Quando Mimmo Lucano iniziò ad occuparsi di attività solidali legate al fenomeno dell’immigrazione, era la fine degli anni ’90 e lui non era ancora sindaco di Riace. Probabilmente nessuno allora poteva immaginare che, vent’anni dopo, quel piccolo paese della provincia di Reggio Calabria sarebbe finito sulle prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali e internazionali, riconosciuto come modello di eccellenza per accoglienza e inclusione di cittadini stranieri.
Nell’ ottobre 2018 Mimmo Lucano, divenuto nel frattempo sindaco del paese per tre mandati consecutivi, a partire dal 2004, è stato accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sospeso dal ruolo di primo cittadino, con divieto di dimora a Riace. Nella primavera di quest’anno, nel tentativo di supportare e sostenere il modello Riace ed evitare così che gli importanti risultati raggiunti in vent’anni sfumassero inesorabilmente, è nato “E’ stato il vento”, comitato per la nascita della Fondazione omonima, atta a promuovere e sostenere (anche economicamente) il modello Riace.
“Negli anni ’90 – racconta Chiara Sasso, Presidentessa della Fondazione – l’accoglienza riacese agli immigrati non coincideva con le politiche del comune. Ad occuparsene era un’associazione chiamata Città Futura e dedicata a Don Giuseppe Puglisi, prete siciliano ucciso dalla mafia. Questi progetti iniziali erano stati avviati dopo lo sbarco, nel 1998, di una delle prime imbarcazioni di curdi nella spiaggia di Riace. L’associazione Città Futura era stata fondata anche da Domenico Lucano e da un gruppo di giovani del posto, che desideravano soprattutto evitare lo spopolamento del paese : erano moltissimi i riacesi immigrati nel nord Italia, ma anche in Argentina, in Brasile o negli Stati Uniti in cerca di lavoro, per cui le attività dell’associazione erano finalizzate alla realizzazione di progetti culturali e solidali, per evitare un abbandono totale del paese. Dal 2004, con l’elezione di Domenico Lucano a Sindaco di Riace, il comune è entrato a far parte della Rete dei Comuni Solidali chiamata Recosol che ha sostenuto Riace in tutti i suoi progetti, nel corso di tutti i mandati amministrativi fino al 2018”.
Si può dire sia nato così il percorso che ha portato alla nascita del famoso modello Riace, esempio concreto e virtuoso di integrazione. “Il modello di Riace ormai studiato in tutto il mondo – prosegue Chiara Sasso – si basava e si basa su alcuni elementi molto semplici: dare sì un’accoglienza ai cittadini stranieri richiedenti asilo, ma facendoli sistemare in case, le tante case sfitte e disabitate di cui è pieno il paese, in modo da offrire loro spazi vivibili, evitando di approntare sistemazioni massive, ad esempio come quelle dei CAS presenti in Italia, con centinaia di persone sconosciute l’una affianco all’altra e nessuna possibilità di avere una privacy. I soldi previsti per l’accoglienza dei richiedenti asilo venivano trasformati in borse lavoro, con le quali i cittadini stranieri potevano imparare mestieri (quasi sempre recuperando attività artigianali del territorio ma non solo) e far rivivere il paese. La presenza di nuovi cittadini ha portato ad un aumento concreto della popolazione residente, e la nascita di bambini, ad esempio, ha permesso di salvare alcuni servizi essenziali come la scuola, l’asilo, che altrimenti di lì a poco avrebbero rischiato di scomparire”.
Nel 2018 però, a causa di un forte ritardo nei finanziamenti che si protraeva da tempo, i progetti di accoglienza a Riace hanno subito un arresto, con conseguente ricaduta sul tessuto sociale del paese, non solo sugli esiti del modello in sé. “Dal gennaio 2018 – spiega Chiara Sasso – con la chiusura dei progetti, alcuni dei migranti che ormai vivevano stabilmente in paese si sono spostati, chi in Sicilia, chi nel Nord Italia, mentre molti hanno tentato di andare in Francia. Alcuni poi sono tornati e attualmente a Riace ci sono (anche se fuori progetto, ovvero sostenuti dalla Fondazione) una quarantina di immigrati”.
Il numero dei cittadini stranieri a Riace è chiaramente diminuito dopo gli accadimenti dello scorso anno, e sulla stampa nazionale si sente meno parlare del paesino calabrese, se non altro in termini di virtuosità.
“Certamente Riace Superiore dove si è avviato tutto il progetto – racconta Chiara Sasso – ha vissuto un grosso trauma per la chiusura dei progetti e per l’arresto del sindaco. Inoltre, la mancanza di fondi dal Ministero e dalla Prefettura, ha provocato nella piccola economia del borgo molti disagi, sia nei confronti dei fornitori che degli operatori che non ricevevano lo stipendio da mesi. Ultimamente grazie a Banca Etica, alla Rete dei Comuni solidali e insieme alle attività della Fondazione, questa situazione si sta via via risolvendo. Stiamo cercando di ripartire”.
