Game Over. Con queste due semplici ma definitive parole, Donald Trump festeggia, e in qualche modo annuncia, la sua prossima assoluzione per la contenziosa vicenda Ucrainagate, che lo aveva portato ad essere condannato per abuso di potere e ostruzione alla giustizia dalla Camera dei deputati lo scorso Dicembre. La tanto attesa conferma è arrivata ieri in tarda serata, al termine di una lunga giornata di botta e risposta al Senato tra gli accusatori Democratici e i legali di Donald. Il senatore Repubblicano Lamar Alexander, considerato uno dei papabili per votare a favore di nuove testimonianze, ha abbracciato la linea del partito conservatore, abbandonando di fatto i ribelli Mitt Romney e Susan Collins. Ai Democratici bastavano quattro senatori Repubblicani per chiamare a testimoniare l’ex Consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, autore di un libro che conferma il quid pro quo portato avanti da Trump, ma il rifiuto di Alexander rade al suolo le illusioni dei Democratici. Infatti, anche se l’indecisa senatrice Lisa Murkowski votasse per sentire dei testimoni, non si riuscirebbe comunque a raggiungere la soglia necessaria ma si dovrebbe aspettare il verdetto decisivo del giudice John Roberts, che è un conservatore convinto.
Questa è una grande vittoria per il leader Repubblicano Mitch McConnell, che è riuscito a tenere compatto il partito nonostante gli attacchi provenienti dall’agguerrito Adam Schiff. Per i Democratici questo risultato non è affatto una sconfitta, anzi, se da una parte non riusciranno a rimuovere Trump, dall’altra potranno sventolare la bandiera del processo truccato per mancanza di testimoni. Un’argomentazione che non avverrebbero potuto sostenere se avessero trovato quattro Repubblicani pronti a sentire Bolton e poi perdere comunque nella votazione finale. Come ha detto giustamente Murkowski, “chiamare dei testimoni al Senato avrà alcun effetto sul voto finale?” Probabilmente no, ed è proprio per questo che i Democratici non devono sentirsi completamente affranti; potranno impostare la propria campagna elettorale in vista dell’elezione di Novembre parlando di quello che sarebbe potuto succedere se solo i Repubblicani avessero avuto a cuore un giusto processo. Che questa sia una strategia vincente è poi tutto da vedere.
A uscire sconfitto da questa vicenda è il popolo Americano. Un popolo che dovrebbe quantomeno avere il diritto di sentire le parole di uno dei super testimoni di una faccenda che coinvolge direttamente il loro Presidente. Proprio come nel 1973 ebbe l’occasione di sentire la testimonianza di John Dean, uno dei consiglieri di Richard Nixon, che inizialmente difese il Presidente, ma che successivamente decise di ammettere tutto nella sua testimonianza al Senato per lo scandalo Watergate. Una serie di eventi che poteva ricostituirsi con John Bolton al posto di John Dean, e che invece non avrà modo di veder luce. D’altronde, come scrisse Joe Biden nel 1999 per l’impeachment di Bill Clinton, la Costituzione non impone al Senato il dovere di tenere un processo. Fatto sta che la Casa Bianca, attraverso il Consiglio di sicurezza nazionale, ha addirittura fatto sapere al legale di Bolton che il libro che quest’ultimo è in procinto di pubblicare non potrà essere pubblicato perché contiene “informazioni riservate”. Questo a dimostrazione di quanto danno potrebbe aver causato una testimonianza sotto giuramento di John Bolton al Senato.
Ora che la partita sulle testimonianze pare essere risolta, a meno che di sorprese dell’ultima ora, si procederà spediti verso l’assoluzione di Donald Trump. Oggi il Senato si riunirà all’una del pomeriggio per concludere la fase istruttoria del processo, dopodiché, verso le cinque del pomeriggio, si passera al voto ormai scontato sulle testimonianze. Entro sera ci saranno dunque le argomentazioni conclusive di entrambe le parti in causa, con la possibilità di ulteriori emendamenti da parte dei Democratici. Sabato in mattinata potrebbe dunque arrivare il voto decisivo sulla rimozione di Donald Trump dalla Casa Bianca. Tutto in tempo per l’annuale State of the Union Address del Presidente al Congresso il 4 Febbraio. Il giorno prima, il 3 Febbraio, ci saranno le prime votazioni in Iowa per nominare il candidato Democratico alla Presidenza, dando effettivamente il via alla stagione elettorale. Per Trump una tempistica perfetta per mettersi tutto alle spalle e prepararsi a riconquistare la Casa Bianca per altri quattro lunghissimi anni.