Seppur alla “periferia del decadente impero europeo”, Mazara del Vallo, estrema punta della Sicilia Occidentale rappresenta un luogo significativo nel quale misurare le “pulsioni” relative dell’orrore andato ancora una volta in scena nel cuore del vecchio continente, all’aeroporto e nella metro di Bruxelles. Nella capitale belga qualche giorno prima era stato catturato Salah Abdeslam, uno degli autori della strage del 13 novembre al Bataclan di Parigi; chissà che la sua frase “Finalmente è finita” pronunciata all’ultimo interrogatorio tenuto dalle autorità belghe non sia stata un messaggio in codice per dare il via ai terroristi, agenti per conto dell’ISIS, che hanno martedì mattina seminato la morte.

La cittadina siciliana di Mazara del Vallo è separata da circa 115 miglia marine dalle coste della Tunisia, paese al quale è legata storicamente e culturalmente. Mazara del Vallo è infatti il comune più ‘tunisino’ d’Europa con una percentuale di persone provenienti dal Nord Africa di circa il 15% della intera popolazione di circa 55.000 abitanti. A Mazara vive una grossa comunità di immigrati giunta ormai alla terza generazione; i primi tunisini sono arrivati agli inizi degli anni ‘70, per lavorare sui pescherecci della più grande marineria del Mediterraneo.
Camminando per i vicoli dell’antica casbah di Mazara del Vallo dove vive la maggioranza della popolazione immigrata (presente, seppur in minoranza rispetto a quella tunisina, anche una comunità serbo-kosovara, anch’essa quindi di religione islamica, arrivata a partire dai primi anni ’90 con lo scoppio della guerra nell’ex Jugolaslavia), all’indomani delle stragi di Bruxelles la vita scorre apparentemente tranquilla. Ma era successa la stessa cosa dopo i fatti di Parigi e della vicinissima Tunisia. Evidente il silenzio di quanti si affrettano a fare il loro ingresso nel piccolo locale adiacente a piazza San Francesco adibito da anni a moschea. Ma nell’area si respira qualcosa di strano, ciò non è solo dovuto alla grave crisi che ha colpito il settore della pesca, polmone economico di Mazara. Una crisi che ha decimato la flotta peschereccia mazarese e ciò ha creato una forte disoccupazione anche fra i giovani di origine maghrebina che, al contrario di quanto succedeva ai padri ed ai nonni, non riescono più a trovare lavoro; da qui molti fenomeni di devianza giovanile.

Già ascoltato a seguito di altri precedenti atti terroristici, sul rischio terrorismo e sugli immigrati tunisini che vivono a Mazara del Vallo, Mohamed Zitoun Soufien rappresenta un importante interlocutore. 35enne, ex consigliere comunale aggiunto, Mohammed Zitoun è nato in Italia, a Mazara del Vallo, il 23 settembre 1979 da genitori tunisini (il padre originario della cittadina tunisina di Beja era emigrato per trovare lavoro), ha frequentato la scuola tunisina, ed è stato il primo extracomunitario a frequentare la scuola media “Paolo Borsellino”. Mohammed fin da giovanissimo si è occupato della questione dei moltissimi extracomunitari che vivono in città. Nel 2002 fu nominato, su segnalazione del consolato di Tunisia a Palermo, consigliere comunale aggiunto, il suo solo un potere consultivo all’interno dell’Aula consiliare ma senza la possibilità di votare gli atti. Poi è stato votato dai cittadini extracomunitari residenti nel territorio per ben due volte consigliere comunale aggiunto, sia sotto l’Amministrazione Macaddino che con la prima di Cristaldi; Mohammed Zitoun (che un paio di anni fa ricevette il decreto con il quale il presidente Giorgio Napolitano gli conferiva, dopo una lunga trafila burocratica, la cittadinanza italiana) lavora come mediatore culturale in una cooperativa sociale e presso un centro di accoglienza.
“E’ chiaro –dichiara Zitoun riferendosi ai fatti di Bruxelles- che non è più un discorso di integrazione o di mancanza di lavoro, disagio sociale o economico, la chiave di quanto avvenuto è da ricercare nelle pratiche di indottrinamento che questi giovani terroristi hanno ricevuto in alcuni contesti pseudo religiosi. Ciò non ha nulla a vedere con la religione. Ed inoltre non sono accettabili quelle spiegazioni di carattere sociale ed economico, che spesso si sentono nei rotocalchi nazionali, quali possibili matrici di questi attacchi terroristici. Bisogna lavorare, sia a livello culturale che di “intelligence”, per capire come e dove avviene l’indottrinamento alle pratiche terroristiche, chi indottrina e come lo fa nelle scuole coraniche, nelle moschee, cosa si dice, cosa si fa; ovviamente serve discrezione perché la stragrandissima maggioranza va in moschea per soltanto pregare”.
In merito ai terroristi Zitioun non ha dubbi: “sono occidentali, nati, cresciuti e radicati in Europa e molti di loro prima di seminare orrore hanno condotto una vita normale, con un lavoro. Il problema –ribadisce- è che poi vengono indottrinati a pratiche che non hanno nulla che vedere con la religione islamica”. Zitoun però parla anche di come reagisce la comunità maghrebina mazarese agli attentati: “Non posso accettare che non vi sia una presa di posizione ufficiale da parte della comunità islamica mazarese, vi è un silenzio assoluto. Quando avvenuta la strage del Bataclan alcuni esponenti musulmani in Città hanno organizzato una marcia per la pace, si ok quel giorno pioveva ma erano quattro gatti. Servirebbe una ferma condanna anche da parte dell’attuale consigliere comunale aggiunto”.
Abbiamo provato mercoledì a contattare due volte telefonicamente, in due diversi orari, il consigliere comunale aggiunto, Mohammed Alì Soualmia, ma la voce della segreteria della wind ci ha risposto in entrambi i casi che il cliente irraggiungibile.

