
Per tutta la vita ho sognato di andare al carnevale di Venezia e lo scorso fine settimana il mio sogno finalmente si è avverato. Dopo tanta pianificazione e preparazione sono saltata sul treno, trascinandomi dietro il mio grande costume, e mi sono diretta al nord. Avendo una famiglia prevalentemente nel sud, il posto più lontano del nord Italia che abbia mai visitato è stato Firenze, quindi ero entusiasta per l’occasione di vedere com’era la vita nel nord Italia.
Con il carnevale a Venezia e la settimana della moda a Milano, anche molti dei miei amici erano al nord, insieme a centinaia di migliaia di altri turisti che si precipitavano per gli eventi iconici. Venezia è una città mozzafiato, ma ho notato subito che il numero di gente che c’era, non era in nessun modo vicino all’importo di persone che immaginavo. Prima di questo evento gli italiani mi hanno avvertito quanto sarebbe stato affollato l’ultimo fine settimana prima della celebrazione, ma io era contenta di avere spazio di camminare e respirare liberamente.

Dopo il nostro primo giorno li abbiamo iniziato a ricevere e-mails e notifiche dall’ambasciata degli Stati Uniti riguardo il coronavirus che c’erano casi sospetti e confermati in Veneto e in altri paesi delle regioni del nord Italia. Siamo stati avvisati a prepararci per chiusure improvvise e blocchi ai servizi pubblici e trasporti, che ha preoccupato me e le mie amiche perché eravamo arrivate in treno e avevamo anche lezione il lunedì seguente. Mi sono svegliata domenica mattina presto per prendere il primo treno per tornare a Roma. Quando sono uscita fuori tutti indossavano una maschera o una spessa sciarpa intorno al viso, compresa tutta la polizia ufficiali e militari in giro. Tutti sembravano più allarmati del solito. Ho visto una donna sull’autobus tossire e tutti intorno a lei sembravano assolutamente terrorizzati, come se avessero sentito uno sparo che si dirigeva nella loro direzione. Al momento non lo sapevo ma era arrivata la notizia che i casi di corona virus erano aumentati velocemente in Italia, rendendola una delle maggiori zone di epidemia al di fuori dell’Asia. Le persone che erano nella stazione ferroviaria cercavano di uscire ed è diventato molto più difficile nel corso della giornata quando L’Italia ha iniziato a imporre blocchi al nord e ha ufficialmente chiuso il carnevale.

Quando sono tornata a Roma mi è stato consigliato di lavare e pulire tutto, il virus può vivere fuori dal corpo per diverse ore. I miei amici che studiavano nel nord avevano tutte le loro lezioni cancellate per il momento e io sono andata in classe il giorno successivo solo per trovare che l’isteria continuava a crescere. Altri studenti del mio programma tornavano dai loro viaggi del fine settimana da altri paesi e hanno dovuto sottoporsi a processi di screening negli aeroporti e altri trasporti pubblici. Mentre le notizie continuavano ad arrivare, il panico ha colpito anche Roma come il resto d’Italia. Il panico dell’acquisto era il primo di tutti dopo essere stati avvertiti che i negozi chiudevano o erano vuoti come al nord. Sono andata a comprare il disinfettante per le mani e non sono riuscita a trovarne uno da nessuna parte a Roma. C’è una carenza di liquido disinfettante e maschere in tutta Italia, rendendo quasi impossibile l’acquisto. I direttori del nostro programma hanno dovuto ordinarci online tutte le salviette disinfettanti. Sono anche andata al negozio più vicino quella notte, ed era quasi vuoto, non aveva niente di cui avevo bisogno. Un cassiere mi ha avvertito che se volevo qualcosa dovevo andare presto, dato che i loro scaffali venivano presi d’assalto ogni giorno. Il giorno dopo sono tornata solo per comprare le poche lattine rimaste di fagioli, pacchi di pasta e riso.
L’unica altra volta che ho visto scaffali così vuoti in un negozio di alimentari è stato quando l’uragano Sandy ha colpito la costa orientale del New Jersey. La gente qui ha iniziato a fare scorte e ha prepararsi per l’intensificare del virus come se fosse un disastro naturale. A me sembra che questo virus sia stato gonfiato fuori misura. Ieri un anziano nel negozio di alimentari stava scherzando di tutti gli scaffali vuoti e ha detto “non capisco perché questo accade. Non era così durante la Seconda guerra mondiale.” Io, ovviamente, ho riso in risposta, ma penso che dobbiamo prendere in considerazione il fatto dell’accesso alle notizie in questo periodo ed era. Che sia falsa notizia, di parte o di fatto, il modo in cui riceviamo le nostre informazioni e scegliamo quali decidiamo di leggere è molto diverso da quelle del 1940.

La scorsa settimana io stessa ho letto alcuni articoli ridicoli e scenari apocalittici tratti da relazioni sensazionalistiche che non provocano altro che panico. Il ministero degli esteri italiano ha risposto a questi riporti esagerati sottolineando che i canali diplomatici del governo italiano avrebbero inviato rapporti giornalieri fornendo alle persone informazioni affidabili e accurate. Dopo aver letto innumerevoli articoli sul corona virus per capire meglio la situazione a portata di mano, ho notato la mancanza di storie dagli studenti che vivono come me all’estero. Sono al terzo anno all’Arcadia University, sto studiando a Roma per il semestre e come tutti gli altri in Italia, il corona virus ha influenzato notevolmente la mia vita.
Questa settimana molte università statunitensi hanno iniziato a richiamare i loro studenti di tornare a casa. Anche le mie amiche di stanza che frequentano l’università di Villanova sono dovute tornare a casa. Gli studenti di Villanova costituivano gran parte del nostro programma, così molti di noi hanno perso i nuovi amici che hanno lasciato gli appartamenti vuoti. È stato triste dopo aver sviluppato amicizie così forti. E anche la paura che la nostra esperienza potrebbe essere interrotta se la nostra istituzione lo ritiene opportuno di mandarci a casa.

