
Sotto una pioggia lieve ma insistente, al Porto Nuovo di Mazara del Vallo questa mattina, ore 10.10 italiane, sono approdati i motopesca “Antartide” e “Medinea” con a bordo i 18 pescatori (otto italiani, sei tunisini, due indonesiani e due senegalesi) sequestrati a Bengasi per 108 giorni e liberati giovedì scorso a seguito della visita del premier Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio al generale Khalifa Haftar. I due pescherecci sono stati scortati lungo il loro tragitto, circa 500 miglia da una nave della Marina italiana, la Margottini, che sabato sera ha fatto pure pervenire a bordo dei pescherecci della pizza. L’Unità militare, al largo del porto mazarese ha passato il testimone a motovedette della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera che hanno accompagnato l’ingresso dei pescherecci fino alla banchina “Ruggero II”.

E’ stata una trepidante attesa quella dei parenti dei 18 pescatori in arrivo da Bengasi. L’armatore del Medinea, Marco Marrone, era raggiante: “Sono emozionatissimo – dice – Non vedo l’ora di riabbracciare tutti. Oggi è una giornata di festa per tutti. Dopo 110 giorni e più da quando sono partiti da Mazara del Vallo i nostri eroi torneranno a casa”.
L’armatore ha così raccontato: “Da quanto ho appreso dal comandante Pietro Marrone i pescatori hanno vissuto dei momenti davvero brutti. È finito un incubo. Ma quanto accaduto non deve più succedere più. I nostri pescherecci pescavano in acque internazionali”. La necessità di risolvere una volta per tutte la questione degli areali di pesca internazionali davanti la Libia, della cosiddetta Zee (dichiarata unilateralmente nel 2005 e che si estende 62 miglia oltre le acque territoriali) è stata sollevata anche dal sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, al suo ingresso in porto. “Da domani –ha sottolineato Quinci- dobbiamo insistere per l’istituzione di un tavolo tecnico per trovare un accordo sul Mediterraneo che veda l’Ue protagonista. Bisogna mettere ordine ad una situazione che viene pagata soprattutto dai pescatori di Mazara del Vallo. Oggi però è una giornata di festa per tutti”.

Quando ormai l’Antartide e il Medinea hanno fatto il loro arrivo in porto le sirene dei motopesca ormeggiati nei moli hanno iniziato a suonare dando così il benvenuto ai 18 pescatori liberati. Grande applauso dei familiari e autorità presenti. Urla di gioia delle mogli, delle madri e delle figlie dei pescatori. Palpabile la grande emozione e un’attesa fortissima sulla banchina da parte dei familiari presenti, con un piccolo comitato di accoglienza. Diciotto colombe sono state liberate sulla stessa banchina.
Diciotto come il numero dei pescatori da poco approdati dopo 57 ore di traversata. Gli uccelli sono stati portati dentro una cesta con un nastro tricolore e hanno spiccato il volo.
È stata proprio una gran festa al porto di Mazara. Tutta la città avrebbe voluto essere presente ma le autorità hanno dovuto contenere gli ingressi, per il rispetto delle norme anti Covid. Ma è stata comunque festa per tutti. Molti i giornalisti, anche internazionali, assiepati in un’area loro riservata per seguire l’evento.

