le donne americane democratiche sono state determinanti per la vittoria di Biden – mi dice – si sono unite in una coalizione progressista, antirazzista, anti molestie sessuali e a favore del clima, e hanno dimostrato di contare. Qui sono rispettate e ascoltate. In Italia c’è ancora molto da fare, spesso non vengono credute quando denunciano o sono guardate con sospetto. I democratici americani hanno capito che non potevano vincere senza il supporto delle donne”.
Madre di una ragazza di 25 anni, Rula guarda con fiducia alle nuove generazioni, fonti di ispirazione, portatrici di messaggi concreti, valori umanisti e femministi.
“L’America mi ha sempre colpito per l’investimento che fa nell’istruzione e nella scienza. Qualsiasi progetto scientifico straordinario nasce qui, pensa alla Silicon Valley alla Nasa alla stessa creazione in pochi mesi di un vaccino per il Covid. L’America è capace di investire sul futuro. Mi piace il multiculturalismo dell’America. Vieni giudicato in base al tuo contributo, alle tue idee non in base alla tua provenienza. Certo c’è un problema di razzismo, ma c’è anche chi lotta contro il razzismo. Il governo Biden è un esempio di questa idea di inclusione che tiene conto anche della rappresentanza delle donne. E’questa la ricchezza dell’America, un paese che apre le porte a persone che provengono da tutto il mondo e le integra nel proprio sistema. Il ministro dell’interno, per esempio, è un immigrato che è arrivato qui povero e poi ha fatto la sua strada ed ora è nel governo e nel suo primo discorso ha detto di voler restituire quanto ha ricevuto, di volersi mettere al servizio del paese. La democrazia qui è viva e dinamica. L’Italia potrebbe imparare molto e sull’aspetto dell’integrazione è ancora indietro. Si fa ancora fatica a considerare italiani quelli che hanno sfumature di pelle più scure.C’è ancora un’idea di italianità legata alla religione e alla appartenenza etnica, non ai valori”.