L’incidente aereo al DC-9 Itavia in volo su Ustica il 26 giugno 1980 o la Strage di Ustica? Come definire quel tragico avvenimento rimasto senza colpevoli come tanti altri coperti dai cosiddetti “misteri d’Italia? Ha ragione chi si dice concorde con i periti tecnici balistici che hanno identificato le prove di un’esplosione a bordo, indicando esattamente la toilette di bordo come posizione dell’ordigno esplosivo, rinvenendo anche tracce dell’esplosivo TNT-T4 anche detto Semtex, tra i rottami dell’aereo inabissatosi nel Tirreno, oppure chi tira in ballo le portaerei: prima quella americana, la Saratoga, fino a quando non fu provato incontrastabilmente che, il 26 giugno 1980, era tranquillamente in rada a Napoli e nessun caccia si era levato in volo quella mattina, si da colpire, sia pure per errore, con un suo missile, il DC-9 Itavia, poi quelle francesi, Clemenceau e Foch, nonostante fossero risultate molto lontane da lì nel mediterraneo settentrionale. Insomma, nonostante troppi si siano impegnati strenuamente per incolpare i Francesi e/o gli americani, in primis Francesco Cossiga che nel 1980 era stato nominato Primo Ministro, nonostante il disastroso default della sua gestione del Ministero degli Interni nel 1978, durante i 55 giorni successivi alla strage di Via Fani e al sequestro e omicidio di Aldo Moro da parte delle BR.
Dopo decine d’anni di inchieste, perizie e controperizie, costate pare circa trecento miliardi di lire di spese processuali e recupero dei rottami, processi e contro processi, ancora oggi le massime istituzioni nazionali Italiane, continuano a sollecitare che sia fatta piena luce sulla strage di Ustica!
Proprio la scorsa settimana il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che in Italia è anche Capo del CSM, ha ricordato che si dovrebbe fare luce su quella strage. Gli organi di governo della Magistratura sono nel pieno della bufera Palamara, scatenata dall’inchiesta della Procura di Perugia che ha reso pubblico quello che già tutti sapevano sulla deviazione politica delle correnti della Magistratura, dell’ANM e del CSM, suscitando più di un sospetto che proprio questa situazione, davvero incresciosa per una democrazia, sia all’origine della dimostrata incapacità di fare luce sui misteri d’Italia, tutti caratterizzati da posizioni politiche ben definite; oltre che responsabili di sentenze davvero da triplo salto mortale con piroetta per quanto risultano aberranti rispetto al solco del diritto tracciato dalle prove di cui troppo spesso manca totalmente la valutazione. In manifesta violazione del diritto comunitario e della stessa Costituzione e dal numero altrettanto abnorme di condanne dello Stato Italiano, da parte della Corte Europea dei diritti dell’uomo, proprio per il modo in cui viene gestita la giustizia in Italia.
I sondaggi odierni dicono che solo il 25% degli Italiani hanno ancora fiducia nella magistratura! Ovvio considerare, infatti, che se un istituzione così importante per una Repubblica democratica, anziché garantire la sua indipendenza da ogni condizionamento politico si dimostra, invece, completamente succube e controllata dalle sue correnti interne, tutte connesse a parti politiche rappresentate in Parlamento e che in forza di questo sottopongono i magistrati al loro ferreo controllo per carriere e trasferimenti, come dimostra anche l’inchiesta di Perugia, essa non sia in grado di fare giustizia sui crimini efferati commessi in Italia, sempre a sfondo politico e usati per la lotta politica mai interrotta tra “Guelfi e Ghibellini”, in primis la cosiddetta strategia della tensione della quale le stragi del 1980 fanno parte a pieno titolo.
