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July 16, 2020
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Pagare per vedere in diretta torturare e morire un bambino: l’inferno del Deep Web

In Italia arrestati dei ragazzi minorenni che avevano pagato per assistere via web a violenze inaudite su bambini che alla fine venivano uccisi in diretta

Alina Di MattiabyAlina Di Mattia
Pagare per vedere in diretta torturare e morire un bambino: l’inferno del Deep Web
Time: 5 mins read

In English

Hanno appena 17 anni i due ragazzi piemontesi denunciati, insieme ad altri 19 minorenni, per aver pagato per assistere via web a violenze sessuali e torture su bambini di pochi anni e alla loro morte in diretta. Dopo 10 mesi, l’indagine dei Carabinieri di Siena, con il coordinamento della Procura dei minori di Firenze, ha portato alla luce quello che viene definito “l’inferno degli orrori”: uno spazio reale in una dimensione virtuale composto da migliaia e migliaia di stanze, chat, blog, vetrine, che contengono ogni abominio concepito su questa Terra.

Un terrificante fatto di cronaca che sta sconcertando l’opinione pubblica, nonostante già da diversi anni si parli di questi luoghi occultati in cui imperano pedofilia e pornografia infantile, perversioni sessuali e zoofilia, crimini efferati, brutalità e ferocia su bambini ed ogni specie di essere vivente, nonché vendita di sostanze illegali e prodotti proibiti per Legge.

Viene chiamato Deep Web, e si tratta di una rete sommersa con 4 miliardi –  avete letto bene –  4 miliardi di pagine contenenti oltre 150.000 terabytes dedicati alle peggiori informazioni e barbarie.

100.000 dollari di transazioni quotidiane tutte effettuate con  Bitcoin, la cripto valuta che garantisce l’assoluto anonimato.

Sono mercati elettronici strutturati come Amazon o eBay, e per di più con servizi a richiesta simili a quelli della pay per view, in cui è possibile acquistare qualsiasi cosa illecita e inumana possa esistere in commercio: armi, droghe, documenti falsi,  permessi di soggiorno, medicinali irreperibili, esperimenti governativi, scritti censurati di cui è stata vietata la pubblicazione, ma anche sicari per commissionare omicidi, bambini in tenera età da seviziare e uccidere in diretta interagendo in tempo reale con i criminali, animali vivi da mutilare e smembrare a richiesta, persone disponibili a farsi riprendere mentre mangiano escrementi.

C’è addirittura chi mette in vendita se stesso per farsi mangiare da un cannibale.

Sembra un ripugnante film horror, invece è la raccapricciante compravendita che avviene sistematicamente in una chat di questi inferi virtuali denominata Cannibal Cafè o nelle cosiddette red rooms. 

Tutto rigorosamente filmato, tutto rigorosamente battuto a prezzi salati per essere ‘consumato’ da migliaia e migliaia di menti malate. Un calderone nauseante.

Il Deep Web esiste e fa paura

Per comprendere cosa sia il Deep Web, e ancora più in basso il Dark Web, provate ad immaginare un iceberg. La punta esterna è il www, il world wide web per intenderci, quello spazio che tutti conosciamo e usiamo quotidianamente. Esso rappresenta, pensate, soltanto il 4% delle informazioni a cui abbiamo accesso. Praticamente niente.

Tutto il resto è nascosto, nella totale arbitrarietà, molto più nel profondo, e non è possibile rintracciare ciò che ci serve senza conoscerne l’Url.

Non è che andate su Google per cercare un cannibale per farvi mangiare e trovate immediatamente ciò di cui avete bisogno. Non è così facile, ma neppure troppo difficile per un digital native, come conferma la vicenda dei ragazzi piemontesi.

Ma non vi azzardate a farlo. Accedere al Deep Web è prima di tutto illegale e vi ritrovereste in poco tempo la Polizia in casa; la conseguenza più grave però è che la  vostra curiosità aprirebbe la porta dell’inferno, e quell’inferno, oltre a non piacervi, potrebbe essere estremamente pericoloso per voi e la vostra famiglia. Ricordatevi che avete a che fare con gente che non sta bene.

