Che Francesco non fosse un Papa conservatore lo sapevamo da tempo. Da qui ad annunciare il suo appoggio alla legge sulle unioni civili, però, il passo sembrava ancora troppo lungo. Invece, in un documentario proiettato oggi in prima visione alla Festa del Cinema di Roma, il regista Evgeny Afineevsky inquadra in primo piano il Santo Padre mentre annuncia: “Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”.
Le parole di Bergoglio non sono un fulmine a ciel sereno, ma arrivano da lontano, dalla sua Argentina. Nel 2002 Francesco, quando era soltanto cardinale, non contrastò una legge che dava un quadro giuridico alle coppie assieme da più di due anni, anche gay. Poi, negli anni, una serie di dichiarazioni progressiste che hanno lasciato intendere a tutti il suo pensiero in materia. Il Pontefice voleva rimanere fuori dallo scontro politico, ma la sua idea è sempre stata chiara.
All’inizio del suo pontificato, però, le cose cambiano e i toni si fanno più netti. Alcuni giornalisti, aspettando Sua Santità di ritorno da un viaggio a Rio De Janeiro nel 2013, gli chiesero se in Vaticano esistesse una lobby gay. “Si deve distinguere il fatto che una persona è gay – rispose – dal fatto di fare una lobby. Se è lobby, non tutte sono buone. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”.
Da lì in poi, la campagna in favore delle coppie omosessuali è proseguita senza sosta. Nel documentario, ad un certo punto, c’è una scena iconica: uno spezzone della telefonata che il Papa fa a una coppia omosessuale con tre figli, rispondendo a una lettera in cui loro spiegavano il grande imbarazzo provato portando i bambini in chiesa. Bergoglio ascolta, comprende e parla. Consiglia al signor Rubera di portarli in parrocchia, cercando di andare oltre gli sguardi critici della gente. Per il Vaticano, questo è un punto di svolta importante. Per la prima volta nella storia, un pontefice si dice favorevole alle unioni civili.

Altro passaggio molto coinvolgente è quello che vede protagonista Juan Carlos Cruz, vittima e attivista contro gli abusi sessuali presente a Roma insieme al regista. “Quando ho incontrato papa Francesco – ha raccontato Cruz – mi ha detto quanto fosse dispiaciuto per quello che era successo. Juan, è Dio che ti ha fatto gay e comunque ti ama. Dio ti ama e anche il Papa ti ama”.
Insomma, una svolta che spalanca le finestre di San Pietro e fa passare tra le maestose stanze dal palazzo papale una poderosa ventata di aria fresca. Anche la Chiesa si adatta al nostro tempo, alla società che cambia e ai diritti personali che vengono sempre più unanimemente riconosciuti.
Dopo secoli di chiusura, possiamo dire a gran voce “finalmente”.