Qui voglio offrire una mia opinione basata su fatti certi e non deviati da alcuna ideologia politica, (io non ne seguo nessuna). Non entro nel pantano delle inchieste interne Italiane, un guazzabuglio ormai inestricabile, ma ripercorro alcuni punti certi già resi pubblici con la mia intervista a Stefano Vaccara, subito dopo la mia deposizione all’INS del giugno 1998, all’epoca redattore di America Oggi e del Magazine Oggi7 di New York, che la pubblicarono il 26 luglio 1998. L’intervista fu successivamente ripresa e completata nel Capitolo l’Affaire Maltese della mia opera autobiografica L’Ultima Missione pubblicato nel 2001.
E’ vera la connessione franco americana e libica con le stragi del 1980 in Italia, ma non nei modi fuorvianti dichiarati da personaggi come Francesco Cossiga che, è giusto ricordarlo, nel 1999 era stato dichiarato persona sgradita dal governo francese e dovette rinunciare ad un viaggio in Francia perché risultato a inchieste francesi e informative dei loro servizi segreti contiguo ai terroristi dell’ETA Basca che commettevano attentati anche in Francia. L’ETA era notoriamente, fin dai tempi della Guerra civile Spagnola, un movimento armato filosovietico che perseguiva l’indipendenza dei paesi Baschi e collaborava attivamente con la Separat affidata dal KGB Sovietico alla guida dello Sciacallo, alias Carlos Ilic Ramirez Sanchez, attualmente condannato all’ergastolo in Francia anche per la strage di Marsiglia, che provocò tre morti e cinquanta feriti, unicamente perché in quel momento, Dicembre 1983, in sala d’attesa, dove esplose la valigia con l’esplosivo T-4, non c’era la stessa folla che si trovava nella sala d’attesa della Stazione di Bologna due anni prima. La Magistratura francese non fu deviata verso piste nere francesi da seguire, come accadde in Italia proprio ad opera di Francesco Cossiga che da Primo Ministro in carica, subito dopo l’esplosione, quando ancora non era certo che fosse esplosa una bomba piuttosto che una caldaia, indicò la strage fascista! Cosa poteva saperne lui in quel momento è tra i “misteri d’Italia”. Qual era il movente per il quale lo sciacallo avrebbe messo una bomba nella stazione di Marsiglia? Era stata arrestata dalla polizia francese la sua compagna, Magdalena Kopf, dalla quale ha avuto anche un figlio e uno dei suoi uomini della Separat Luca Berenguer. Lo sciacallo in un delirio di onnipotenza minacciò i francesi che se non li avessero liberati avrebbero “conosciuto il significato della parola terrore”. Frase cara al Colonnello Gheddafi che la ripeteva ad ogni anniversario della sua rivoluzione dell’Agosto 1969 e che, in quel periodo, finanziava e commissionava attentati ai gruppi palestinesi e non solo. Carlos aveva uno dei suoi covi proprio a Tripoli, dove poteva stare al sicuro da chi lo ricercava.

Cominciarono così ad esplodere i treni TGV “Train Grand Vitesse” francesi, esattamente come quelli italiani. Poi la stazione di Marsiglia, esattamente come quella di Bologna. Qualche anno dopo, il 19 settembre 1989, esplose un DC-10 (charter) Air France, in volo sul Niger, un centinaio di morti. I Francesi non sono andati cazzeggiando su servizi deviati, trame nere, massoneria, sparatracchete e castagnole. Hanno fatto indagini vere non deviate da nessun politico corrotto e sono arrivati ad identificare i veri autori delle stragi.
Gheddafi e Jalloud Capo di Stato Libico e capo dei suoi servizi segreti, hanno avuto l’ergastolo e Gheddafi, per evitare di ricevere la Legion Etranger a Tripoli col mandato di cattura, ha pagato l’equivalente di 170 miliardi di vecchie lire per risarcire l’Air France e i parenti delle vittime. La stessa cosa accadde per la strage dell’aereo a Lockerbye, anche in quel caso pagò Gheddafi: somme per cifre esorbitanti, circa duemila-ottocento-settanta miliardi di lire del vecchio conio, ma valide ad evitare alla Libia incidenti internazionali con Nazioni che sanno difendere i propri diritti, la sovranità e i loro cittadini. Danni pagati dagli assassini stragisti, non dal popolo francese o inglese! … E Carlos ha una collezione di ergastoli da scontare.