Prima dello sbarco i medici sono saliti a bordo per effettuare i tamponi e, dopo il primo test rapido risultato per tutti negativo, è stato effettuato un secondo tampone, quello molecolare, il cui esito è dopo sei ore è risultato anch’esso negativo per tutti. Lunghi abbracci con le madri, mogli, figli, fratelli e sorelle. E non sono mancate la lacrime. I 18 pescatori hanno lasciato il porto di Mazara del Vallo a bordo delle auto guidate dai rispettivi familiari, con direzione casa.
“Siamo stati trattati malissimo, ma sono felice di essere qui”. Lo ha detto Pietro Marrone, comandante del peschereccio Medinea, che uscendo in auto dal porto di Mazara del Vallo ha scambiato due battute coi giornalisti. Un altro dei componenti l’equipaggio, un tunisino, dal finestrino ha detto che “siamo stati per settimane a piedi nudi. Ci hanno trattato molto male”.
“Bentornati a casa! Tutta la Sicilia vive con voi e con le vostre famiglie questa giornata di gioia”. Così, in un post su Facebook, il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, commentando l’arrivo.
“Sono lieto del ritorno a casa dei 18 pescatori di Mazara del Vallo. Condivido la posizione dell’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex capo di Stato maggiore della Difesa, quando sostiene che è arrivato il tempo che le navi militari italiane tornino a presidiare il Mediterraneo, in numero adeguato e con regole d’ingaggio efficaci, per difendere la nostra marina mercantile e quella peschereccia”. Ha dichiarato il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, presente fra le autorità che hanno assistito all’arrivo dei pescatori.
Fra questi anche il vescovo della Diocesi di Mazara, Domenico Mogavero, che in questi lunghi 108 giorni non ha mai fatto mancare la sua vicinanza ai familiari dei marittimi lanciando un appello rilanciato dallo stesso Papa Francesco durante l’Angelus di domenica 18 ottobre.

Fra i presenti all’arrivo dei pescatori anche Tommaso Macaddino, segretario regionale Uila Pesca, che insieme al presidente del Consiglio comunale, Vito Gancitano, ha seguito la vicenda la fianco dei familiari dei marittimi sequestrati. “La grande, profonda e intima gioia che proviamo oggi per il rientro dei nostri lavoratori e che ci unisce e ci fa stringere attorno alle loro famiglie non ci può distogliere dalla necessità e dall’urgenza di affrontare il problema di come garantire in futuro la sicurezza sul lavoro ai nostri pescatori nelle acque del Mediterraneo. 18 persone sono state, di fatto, sequestrate e tenute prigioniere in violazione delle più elementari norme del diritto internazionale e, cosa ancora più grave che sta emergendo dalle loro testimonianze, nei loro confronti c’è stata anche negazione e violazione dei diritti umani, avendo essi dovuto subire umiliazioni di ogni genere. Per quanto riguarda il futuro, la Uila Pesca si rivolge, innanzitutto, alle istituzioni italiane per sapere quale idea esse abbiano in merito alla pesca e al Mediterraneo, un mare che, siamo convinti, deve diventare un luogo di pace e di prosperità per tutti i paesi che vi si affacciano”.
“E’ stato Putin con le sue telefonate ad Haftar a farli liberare, questa è la verità di quello che è successo”. A sostenerlo è stato, il fondatore di Forza Italia, Silvio Berlusconi, nel corso di una telefonata in vivavoce con Marco Marrone, l’armatore del Medinea. “Non bisogna dirlo però; poi si dice che lui è un sostenitore di Haftar, ma non vuole che si dica”, ha aggiunto Berlusconi.
“La liberazione dei nostri pescatori è avvenuta senza cedere nulla in cambio. C’entrano i nostri servizi e il nostro corpo diplomatico”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa” su Raitre questa sera. “Sono molto felice che siano rientrati in Italia. Voi ricorderete –ha spiegato- che all’inizio Haftar chiedeva la liberazione di 4 libici in Italia che sono condannati in secondo grado per traffico di esseri umani. Non era accettabile, è stato detto ad Haftar, lunga discussione. Poi si è giunti a più miti ragioni e si è chiesto di riprendere le relazioni. Noi abbiano smesso di parlare quando ha messo in stato di fermo i pescatori”. (Sotto il video della visita di Di Maio e Conte a Bengasi dal generale Haftar: “riconosciemnto politico” messo a condizione per la liberazione dei pescatori).
Nello stesso pomeriggio di oggi i pescatori sono stati chiamati a fornire loro testimonianze sul periodo di prigionia e sulla dinamica del sequestro. Gli interrogatori davanti ai carabinieri del Ros su delega della Procura di Roma.