I repubblicani hanno scelto Trump. Il voto espresso da 45 senatori repubblicani per cercare di non mettere sotto processo l’ex presidente è la prova che al Senato i democratici non raggiungeranno i 67 voti necessari per condannare Trump per l’insurrezione al Campidoglio. Una ciambella di salvataggio gettata dal senatore Rand Paul che ha messo al voto la non processabilità di un presidente non più in carica alla quale hanno aderito altri 44 colleghi. Una mossa che evidenzia come sarà la prossima votazione sulla colpevolezza dell’ex presidente di aver incitato i disordini.
Dopo le iniziali indignazioni di 20 giorni fa in seguito all’assalto al Campidoglio, la falange pro Trump fa muro. Quelli che si erano sdegnati e avevano condannato le violenze al Congresso, piano piano si sono defilati. Mitch McConnell da “Un attacco al Campidoglio provocato dal Presidente con le sue continue bugie” detto una settimana fa alla fine è stato uno dei 45 senatori che hanno votato per la scappatoia offerta all’ex presidente. Ma non solo. I falchi pro Trump hanno lanciato un’offensiva contro quei parlamentari repubblicani che hanno votato per l’impeachment. Prima tra tutti Liz Cheney che ricopre la terza carica più importante in seno al partito repubblicano. Contro di lei l’offensiva del congressman della Florida Matt Gaez, che sta organizzando un rally di trumpiani in Wyoming, lo stato rappresentato da Liz Cheney, per bocciarla alle prossime elezioni primarie.
Ora sta ai democratici decidere cosa fare: se continuare con un infruttifero dialogo con la minoranza repubblicana, o rompere e usare la forza della superiorità numerica che i dem hanno in parlamento. Biden vuole il dialogo. Gli serve se non altro finché tutte le scelte da lui fatte per ricoprire gli incarichi ministeriali non verranno approvate dal Senato. Avere lo scontro ora significherebbe allungare, e di molto, i tempi per la formazione finale del suo gabinetto. Il leader della maggioranza democratica al Senato Chuck Schumer è evanescente, il leader della minoranza repubblicana Mitch McConnell è obsoleto, pavido e indecifrabile. Solo la speaker della Camera, Nancy Pelosi, nonostante i suoi 80 anni, non si arrende, così come il “vecchio” Bernie Sanders: “Abbiamo i numeri – afferma il senator del Vermont – il dialogo con loro è inutile”.
A far risaltare la pesantezza dell’atmosfera politica di questi giorni è un fatto minore, ma estremamente significativo del velenoso momento che il Congresso sta attraversando.

Passate le elezioni, passato l’assalto al Congresso, passata l’Inauguration del nuovo presidente, si è arrivati alle nomine nelle commissioni parlamentari. A quella per l’Istruzione e Lavoro i repubblicani hanno candidato anche Marjorie Taylor Green, neodeputata della Georgia, appartenente del movimento QAnon, negazionista della strage nella scuola di Parkland in Florida. Nella strage furono uccise 17 persone centrate dai proiettili sparati da un ex studente allontanato dalla scuola per il suo comportamento violento. Con il suo fucile AR 15, comprato alcuni giorni prima della carneficina, stroncò la vita a 14 suoi compagni di scuola, due insegnanti e un vicepreside ferendo altri 17 studenti. Il video in cui la neodeputata con veemenza nega che la strage sia mai avvenuta ma che si tratti di una messa in scena creata dal movimento che vuole abolire il secondo emendamento della Costituzione, quello che permette ai cittadini di andare in giro armati, viene mostrato da tutti i canali televisivi. Poi se l’è presa con il padre di uno dei giovani uccisi accusandolo di essersi prestato alla messinscena. Ma non solo. Nei mesi scorsi in un comizio elettorale Marjorie Taylor Green ha detto che i parlamentari democratici devono essere tutti uccisi. Inoltre nonostante tutte le restrizioni lei va alla Camera armata e se ne vanta. Da aggiungere che ieri sera, in un incontro a Dalton (lo stesso posto dove Donald Trump ha avuto il suo ultimo comizio per le elezioni suppletive in Georgia) che la parlamentare Marjorie Taylor Green ha avuto con i suoi elettori, una giornalista della locale stazione televisiva le ha chiesto un commento sulla mozione presentata da un congressman della California per espellerla dal Congresso. Per tutta risposta un vicesceriffo ha allontanato dalla sala la giornalista e il cameraman. Per lei i democratici hanno richiesto che venga radiata e decaduta dal ruolo per cui è stata eletta. Questo il ritratto di uno dei membri della commissione Scuola scelto dal leader della minoranza repubblicana della Camera Kevin McCarthy.
