Uomo di pensiero. Filosofo, politico, accademico, Massimo Cacciari alla Voce di New York commenta la crisi italiana e dell’Occidente al tempo del “coronavirus”. Cacciari è stato Sindaco di Venezia, città opera d’arte a cielo aperto, attivista politico sin da giovanissimo, scrittore di libri e fondatore di riviste sin dai dibatti degli anni ’70 e ’80, e anche ’90, quando avrebbe potuto cambiare il volto della Sinistra Italiana se fosse diventato leader dell’Ulivo. Riformista, progressista, sostenitore delle macroregioni, severo censore di questo Governo che ha assunto, a detta del professore, “una politica fin troppo statalista quando era impensabile gestire l’ennesima crisi tenendo fuori le Regioni”. Ho incontrato il professore Cacciari “da mezzo busto” (oramai) moderando la videoconferenza al Rotary di Napoli organizzata dal Presidente Roberto De Laurentiis, dove il professore ha ben spiegato la crisi italiana da “coronavirus” e lo scenario internazionale. Per quanto mi riguarda è stata una lectio magistralis di politica pura, politica vera. E se è vero che l’Italia sia eternamente in emergenza, la crisi della Pandemia da Covid-19, sta mettendo a rischio la tenuta della democrazia e delle disuguaglianze sociali.

“L’emergenza – ha scritto Cacciari sull’Espresso del 10 maggio – è un fatto incontestabile, è anche dovuta ai continui tagli per la ricerca, strutture, personale subiti dalla sanità nel corso degli ultimi decenni, che la crisi ha evidenziato ancora una volta l’assenza di ogni sistema di efficace collaborazione tra poteri centrali, Regione e Autonomie Locali; che nessuna strategia si va definendo sul modo di convivere con l’epidemia del lungo termine dal momento che è verosimilmente impossibile bloccare sine die l’attività di settori fondamentali e il movimento di persone”. E sul piano internazionale ricorda l’allarme lanciato da Llosa Vargas che parla di “Pandemia come pretesto per l’autoritarismo” e scrive “Circola un documento manifesto della Fondazione Vargas che ha avuto largo eco in Spagna, Francia e Oltreoceano da noi pressoché ignorato che ci ricorda un’ovvia regolarità storica la situazione di emergenza genera spinte autoritarie. Il Manifesto è firmato da numerosi ex premier di Stati latino americani e si riferisce a quanto accade in Venezuela, Cuba, Messico, Nicaragua. E prima che sia troppo tardi – continua Cacciari – prima di adottare poco alla volta, mitridatizzandoci con giudizio modelli cinesi, putiniani, prima di diventare tutti sostenitori convinti di Trump e dei suoi nipotini europei, pensiamoci! Fuori dalle mura regna l’anonimo nemico senza volto dei Poteri Forti”.
Ci troviamo dunque a nuove forme di autoritarismo e di statalismo?

Veniamo alla nostra intervista e alle domande che per La Voce abbiamo posto al Professor Massimo Cacciari, affrontando subito l’America, il punto di riferimento dell’Occidente per almeno 75 anni e che ora invece, con Trump, sembra aver smarrito il suo ruolo di guida.
Dopo la grande depressione l’America fece il New Deal ma neanche bastò, fu solo la guerra a far riprendere l’economia capitalistica. Adesso dopo il coronavirus e la depressione economica che ne verrà, quale soluzione?
“La crisi del ’29 non c’entra nulla con l’attuale, almeno al momento. Certo, potrebbe innescare anche un crollo della domanda – ma ben difficilmente per tutti i settori. E poi l’intervento pubblico sarà ben più consistente e rapido in tutti i Paesi. Lo Stato, gli Stati salveranno il capitalismo…ma quale? Quello cinese? quello russo? Quello collegato in qualche modo ad una politica liberale? Temo che quest’ultima sia la prospettiva meno probabile”.
Come immagina il prossimo futuro, che quando diventa così nero mi chiedo cosa ne pensa un filosofo che può essere più profetico di un economista o scienziato…
“A meno di un aggravamento drammatico della crisi, continueranno le tendenze già in atto da tempo. Accelerandosi “pazzamente” dal rafforzamento degli esecutivi, a causa dell’emergenza, alla trasformazione dell’organizzazione del lavoro (lavoro a domicilio, tele-lavoro,ecc) al mutamento dei rapporti di forza economica e politica tra i diversi settori (crollo di commercio tradizionale, crisi dei comparti manifatturieri tradizionali, ecc.), alla crescita ulteriore delle disuguaglianze con l’aumento di poveri, indigenti, disoccupati e con conseguenze possibili anche di ordine pubblico”.

Lei sottolinea spesso la fase Tre per l’Italia: perché?
“Fase tre significa: una legge finanziaria che lavori per evitare anzitutto proprio la crescita delle disuguaglianze. Che sappia colpire elusione e evasione fiscale per acquisire le risorse da indirizzare a giovani, start up, ricerca, formazione, servizi fondamentali, sanità”.
Crede che tra USA e Cina scoppierà prima o poi la guerra?
“Una guerra sotterranea è in qualche modo in atto. Dubito che possa esplodere con armi tradizionali, ma è probabile che abbia luogo con altri mezzi – la guerra è sempre stata politica”.

Professore pensa di ritornare alla politica o ha completamente rinunciato? Sono caduti i grandi Partiti, sono finite le Scuole di Partito: non crede che sia necessario un ritorno di grandi uomini di pensiero e competenza politica?
“Appartengo a una generazione che ha fallito politicamente su tutti i piani: dalla riforma delle istituzioni, alla costruzione di un’Unione europea politica, dalla lotta contro le disuguaglianze alla difesa dei diritti dei non nati , di questo si tratta quando si parla del nostro debito pubblico. Perché dovrei rimettermi a fare politica? Ho dimostrato di non esserne capace. Il politico non lo si giudica dalle idee, ma dalla sua capacità di realizzarle”.
E’ difficile pensare che figure di questo spessore rinuncino alla politica e, rileggendo il libro “Doppio ritratto” del Professor Cacciari, mi colpisce questa frase: “Non sei solo in questo destino – bisogna dire. Cos’è fare politica, se non dire al tuo prossimo che non è solo?”.