In Italia, chi ha aderito da tempo al Movimento 5 Stelle e si è iscritto alla piattaforma Rousseau con la quale il M5S sperimenta la democrazia diretta deve votare due modifiche al regolamento del Movimento che saranno fatte proprie dai rappresentanti eletti e dai suoi capi politici.
Sono tra questi da diversi anni e credo che in Italia sia importante la partecipazione che, ormai, è venuta meno, sostituita dalla militanza di parte ideologica o per interessi, raccomandazioni, soprattutto “posti fissi”, come nel famoso film “Quo Vado” di Checco Zalone, dall’ignavia più assoluta o dal disprezzo e rifiuto della politica.
Ho votato, dunque, come mi sembrava più giusto, per i due quesiti: sospensione del divieto di doppio mandato per i consiglieri comunali (che non hanno riconoscimenti economici da consiglieri regionali o parlamentari); possibilità di alleanze per le elezioni locali anche con partiti, o solo con liste civiche.
Ho approfittato della democrazia diretta per presentare anche una proposta di Legge, così come il regolamento del M5S permette, motivandola con l’evidente inutilità della Riforma recentemente approvata dal Governo Conte. Riforma delle regole che riguardano la giustizia e la magistratura, in particolare l’elezione dei membri del CSM.
A mio avviso la riforma messa in cantiere dal Governo, non cambia la situazione di grave degrado in cui versa il sistema giudiziario Italiano, minato e screditato dalla devianza dal solco del diritto ormai sempre più profonda. Giustissimo impedire che il magistrato che si candida e milita politicamente non possa poi tornare alle funzioni giudicanti e inquirenti. La sua immagine d’imparzialità viene meno e questo è ovvio. Purtroppo, però, noi cittadini Italiani assistiamo alle solite grandi manovre da parata, con fanfare e bandiere al vento, ma in sostanza tutto resta come prima! Le solite riforme ostentate ma che non riformano nulla!
Il vero problema sollevato dall’inchiesta della Procura di Perugia sul PM Palamara non è dato dalla candidatura alle elezioni politiche di qualche Magistrato, come sembrerebbe dall’insieme della Riforma, ma dal potere di quelle che vengono chiamate “correnti”, ma si comportano come veri e propri partiti, bande con proprie gerarchie, capi e sottocapi e che intervengono per sostenere o ostacolare l’elezione, la promozione o il trasferimento di magistrati, non per meriti acquisiti con l’impegno per dare giustizia e fare giustizia, ma per fedeltà a questa o quella corrente, a questo o quell’esponente di parte, esattamente come avviene in ogni partito politico. Questo comportamento offre un movente al fatto che a dispetto di tanti magistrati fedeli alla Repubblica e alle sue leggi, nel paese più corrotto d’Europa, non ci sono politici in carcere a scontare le pene dei reati commessi. In un modo o l’altro evitano i processi grazie alle abnormi durate dei procedimenti che li riguardano e che finiscono prescritti, quando non sono archiviati già negli uffici del GIP o del GUP.
Non è certamente una mia opinione che la corruzione in Italia ormai dilaghi oltre ogni limite sopportabile da una democrazia. La stessa Corte Europea lamenta di essere “ingolfata” di Ricorsi provenienti dall’Italia, da cittadini Italiani che lamentano dinieghi di giustizia intollerabili. La Corte di Giustizia del Lussemburgo, con sentenza C379/10 ha rilevato l’inefficacia della Legge 117/88 “Tortora” sulla responsabilità dello Stato per la negligenza grave dei giudici che violano le norme sul giusto processo, il diritto comunitario e la Costituzione Italiana e che l’hanno fatta sempre franca, proprio grazie alle possibilità offerte da quella legge che pertanto violava il diritto comunitario. I Giudici Italiani, infatti, messi di fronte alle loro responsabilità si limitavano a dichiarare che era il “loro libero convincimento” e in nome dell’indipendenza della magistratura erano prosciolti da ogni accusa, anche di aver voluto far credere che “gli asini volavano sui manici di scopa”. Un solo magistrato risultava condannato nel corso degli anni e questo è stato considerato statisticamente impossibile dalla CGUE che ha imposto la riforma necessaria della Legge 18/2015, attualmente alla prova dei fatti. La procedura d’infrazione è ancora aperta e se l’Italia non dimostrerà di volerla applicare correttamente, in tutela dei diritti dei cittadini Italiani, scatterà la sanzione di 40 milioni di Euro, al momento sospesa. Sono circa ottocento i milioni pagati dallo Stato Italiano per le condanne CEDU, sarebbero stati certamente più utili se spesi per ammodernare un sistema giudiziario obsoleto e inefficace. Se non si riforma davvero la giustizia e non si rendono davvero responsabili e credibili i magistrati, però, questo sarà impossibile.
