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October 16, 2020
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Chiacchierando a Miami con il leader “Proud Boy” che resta accanto a Trump

In Florida tra i supporter del presidente al town hall, ma anche ai rally con Mike Pence, Eric Trump e i collettori di voti cristiani Ralph Reed e Paula White Cain

David MazzucchibyDavid Mazzucchi
“Proud Boy” Leader “Stands By” Trump: We Had a Talk with Him

Crowds at Town Hall in Florida. Photo: David Mazzucchi

Time: 6 mins read

Sono le 8 di sera all’angolo della decima strada e Biscayne Boulevard a Miami, Florida, a pochi centinaia di metri dal museo Perez, dove il presidente Donald Trump giovedì sera partecipa a un town hall. I sostenitori di Trump e Biden con insegne e bandiere sono tenuti su lati opposti della strada da polizia a cavallo e in bicicletta. Le due parti hanno megafoni e si scambiano slogan e insulti, mentre i media li riprendono stando al sicuro nel mezzo della strada.

Enrique Tarrio. Photo: David Mazzucchi

I sostenitori di Trump sono ben piu numerosi di quelli di Biden e fra di loro si staglia la figura di Enrique Tarrio, capo dei Proud Boys, un gruppo di estrema destra noto per incitamento e atti di violenza politica. Sono saliti all’attenzione del pubblico recentemente quando Chris Wallace ha chiesto al presidente durante il dibattito con Joe Biden se avrebbe condannato i gruppi di supremattisti bianchi, in particolare i Proud Boys. “Siamo semplicemente un gruppo di amici che si trova a bere insieme e che ha un problema di patriotismo”, dice Tarrio. “Sono contento di essere qui a sostenere il presidente. Il mio gruppo sostiene il presidente al cento per cento.” Gli chiedo cosa pensa di Gavin McInnes, il fondatore del gruppo che ha ripetutamente avallato attacchi violenti agli oppositori politici. “Credo che quando fa queste affermazioni viene sempre stato citato fuori contesto,” risponde Tarrio, ricordando le radici di McInnes come comico trasgressivo. Le registrazioni originali raccontano una storia diversa: “Vi amazzeremo”, dice McGinnes nel suo podcast. “In breve questi sono i Proud Boys: vi ammazzeremo. Sembriamo bravi ragazzi, gentili, c’he la parola ‘ragazzi’ nel nostro nome, ma come Bill the Butcher e i Bowery Boys, vi assassineremo.” Alla domanda se crede che la frode elettorale sia un fattore in questa elezione – un discorso che va avanti da decenni nel partito repubblicano, che però non è mai stato sostanziato – risponde casualmente, “Penso che sia possibile”.

Mentre Tarrio tenta di attenuare la storia della sua organizzazione a un angolo di strada, Trump sta nello stesso tempo facendo lo stesso per la sua presidenza davanti a un pubblico nazionale nel suo town hall. Alla domanda se accetterà i risultati dell’ elezione e si sottometterà a una transizione pacifica del potere in caso di sconfitta, Trump solleva lo spettro della frode elettorale, esattamente come Tarrio, asserendosi che vari esempi di questo sono già stati diffusi dalla stampa, senza dare ulteriori dettagli. Per quello che riguarda la recente rivelazione che è in debito di piu di 400 milioni, il presidente rassicura tutti dichiarando che le sue finanze sono “estremamente sotto stimate e che non è a fatto un problema”. Pero si ritrae quando la moderatrice Savannah Guthrie fa notare che può eliminare qualunque dubbio redendo pubblico il suo ritorno tasse. Ma più importante di tutto è il rifiuto del presidente di disconoscere Qanon, una conspiracy theory dell’estrema destra che dichiara fra altre idee assurde, che il partito democratico è una copertura per una vasta associazione di pedofili.

Insieme al presidente, il vicepresidente Mike Pence e il figlio di Trump, Eric, sono comparsi in eventi diversi indirizzandosi a diversi segmenti dell’elettorato di Trump. Se il rally di Trump lunedì a Sanford non bastasse a dimostrarlo, i tre eventi di Miami confermano che per la campagna, la Florida è determinante per la vittoria a novembre.

Il primo evento della giornata è quello di Pence al Memorial Cubano del parco Tamiami. Sotto il sole battente del mezzogiorno, non si trova un minimo di ombra. Nonostante il ritardo di Pence di un’ora, i circa 500 sostenitori rimangano al loro posto. I volontari distribuiscono bottiglie d’acqua e il pubblico si rallegra ballando alla musica di Stevie Wonder trasmessa dagli altoparlanti. Gli anziani sono il gruppo più rappresentato all’ interno di una folla che è più etnicamente diversa di quella di Sanford, con un largo contingento di latini. Mentre i latini tendono a votare democratico al livello nazionale, il sud della Florida è noto per avere un’enorme popolazione cubana che ha sempre votato repubblicano. La scelta della località è un omaggio a loro: il Memorial Cubano è un monumento alle vittime del regime di Castro.

Supporter di Trump

“Socialismo significa fame, miseria e mancanza di libertà”, dice Victor Fonseca, figlio di genitori cubani nato in Venezuela. “In questo sistema capitalistico dove c’è lavoro e speranza, non c’è bisogno del socialismo rappresentato da Kamala Harris e dalla sua gang di delinquenti del movimento Black Lives Matter, che provocano solo danni”. Fonseca prosegue chiamando BLM un’organizzazione terroristica. Alla domanda sulla frase di Trump ‘Stand back and stand by’ (‘State indietro e tenetevi pronti’) riferita ai Proud Boys durante il dibattito presidenziale, fa notare che l’amministrazione è “l’unica che ha dichiarato il Ku Klux Klan un’organizzazione terroristica”. Mentre Fonseca è tecnicamente corretto in quanto Trump ha denunciato il Klan, non li ha chiamati un’organizzazione terroristica. La denuncia di Trump del Klan e del ex-leader, David Duke, ha fatto seguito a una protesta contro Trump quando lui aveva parlato di loro in termini equivoci.

