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L’11 settembre a NYC con la Pandemia: ricordo del dolore, paura del futuro

Sono passati 19 anni dalla tragedia epocale che deviò la storia non solo degli USA; la sfida del covid-19 ripresenta l'umanità al bivio tra progresso e decadenza

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
I turisti non rinunciano alla Grande Mela nonostante la strage di Halloween

Memoriale dell'11 settembre al World Trade Center.

Time: 3 mins read

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Sono 19 anni che chi scrive vive l’11 settembre a New York. Ogni volta sembra il primo anniversario, è sempre più difficile immaginare che l’anno prossimo saranno vent’anni.

Ho già scritto e lo ripeto che le parole oggi, nel ricordo di questa tragedia epocale,  spetterebbero solo a chi perse un familiare, un amico mentre gli altri dovrebbero stare in silenzio, portando rispetto al dolore di quel ricordo. Perché non c’è analisi o racconto che possa alleviare la sofferenza dei familiari e degli amici delle vittime che da seimila e novecento trentacinque notti, si addormentano con quel dolore lancinante.

Per questo, come abbiamo fatto già in passato,  La Voce di New York commemora l’anniversario attraverso le parole dei familiari, e quindi ripresentando il video da noi realizzato, in cui si racconta attraverso le voci dei suoi cari la storia di David De Feo, morto nel secondo schianto a pochi giorni dal suo 37 compleanno. Lavorava da cinque anni al 104° piano della Torre Sud e quella mattina si era recato prima al lavoro: voleva tornare presto a casa dove l’attendeva la moglie per traslocare.

Oggi al Consolato Generale d’Italia a New York si procede con la lettura dei nomi delle vittime italiane e italo americane. Potete seguire l’evento di commemorazione in diretta su facebook.  La lista di centinaia di nomi è stata raccolta grazie all’attento e sensibile lavoro di Giulio Picolli, un leader della comunità italoamericana del New Jersey che, anche lui, l’11 settembre del 2001 perse un familiare. 

L’evento che stravolse la vita non solo dei newyorchesi, ma del mondo intero accelerandone (o rallentandone?) la storia, quest’anno accade nel pieno di una pandemia che ha causato e causerà ancora milioni di morti e, come 19 anni fa, promette di cambiare il percorso dell’umanità di questo pianeta.  Di tutti i suoi abitanti, appunto, come del resto accadde dopo il 9-11.

Un altro spartiacque della civiltà? Si andrà avanti verso il progresso o si regredirà nella paura, che porta miseria e violenza?

Dopo 19 anni dall’11 settembre, per chi scrive la risposta a questo dilemma resta ancora in sospeso. Oggi la pandemia, così come l’indifferenza ai grandi problemi che ci attanagliano, il più assillante e imprescindibile il cambiamento climatico, rendono ogni previsione ancora più incerte. Però, soprattutto dopo quello che si è visto dal giorno dell’insediamento di Donald Trump nell’ufficio ovale, che resta l’executive office più potente del mondo, ogni prospettiva ottimistica si è persa, almeno per chi scrive. La pandemia di covid-19 ha infatti reso ancora più evidente quanto certi leader scelti dalle democrazie, non solo in America, appaiano sempre più inadeguati ai compiti epocali che ci sfidano.

Quest’anno l’anniversario del 9-11 accade in prossimità delle elezioni per la Casa Bianca e il Congresso. Chi scrive spera ancora in una reazione dall’America, che a novembre si scuota, come ha già fatto dopo la terribile morte di George Floyd, e non resti tramortita e in ginocchio,  ma ancora una volta trovi la forza nel suo spirito di libertà protetto dalle sue istituzioni democratiche, per quella scossa che possa sentirsi anche nel resto del mondo e possa deviarci tutti verso un futuro di progresso e civiltà.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e dirigo La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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