La proposta di legge che ho presentato nella piattaforma Rousseau è semplice e di facile applicazione:
1 – Divieto di associazione in gruppi, cordate o correnti, dei magistrati.
Non è giusto che un cittadino debba chiedersi di quale opinione sia chi deve rendergli giustizia.
La recente riforma del CSM non elimina il problema reale della politicizzazione dei magistrati, anzi lo rafforza. Infatti, i giudici che non si associano a nessuna corrente non hanno alcuna possibilità di essere eletti al CSM e non decidono nomine, incarichi, promozioni e trasferimenti.
Tutto questo è assolutamente ingiusto e antidemocratico. Promuove la violazione sistematica del Diritto comunitario e delle norme nazionali garantite anche dalla Costituzione sul giusto processo.
La nostra Costituzione stabilisce che i giudici siano soggetti soltanto alla Legge. Così deve essere!
In base alle norme vigenti, invece, essi sono tutti assoggettati ai dictat dei capi corrente che il caso Palamara ha rivelato pubblicamente come vengono scelti ed eletti. E’ evidente che se non viene attuata una vera riforma che liberi i magistrati veri, cioè quelli che hanno vinto un concorso di merito perché i migliori, e non per le raccomandazioni e le corruttele promosse dalla corrente di appartenenza, o del partito politico cui tale corrente fa riferimento, anche l’inchiesta Palamara della Procura di Perugia sarà insabbiata, come tante altre prima e tutto continuerà come sempre. Cioè lasciando che lo Stato Italiano abbia la giustizia più lenta, corrotta e inefficiente d’Europa.
Questa condizione è evidente al popolo Italiano e non bastano proclami pubblici a modificarla: un recente sondaggio ha rivelato che solo il 25% degli Italiani si fida dei giudici. Anche le ripetute condanne della CEDU, che ben conosce le condizioni in cui versa la certezza del diritto in Italia rafforzano queste opinione negative.
Il M5S non deve associarsi a chi è responsabile del mantenimento di questo status quo che ferisce gli interessi del popolo Italiano e della nostra economia. E’ noto che molti imprenditori stranieri rinunciano a investimenti nel nostro paese per il timore di finire in un procedimento civile dai tempi interminabili e nell’assoluta incertezza del diritto. Tutto questo deve cessare e la Riforma del Governo Conte, così com’è, non scalfisce minimamente il potere delle correnti, dietro cui si cela il potere dei partiti che le controllano.
2 – La Riforma del Governo Conte lascia il controllo della Magistratura alle correnti che in una democrazia che è regolata da una Costituzione che dichiara i Giudici soggetti soltanto alla Legge dovrebbero essere dichiarate anticostituzionali e abolite.
La riforma deve essere completata nel rispetto della Costituzione e dell’indipendenza della Magistratura, attualmente non è così. Dalle inchieste in corso è dimostrato che sono le correnti della Magistratura a regolare il traffico delle devianze costituzionali, della corruzione, inefficienza e abnormi ritardi con conseguente diniego di giustizia continuamente sanzionate dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e della Corte di Giustizia del Lussemburgo. In nessun paese membro dell’Unione Europea si possono trovare situazioni simili. Si tratta di una peculiarità Italiana. Ci sono esempi nei quali i giudici sono eletti dal popolo per garantire la loro indipendenza, ma in Italia questo non darebbe alcuna garanzia di indipendenza dei candidati eletti, perché la situazione mediatica tipicamente Italiana porterebbe all’elezione degli “amici degli amici” di chi controlla i media, aggravando ancora di più la situazione di degrado del diritto. La soluzione più semplice e di rapida attuazione sarebbe dunque quella di vietare, nel rispetto della nostra Costituzione, l’associazionismo del magistrati e la fine del potere delle correnti.
Ovviamente sarebbe fuorilegge qualsiasi altro genere di corporativismo che rendesse i magistrati non più soggetti soltanto alle leggi, come vuole la nostra Costituzione.