Sulla questione degli attentati abbiamo sentito una studentessa tunisina residente sempre a Mazara del Vallo. Hiba Nairi, 16 anni, nata in Tunisia, insieme alla madre, al fratello e alla sorella, dodici anni fa ha raggiunto il padre che già da circa 30 anni lavora a Mazara del Vallo come pescatore. Hiba, dopo aver frequentato la scuola media Borsellino, adesso frequenta il Liceo Linguistico “Adria-Ballatore”. Nella sua famiglia si professa attivamente la religione islamica, ed Hiba ne va fiera. “Non c’è nessuna religione –afferma- che dice di attaccare o uccidere seguaci di altre religioni; ne tantomeno l’Islam, uccidere non c’è scritto da nessuna parte del Corano; l’Islam è una religione che professa la pace, come le altre. Inoltre mi vengono i brividi nel leggere stamattina alcuni titoli di giornali, anche di carattere nazionale (forse Hiba si riferisce al titolo de Il Giornale: “Cacciamo l’Islam da casa nostra”), questa è pura ignoranza, il mondo è bello perché siamo diversi. Lo dice pure la Costituzione Italiana di rispettare, di non discriminare chi appartiene a religioni, etnie, diverse”.
Hiba non ha dubbi: “I terroristi di Bruxelles non mi rappresentano minimamente. Sono vicina alle famiglie delle vittime di Bruxelles, di Parigi, della Tunisia, Siria, Palestina, Iraq, Nigeria, Costa D’Avorio, Mali e Burkina Faso. I terroristi e l’IS –sottolinea- fanno male ai veri islamici, danno un’immagine falsa della nostra religione, un vero islamico è un uomo di preghiera e di pace. Io vedo questi atti terroristici così come li vede un italiano, un francese, un belga, per me questo è solo terrore”.
Hiba conclude raccontando un fatto spiacevole che le è successo qualche giorno dopo la strage del Bataclan: “Anche le nostre vita sono cambiate, la mia è cambiata. Ricordo che eravamo al teatro, qui a Mazara, per celebrare la nascita del grande Dante Alighieri, quando dietro a dove ero seduta insieme ai miei compagni di scuola, un gruppetto di studenti italiani mi ha cominciato a prendere in giro pronunciando più volte “Allah Akbar”. Hanno continuato, insultandomi appena usciti dal teatro. Credo –conclude Hiba- che ci sia molta ignoranza, certamente le loro famiglie dovrebbero spiegare che Islam non è uguale a terrorismo; purtroppo poi ci sono politici che fomentano l’odio fra le religioni e che trovano però molti consensi”.