Il discorso di Ernesto Ackerman, anche lui venezuelano, e della Lieutenant Governor Jeanette Nunez, di discendenza cubana, che precedono l’arrivo di Pence riflettono lo stesso background e opinioni di Fonseca. Fra gli altri si nota Pedro Fuentes, un ex-prigioniero politico di Cuba, che rimane sul palcoscenico dopo aver parlato all’arrivo di Pence. Fuentes riecheggia il disdegno di Fonseca per Kamala Harris, chiamandola Que mala, una battuta che il pubblico apprezza. Nonostante le sue radici nello stato dell’Indiana, Mike Pence sa parlare a questa folla, invocando “quatro anos mas”. Mentre questo pubblico risponde soprattutto alla retorica anti-comunista e anti-socialista, c’è anche qui spazio per idee religiose conservatrici, specialmente per quello che riguarda la candidata alla corte suprema Amy Coney Barrett. Pence approfitta del commento della senatrice Dianne Feinstein del 2017 su Coney Barrett, “il dogma della religione è fortemente vivo dentro di lei”, rendendolo un potente slogan: “Quello stesso dogma è fortemente vivo dentro di me, quel dogma è fortemente vivo dentro in te, quel dogma è fortemente vivo dentro la costituzione”. Il pubblico risponde scandendo ad alta voce, “AMY! AMY! AMY!”.

Questo appello alla religiosità è, come da aspettarsi, ben più chiaro all’evento di Eric Trump che si svolge nel pomeriggio nella chiesa cristiana evangelica Segadores De Vida a Southwest Ranches. L’andamento della cerimonia è riconoscibile a chiunque sia stato in una mega church o abbia partecipato o visto in televisione una predica evangelica – invocazioni di “Si!” e “Amen!”, i discorsi accompagnati da musica dal vivo che ne sottolineano il tono. Padre Todd Lamphere dirige l’evento, introducendo ogni nuovo oratore e commentando sul discorso precedente, con un energia che contagia il pubblico. “Mi sento capace di affrontare l’Inferno con una pistola d’acqua” scherza dopo l’ennesimo discorso entusiasmante.

Parla per terzo Eric Trump, seguendo Jonathan Cain, pianista del gruppo Journey, il quale canta una canzone composta per l’occasione con il ritornello “il nostro paese ti invoca, Signore, nel nome di Gesù!” Eric ringrazia l’intervento divino per la vittoria del padre nel 2016, e “[crede] veramente che Dio abbia le mani in pasta anche questa volta.” Fa le lodi del vescovo di Segadores de Vida per aver tenuto aperta la chiesa durante la pandemia (“Tanti altri dovrebbero fare altrettanto!”), con gran gioia del gregge dei fedeli. Lasciando il palcoscenico a invocazioni di “USA! USA!”, Lamphere vi ritorna per lanciare tra la folla cappellini con lo slogan “Make America Great Again.”

Ralph Reed. Photo: David Mazzucchi

Nonostante sia una figura nota, Eric Trump non e l’oratore piu famoso questo pomeriggio. Ci sono almeno due altri nomi più importanti per questo pubblico. Il primo e Ralph Reed, il piu famoso e più efficace fra gli strateghi politici Cristiani della nostra epoca.  Usa esattamente la stessa espressione di Pence del dogma che vive “fortemente” con un simile effetto potente sul pubblico. Gli ricorda che Trump ha vinto con una forte presenza elettorale dei Cristiani, 40 milioni di votanti, nel 2016, e chiede una simile prestazione questa volta. “Facciamo che questa sia la più grande vittoria elettorale per i valori biblici nella storia del nostro paese!” Il secondo oratore e Paula White Cain, guida spirituale per la famiglia Trump da quasi vent’anni, e consigliere principale per Trump durante la sua presidenza (e moglie di Jonathan Cain, di Journey). Racconta storie su storie di che bravo padre sia Donald Trump, della sua bontà e la sua generosità. Comincia a parlare gradualmente del suo rapporto politico con Trump, insistendo che è stata posta in questa posizione con riluttanza. Il discorso culmina con fuoco di fila dei suoi successi mentre il pianoforte, che non si sentiva dall’inizio dell’evento, riattacca e aumenta d’intensità. Alcuni di questi successi sono, nella migliore delle ipotesi, gonfiati, o al peggio, falsi del tutto, come la l’affermazione che Trump ha “tolto dal programma di assistenza alimentare 5,4 milioni di persone” – il sottinteso è che non ne avessero più bisogno, mentre in realtà quei milioni di persone sono stati tagliati fuori nonostante il bisogno.

Ma il pianoforte è in crescendo, rispecchiando la forza del suo discorso, e presto una chitarra, un basso e una batteria aggiungono intensità – non è più il momento di farsi domande. Si aggiungono a Cain sul palcoscenico tutti gli altri oratori e distinti ospiti del raduno mentre Lamphere invoca il pubblico a unirsi con loro per pregare per lei: “Lei è il consigliere principale del Presidente. Mi avete sentito? Lei è il Consigliere. Principale. Del Presidente!” Tutti levano le braccia al cielo in preghiera. “Dio ci darà altri quattro anni! […] Facciamo un bel applauso a Dio!”

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David Mazzucchi

David Mazzucchi

David Mazzucchi è un giornalista americano esperto di politica USA e internazionale, che vive a Firenze. David Mazzucchi is a reporter and columnist covering american and international politics based in Florence, Italy

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