All’inizio di una riunione di crisi organizzata dall’OMS e dai rappresentanti dell’UE a Roma il ministro della sanità italiano, Roberto Speranza, ha osservato che “I virus non conoscono i confini e non si fermano davanti a loro.” Il virus può essere ovunque, non fa differenza qui o là. Sebbene alcuni studenti possano avere paura e voler essere più vicini alle loro famiglie, tutti gli studenti del mio programma hanno chiarito che vogliono rimanere in Italia e finire il loro semestre come previsto. Avrei dovuto viaggiare in Calabria con la mia classe questo fine settimana, ma il ministero della pubblica istruzione ha sospeso tutte le escursioni studentesche e gli eventi extracurriculari per ridurre ancora di più la quantità di viaggi. L’unico corso d’azione che resta da fare adesso è gestire la situazione, contenerla e ridurre i viaggi per una settimana o due, così da rallentare il virus.
Molti di noi avevano già pianificato escursioni in anticipo, e pagato per voli e alloggi che sono ora bloccati a causa della crisi. Mentre alcune società collaborano durante questo periodo, altre hanno fatto politiche rigorose di non ritorno, comprese le compagnie aeree più economiche come Ryanair and Easyjet. Pertanto, non solo gli studenti sono stati mandati a casa sconvolti per il tempo abbreviato trascorso all’estero e preoccupati di laurearsi in tempo, ma sono ora anche turbati della perdita di soldi.

Il Veneto e la Lombardia rappresentano il 31% del PIL italiano. Guardando questa situazione da un punto di vista economico, l’Italia aveva già un’economia piuttosto fragile e un turismo forte che contribuisce all’economia. Il virus ha colpito pesantemente il turismo, con località turistiche quasi vuote. I giovani e gli studenti non sono gli unici a perdere denaro. Attualmente sono una interna con il programma Erasmus presso l’Università Roma Tre e ho dovuto rispondere e affrontare molte preoccupazioni di professori e studenti che sono preoccupati di venire in Italia in questo periodo. Aziende asiatiche e cinesi e anche i ristoranti sono stati fortemente colpiti dal virus. Cittadini e turisti cercano di evitare negozi e ristoranti asiatici per la paura di entrare in contatto con una persona infetta. Con un aumento di stigma e paura, le persone stanno facendo ogni sforzo per stare alla larga dagli asiatici. Stavo camminando per la strada a Roma e c’era un grande gruppo di Asiatici in attesa del prossimo autobus. Le persone vicine hanno attraversato la strada per mettere le distanze tra loro e il gruppo, o hanno aspettato il prossimo autobus. Penso che questo tipo di trattamento e discriminazione sono il risultato dell’ignoranza ed evidenziano il fatto che abbiamo bisogno di notizie più trasparenti e accurate sul virus stesso e sulla situazione.

Il mio programma e l’istituto di provenienza Arcadia hanno svolto un ottimo lavoro nel mantenere un atteggiamento e discorso aperto con tutti noi che studiamo qui in Italia. Gli studenti di Arcadia hanno rapidamente creato una chat di gruppo che collega tutti noi, quelli di Perugia, Firenze e Roma. In questo modo possiamo assicurarci che l’altro è a posto e informarci a vicenda sull’atmosfera e sugli eventi in ciascuna area. Il programma ci ha fornito precauzioni e modi di evitare di prendere il virus, nonché i passaggi da seguire in caso di sintomi. Personalmente credo che la situazione migliorerà nelle prossime settimane, specialmente con le città in quarantena e i blocchi delle aree interessate. Il governo italiano e i servizi sanitari stanno rispondendo in modo efficiente e penso che vedremo miglioramenti nel caso dei numeri. Questa è un’emergenza nazionale che non è facile da gestire ma ho fiducia nel governo italiano e il loro piano di gestione.
L’unica cosa che resta da fare ora è ridurre al minimo i viaggi, seguire le misure di prevenzione, e continuare a vivere la vita. Mi considero privilegiata di essere stata qui in Italia durante il tempo di questa crisi nazionale, con la speranza che un giorno posso entrare nel campo della diplomazia, era affascinante vedere la risposta del governo italiano e le sue interazioni con paesi vicini e le reazioni del pubblico. Ho avuto molte conversazioni interessanti con italiani locali mentre ero a Venezia ma anche qui a Roma. Mentre studiavo all’estero in Francia lo scorso semestre nella primavera del 2019 ho avuto modo di assistere alle proteste dei gilet gialli e ora mentre sono in Italia ho avuto modo di assistere al propagare di un virus che è diventato una minaccia nazionale e globale. Le mie opinioni sull’Italia e la mia esperienza qui rimarrà slo positiva e vicino al mio cuore. Speriamo che questo tipo di mentalità e l’apertura mentale è quella che sarà condivisa tra noi studenti che viviamo in Italia durante questo periodo di tempo.