L’idea stessa che sta alla base di “E’ stato il vento” è un modo per riprendere il progetto dov’era stato lasciato, permettergli di tornare a funzionare sulla base della gradualità e dell’impegno costante di tutti i suoi attori.
“Le persone che collaborano con noi – precisa Chiara Sasso – sono tutte volontarie e collegate con una rete infinita di associazioni sparse in tutta Italia, ma anche all’estero soprattutto in Francia, in Germania e in Svizzera. Grazie a questa rete nazionale e internazionale è possibile per noi ricominciare con i progetti, sostenere i migranti e far ripartire le attività. Sul sito della Fondazione c’è l’elenco con i nomi di tutte le cariche, i garanti e i soci partecipanti . Il nostro nome è ispirato a un’affermazione di Domenico Lucano, legata ai primi arrivi dei migranti nel nostro paese. E’ stato il vento che ha spinto un veliero carico di curdi sulla spiaggia di Riace. Da allora sono accadute molte cose e in tanti hanno conosciuto la nostra storia, scegliendo di raccontarla attraverso articoli, documentari, film, libri. Sono state scritte molte cose su Mimmo Lucano e su Riace, ma non tutte con lo stesso intento. Ormai il paese è conosciuto in tutto il mondo, e il suo nome in copertina è quasi come un brand: fa vendere. Del resto, anche questo è un rischio”.
MIMMO LUCANO ALLA CASA ITALIANA DELLA NEW YORK UNIVERSITY
BACAS – Borghi Antichi Cultura Arti e Scienze – in collaborazione con la Casa Italiana Zerilli-Marimò, è estremamente lieta di presentare una serata con Domenico “Mimmo” Lucano, precedente sindaco di Riace, un paese della Calabria, regione del Sud Italia, posto sulla sommità di una collina prospiciente il mar Jonio, diventato l’epicentro delle battaglie europee sulla questione di aprire o chiudere i porti ai migranti
Questo è il primo viaggio per Mimmo Lucano verso gli Stati Uniti per condividere la sua storia con molti che l’hanno seguita dall’ altra parte dell’oceano.
L’evento avrà luogo il 26 novembre alle 18.30 presso la Casa Italiana Zerilli-Marimò e si terrà in italiano con una traduzione simultanea in inglese. La serata-evento cade due giorni prima delle celebrazioni del Giorno del Ringraziamento (Thanksgiving), cosicché acquista un notevole significato simbolico, considerando che questa festa celebra l’ospitalità (*accoglienza) che le popolazioni indigene riservarono allo ai padri pellegrini, migranti europei appena giunti.
Pietro Costa, fondatore e direttore creativo ed esecutivo di BACAS, ha raggiunto Riace lo scorso settembre, per incontrare, l’ex sindaco di Riace alla prima conferenza stampa tenutasi per il suo rientro in paese. Lucano è potuto ritornare a Riace solo dopo che gli è stato revocato l’esilio impostogli dal precedente Ministro degli Interni Salvini.
Dopo aver partecipato alle due ore dell’emozionante conferenza, Costa ha offerto il suo invito a Lucano per andare a New York, considerando la vasta comunità d’immigrati originari del Sud Italia che vive lì. Costa racconta:
Domenico (Mimmo) Lucano, mi ha dato l’impressione che io fossi al cospetto del più umile fra “giganti” quando gli ho donato un berretto Brooklyn-New York. Mimmo (come gli piace essere chiamato) utilizzando l’istinto e il suo grande cuore è riuscito ad avere risonanza da un piccolo e impenetrabile paese abbarbicato sulle colline della costa occidentale calabrese, in Italia. L’eco di quanto avvenuto lì ha fatto clamore in tutto il mondo.
Noi tutti abbiamo il dovere, per quanto sia in nostro potere di portare avanti questo senso di umanità. non avremmo potuto trovare un partner miglior e una migliore sede per questo evento all’infuori della Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York University e del notevole supporto del suo direttore Stefano Albertini
Questa sarà una serata dedicata alla parola italiana “accoglienza” che in inglese si traduce con hospitality, ma con un significato più ampio, in questo tempo che si assiste a grandi masse di profughi in cammino in cerca di sicurezza e di rifugio dalle conseguenze della guerra e del terrorismo finanziario in Africa, in Medio Oriente, in Asia meridionale e nell’America Centrale e Meridionale. Teresa Fiore – titolare della cattedra di Studi italiani e italo-americani alla Montclair State University- parteciperà alla serata-evento.