Thomas Kramm, membro della Separat come Kopf, Berenguer e Carlos, la mattina che esplose la bomba era alloggiato in un hotel di fronte alla stazione, ma guarda un po’ quando si dice il caso! Era uno degli uomini di punta che formavano la Separat e probabilmente con gli altri era anche in Via Fani, travestiti da piloti dell’aviazione civile. Il Capo della Polizia dell’epoca, Parisi, non l’ha nascosto, l’ha segnalato, ma che fa lo Stato italiano? Niente! Cossiga era andato da Primo Ministro in piazza della stazione a sbraitare che era una strage fascista e tutti a correre dietro alle lepri di pezza nera! Chi ha letto il capitolo L’affaire Maltese, sull’Ultima Missione e online dal 1996, sa bene di cosa scrivo e chi ha letto Bengasi e dintorni è ben informato di tutto questo, sono decine di migliaia di italiani, ma niente in confronto ai milioni indottrinati da questi media.
Diceva nel 1785 Thomas Jefferson, padre fondatore della Costituzione degli Stati Uniti d’America e autore del primo emendamento sulla libertà di stampa: “I governi dispotici hanno bisogno di un esercito di giornalisti che scriva il falso, in modo che il popolo non sappia più distinguere ciò che è vero da ciò che è falso!”
Attuale più che mai in Italia. Il mondo intero sa che in Italia la libertà della stampa, intesa come media in genere, è agli ultimi posti, vicini in classifica al Ruanda Burundi! Ecco perché lo definisco Stato canaglia. Perché è controllato da canaglie e, dunque, agisce come una canaglia… Come altro potrebbe agire? Ovviamente senza dimenticare i tanti che vi si oppongono, anche internamente alle istituzioni, spesso pagando con la vita la loro lealtà alla Patria tradita da questo Stato.
Non è tutto qui, non c’è mai limite al peggio quando un popolo abdica il potere che gli viene dalla democrazia alle bande bassotti! Le definisco ironicamente così, proprio quelle di Walt Disney.
Jalloud, l’ex capo dei servizi segreti libici, autore anche di parecchi omicidi di dissidenti che noi avevamo esfiltrato in Italia sotto falsi nomi, rivelati dagli onnipotenti Cossiga e Andreotti ai libici in cambio di qualche cisterna in nero di sano petrolio, è scappato in Italia dai suoi compagni di merende per sfuggire alla rabbia dei ribelli insorti quando fu defenestrato e linciato Gheddafi. Lo stesso Cossiga, ma anche il senatore Pellegrino, presidente della Commissione stragi degli anni ’90, ammise che erano a conoscenza che i suddetti Ministri in carica diedero ordine al Generale Jucci di consegnare a Jalloud l’elenco dei rifugiati a Roma che furono tutti torturati e uccisi! … tanto, chi ci fa caso in Italia che si tratta di alto tradimento e di crimini contro l’umanità? Appena arrivato in Italia, alla caduta del regime di Gheddafi di cui faceva parte, è stato preso in custodia dagli agenti dei servizi segreti, su ordine dei governi italiani che si preoccupano che non gli succeda niente, soprattutto che gli scappi di dire qualcosa sulle stragi cui hanno partecipato con i traditori della Patria e da allora è sparito nel nulla, sicuramente ben mantenuto con i soldi delle nostre tasse. In Italia si può fare e dire di tutto che tanto il popolo continua a ruminare come se niente fosse … poi, agli anniversari lo svegliano e si agita chiedendo la verità. Ormai… non ci resta che ridere!