Un altro repubblicano, Madison Cawthorn, anche lui scelto per la commissione Scuola e Lavoro, era sul palco con Donald Trump minuti prima che venisse lanciato l’assalto al Congresso urlando che le elezioni erano state truccate e che Biden è un presidente illegittimo.
La leader democratica della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi è insorta. “Il nemico – ha detto nella conferenza stampa settimanale- è dentro la Camera. Abbiamo parlamentari che vogliono uccidere i colleghi dell’opposizione e che vogliono portare le pistole tra queste mura”. (vedi video sotto).
Kevin McCarthy ha detto he parlerà con Marjorie Taylor Green. Non lo ha fatto ed è volato in Florida per incontrare Donald Trump e preparare la strategia anti Biden.
Ed ecco la spiegazione dell’allarme lanciato ieri dall’Homeland Security di possibili attacchi terroristici da parte di gruppi estremisti e antigovernativi che non accettano l’insediamento della presidenza di Joe Biden perché, ancora oggi, nonostante tutte le smentite, continuano a credere che le elezioni siano state rubate a Trump. E questa mattina è stato arrestato a Washington, vicino al Campidoglio, un uomo armato con una pistola e con 20 caricatori in una borsa. La polizia e la Home Land Security vogliono recintare tutta la zona intorno al Campidoglio.
In questo clima arroventato Biden cerca di far fronte ai giganteschi impegni che deve affrontare. “Oggi cancelliamo i danni fatti da Donald Trump sul fronte della sanità e dei diritti delle donne” ha detto firmando alcuni decreti tra cui l’estensione dell’Obamacare, del Medicaid e l’abolizione della stretta anti-aborto varata da Donald Trump voluta dagli evangelici cancellando il blocco degli aiuti federali alle cliniche che praticano l’interruzione della maternità. Una misura che venne introdotta dall’ex presidente che dirottò parte di questi fondi alla campagna pro-life. “È ora di dire basta ai diritti negati alle donne nel nostro Paese e all’estero, è ora di agire per proteggerli”, ha commentato la vicepresidente Kamala Harris. Decreto presidenziale anche per proteggere e allargare l’accesso alla salute riproduttiva, revocando – come hanno fatto tutti i presidenti democratici – la cosiddetta Mexico City Policy, che vieta gli aiuti federali alle ong internazionali a favore della scelta delle donne per la maternità.

Un “posticino” infine anche per la First Lady. Jill Biden guiderà una task force creata dalla Casa Bianca per riunire i bambini separati dalle loro famiglie al confine con il Messico. Un provvedimento imposto dall’ex presidente come deterrente per l’immigrazione clandestina. Attualmente ci sono 611 bambini presi in custodia dagli agenti di confine che sono stati rinchiusi in alcuni discutibili centri di accoglienza per i quali non si riusciva, o forse non si voleva, riunirli alle loro famiglie. Il Dipartimento della Giustizia ha abrogato due giorni fa questa misura. Della task forse faranno parte anche rappresentanti del Dipartimento della Giustizia, della Homeland Security, del Dipartimento della Salute e degli aiuti sociali e del Dipartimento di Stato.
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