Le atrocità degli Snuff Movies

Non sappiamo chi abbia dato inizio a queste atrocità ma sappiamo che è stato scoperto con l’arresto di Peter Gerard Scully, il mostro che ha realizzato il video “Daisy’s destruction”, ovvero La distruzione di Daisy, una bambina di appena due anni, filmata mentre veniva squartata viva.

Vi risparmio lo strazio dei dettagli.

Definito “il peggior video mai creato da un essere umano”, questa vicenda agghiacciante impossibile da definire a parole – neppure quelle peggiori potrebbero rendere il disgusto e il dolore fisico che ho provato nel venirne a conoscenza – è stata visionata da migliaia di individui che hanno pagato fino a 7000 dollari per assistere a tanta crudeltà.

Li hanno denominati Snuff Movies, e sono filmati di torture eseguite con spietatezza su esseri umani,  in particolar modo bambini in tenera età, fino alla morte. In una di queste chat room, i servizi segreti hanno scovato un filmato in cui viene rovesciato dell’olio bollente addosso a un bambino. L’aguzzino, ‘disturbato’ dalle urla strazianti del piccolo, gli taglia la testa con una motosega per metterlo a tacere.

È inaccettabile, ma al mondo esistono soggetti perversi che godono davanti alla sofferenza altrui e che pagano fior di quattrini per vedere atrocità, stupri e macellazioni di essere umani in diretta. Questa gente è tra noi, dall’altra parte del monitor; magari la incontriamo dal fruttivendolo, forse ci parliamo mentre ordiniamo il caffè al bar, può darsi la sfioriamo sull’autobus.

Tutto ciò è destabilizzante per una mente sana,  e per chi ha figli è estremamente preoccupante. Basta pensare ai milioni di bambini scomparsi ogni anno, alcuni dei quali vanno, purtroppo, ad alimentare il mercato della violenza pay per view sul Deep Web.

Avrei voluto dirvi di più, ma quando ho iniziato a documentarmi, data la mia natura empatica, ho cominciato ad accusare seri malesseri e ho dovuto interrompere le ricerche.

Pertanto non ritengo necessario aggiungere altra sofferenza per ferire la mia e la vostra sensibilità. Ciò che mi interessa è che siate a conoscenza di queste orripilanti dimensioni alternative e che abbiate sempre, dico sempre, gli occhi vigili.  Tenete lontano i vostri figli da queste zone off limits e, soprattutto, cresceteli nel rispetto della vita di ogni essere vivente.

Non mi soffermerò sulle ragioni che spingono i giovanissimi, come i ragazzi piemontesi, a cercare emozioni tanto brutali in rete. Del fallimento del ruolo genitoriale ne ho parlato ampiamente in un altro articolo. Né mi chiederò che tipo di percorso educativo abbiano seguito e quanto la società stessa, insieme ai genitori, sia corresponsabile di tanta nefandezza.

Mi auguro con tutte le mie forze, invece, che famiglia, governo, scuola, facciano qualunque cosa sia nelle loro possibilità per estirpare questo doloroso abominio.

La tecnologia è utile se usata bene e in funzione del bene. Questo è il male assoluto.

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Alina Di Mattia

Alina Di Mattia

Artista del vecchio mondo, scrittrice del presente, Alina Di Mattia è nata nel cuore d’Italia e vissuta con il mondo cucito addosso. Si è occupata della produzione e della comunicazione di grandi eventi istituzionali e culturali ed è stata promotrice di campagne di sensibilizzazione sociale. All'attività artistica e manageriale ha affiancato quella di giornalista freelance. Il suo motto preferito: “Le ali per volare, le radici per non perdersi mai”. Alina Di Mattia is an Italian journalist, blogger and author with over thirthy years of experience in Media and Communication. She has dealt with Music and Show Business, press office and promotional activities, special events with public Administrations, and has promoted social awareness campaigns. Her favorite motto: “Wings to fly, roots to never get lost”.

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