La foresta Amazzonica sta bruciando senza sosta da giorni. Il più grande polmone della terra sta lentamente esalando il suo ultimo respiro a causa degli incendi che stanno minacciando l’intero ecosistema mondiale, mettendo a rischio il 20% di produzione di ossigeno del pianeta e il 10% della biodiversità mondiale e circa 6,7 milioni di km boschivi. Un danno enorme per un bacino pluviale in cui si sviluppa la flora e la fauna ma che a causa di questo disastro dai danni incalcolabili, rischia di sconvolgere gli interi equilibri climatici dell’interno pianeta.
Secondo i dati forniti dal WWF, ogni anno scompaiono 1 milione e 600.000 ettari di foresta amazzonica. Le cause sono tante e drammatiche, dovute in primo luogo ad una costante richiesta di mercato che non rispetta la natura e il suo naturale ciclo vitale ma ha come unico fine il soddisfacimento della domanda e dell’offerta della macchina infernale del capitalismo mondiale. Soia, biocarburanti, carne, sono queste le richieste che da ogni parte del mondo spingono gli allevatori e agricoltori a trasformare le risorse forestali in aridi terreni o pascoli pronti a soddisfare un mercato che non rispetta la biodiversità di un paradiso terrestre.
La deforestazione non è l’unico problema di quelle sconfinate aree; al dramma preesistente si aggiunge quello del bracconaggio. Pappagalli, scimmie, giaguari e molte altre specie animali che sin dalla notte dei tempi hanno popolato quelle gallerie immerse nel verde, riproducendosi e adattandosi al processo naturale della vita, oggi vengono vergognosamente uccisi dai bracconieri. Sono 1.300 gli uccelli che popolano gli alberi di quel paradiso terrestre, 427 sono i mammiferi, 400 gli anfibi, 378 i rettili, 3.000 i pesci e oltre 100.000 gli invertebrati.

L’inferno di fuoco creato dall’uomo rischia adesso di compromettere definitivamente un equilibrio naturale creato nel corso dei secoli. Un respiro naturale che alimentava l’intero pianeta con i suoi alberi, le sue acque incontaminate e le sue splendide creature che garantivano un equilibrio perfetto all’interno clima globale. Sono diverse le comunità che vivono ancora in quelle terre, nel rispetto della natura e con una prospettiva del mondo ben lontana da logiche materialiste.
L’uomo è un essere strano, distonico, che ama riempirsi di grandi parole circa la religione, la politica, che ama fare bei discorsi che riguardano Dio, l’uguaglianza sociale, il rispetto verso il prossimo e verso ciò che lo circonda e che ama. E’ un essere strano l’essere umano, perché ama tanto parlare di altruismo e soprattutto di mondi attraverso il quale poter costruire una società migliore, in cui tutti riescono democraticamente a trasformare il proprio mondo in un paradiso terrestre. Immaginazione? Illusione? Droghe pesanti? Follia? Come si può pensare di costruire un mondo migliore pur non rispettando minimamente quello che già si ha?
L’uomo in realtà è un egoista, saccente e quasi sicuramente l’essere più involuto e meno dotato allo spirito d’adattamento e ai cambiamenti naturali. E’ un essere corroso dalla volontà di progredire, certamente curioso ma non si prende cura del processo naturale delle cose e vuole modificare o il modus vivendi. Ha fretta l’uomo e vorrebbe risolvere tutto velocemente, magari con un like oppure con una condivisione su facebook. Si, perché nella società odierna ci si ritrova tutti complici di un metodico altruismo fatto di like in cui lo spirito di appartenenza alla causa viene manifestato a suon di immagini e parole. Nessuno sforzo, nessuna fatica. Niente. Un’involuzione della specie a suon di like che sta portando il pianeta al collasso con lo sversamento dei rifiuti in mare, con l’Amazzonia che sta scomparendo sotto ai nostri occhi a causa degli incendi, in Siberia sono stati bruciati 5milioni quadrati di ettari di foreste, in Groenlandia si sciolgono ogni giorno 10 miliardi di tonnellate di ghiaccio e in Russia si è verificato un nuovo incendio nucleare di cui ancora si ignora la gravità ma si parla di una nuova Chernobyl; la colpa è soltanto dell’uomo che non ha saputo adattarsi a questo splendido pianeta, saturandolo, corrompendolo e infine uccidendolo.
“Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento“. Darwin.