La situazione conflittuale tra la Francia e la Libia ebbe origine allorquando Gheddafi decise di invadere il Ciad che chiese aiuto alla Francia che mandò la Legion Etranger che costrinse l’armata libica a fare marcia indietro e liberare le terre già invase del CIAD. Gheddafi perseguiva il suo improbabile progetto egemonico di unità Africana e si legò al dito l’ingerenza francese. La sua risposta fu la bomba sul DC-10 Air France esploso in volo sul Niger. Le prove raccolte in loco dimostrarono che era esplosa una bomba e identificarono anche la valigia che la conteneva e da li fu facile risalire ai responsabili che furono condannati all’ergastolo.
Gheddafi reclamò la sua immunità di capo di Stato ma i francesi la disconobbero accettando, però, in cambio della mancata esecuzione del mandato di cattura che sarebbe costato una guerra, il pagamento alle vittime di 170 miliardi di vecchie lire dell’epoca, era il 1999.
La stessa cosa accadde per la strage di Lockerbye per il volo della Pan Am, esploso in volo in Gran Bretagna. Fu identificato l’autore, un agente segreto della Libia di Gheddafi, condannato all’ergastolo. La Libia dovette risarcire i danni alla compagnia aerea e alle vittime dell’attentato con il corrispondente di duemilaottocento miliardi di lire Italiane dell’epoca, per evitare i bombardamenti della US Air Force.
Quale connessioni con le stragi del 1980 di Ustica e Bologna?
Nell’affaire Maltese ripercorro quei giorni e quei mesi, a cominciare dalla riconsegna a Gheddafi degli elenchi dei dissidenti che avevamo rifugiato a Roma in attesa di tornare a Tripoli il 6 Agosto 1980, quando ribelli al Regime Libico avrebbero spodestato il Colonnello Gheddafi riportando la Libia alla democrazia. Quei rifugiati, alcuni uccisi a Roma, altri portati in Libia, torturati e costretti a parlare, provocarono la morte di millecinquecento ribelli e non ci fu nessuno spodestamento del regime di Gheddafi, già nell’Agosto 1980.
A Malta in quella primavera la Libia cercava di annetterla forte del favore di una gran parte della popolazione di origine libica e del fatto che, dopo la fine del trattato con gli Inglesi, richiesto da Dom Mintoff, la base navale Inglese era libera di ospitare un’altra flotta e dietro a Gheddafi c’era l’URSS in cerca di una base per la Sovmedron, la flotta sovietica del Mediterraneo confinata a Sebastopoli, nel Mar Nero. Erano i sovietici a spingerlo alle operazioni di annessione di Malta. Avevano bisogno di una base nel Mediterraneo e Malta era perfetta. Il progetto Libico e Sovietico non riuscì, ostacolato dalla diplomazia Italiana e dalla NATO che offriva a Dom Mintoff aiuti per 90 milioni di dollari all’anno per mantenere la neutralità Maltese e li ebbe.

Il trattato fu firmato dal Ministro degli esteri Zamberletti, Bolognese, proprio la mattina del 2 Agosto 1980, esattamente alla stessa ora dell’esplosione della stazione di Bologna!
Lo stesso Ministro Zamberletti scrisse un libro, La Minaccia e la Vendetta descrivendo la minaccia nell’attentato di Ustica, dal movente simile a quello del DC-10 Airfrance di qualche anno dopo, e la vendetta nell’attentato di Bologna, contemporanea alla firma di quel trattato che escludeva per sempre Gheddafi dal controllo dell’Isola. E’ innegabile che l’unico movente valido a quelle stragi sia questo! Quale motivo potevano avere Mambro e Fioravanti e gli altri imputati condannati per commettere un simile crimine contro l’umanità? Nessuno ne ha mai potuto formulare alcuno e questo rende il tutto ancora più inverosimile.
Quale movente potevano avere i depistatori dalla vera pista libica? Semplice, i traffici di petroli con Gheddafi che scaricava navi cisterne da decine di migliaia di tonnellate di greggio ad Agusta in Sicilia, senza richiedere alcuna ricevuta e che volevano continuare indisturbati.
Fu chiamato “Scandalo dei petroli”, ma l’inchiesta non approdò mai a nulla … Quando si dice il caso!
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