Una prima giornata di vera primavera lo scorso 2 Giugno; un cielo limpido e un sole deciso a scaldare la città stavano aiutando Venezia a celebrare due importanti coincidenti eventi: la Festa della Repubblica Italiana e la Festa della Sensa; un evento, quest’ultimo che fa rivivere la millenaria storia dell’ intimo legame tra la Serenissima e il Mare, un legame che viene sancito dal getto, nella Laguna, per mano del sindaco, di una fede-anello per rinnovare ogni anno il ‘Matrimonio’ tra l’ autorità umana e l’autorità della natura, il Mare appunto.
Ma la città di Venezia in questa giornata di una domenica doppiamente festiva, si è svegliata alle 9.00 al suono dei messaggi what’s up che si diramano con un tam tam veloce a macchia d’olio su tutti i cellulari dei veneziani. La notizia è cosi virale che lungo le calli, sopra i ponti, nei campi e campielli i mattinieri vecchietti veneziani per una volta tanto non discutono di politica o calcio, ma della loro Venezia ferita ancora una volta da uno dei mostri bianchi; una nave da crociera, la MSC Opera lunga quasi 300 metri con la capacità 2679 ospiti nelle 1071 cabine, serviti da 728 personale a bordo in servizio, ha devastato la banchina del porto di San Basiglio.
È subito chiaro che la fune che legava la prua della Grande Nave MSC Opera al rimorchiatore si è spezzata e la nave incapacitata a fermarsi ha urtato prima una barca fluviale turistica, la River Countess con circa 100 passeggeri a bordo, poi si è addossata alla fondamenta del porto di San Basiglio fino ad accartocciare il cemento catramato della banchina. La ‘carezza’ di un elefante, insomma. Saranno i passeggeri della River Countess, a percepire questa improvvisa ‘carezza’ del mostro bianco, alto 54 metri, lungo 270 metri largo 32 metri, quando se lo sono visti arrivare improvvisamente, durante la colazione o ancora in dormiveglia. Cosi in un clima da Titanic, la gente ha cominciato a scappare per trovare la speranza della sopravvivenza nella banchina del porto. Bollettino a un’ora dell’accaduto: 4 i contusi ricoverati in ospedale. È andata bene dicono i veneziani, che un evento tragico se lo aspettavano ormai da tanti anni:“avremmo potuto registrare molti morti, siamo stati fortunati” si sente ripetere all’ombra del mostro bianco. E mentre lungo le calli i turisti ignari prestano attenzione solo al museo a cielo aperto che li accompagna nelle loro lunghe camminate, i veneziani rimangono catturati dalle immagini girate nei loro telefonini. Si riuniscono in gruppetti lungo le fondamenta e guardano stupiti e commentano “Orca boia!! Che bota!! Questo proprio non ci voleva, povera la nostra Venezia ferita da un mostro del business”.
Cosi la giornata che avrebbe dovuto celebrare il matrimonio dei suoi cittadini con il Mare si trasforma in una occasione per riflettere sul da farsi. L’ incidente sembra averci ammonito che ogni matrimonio si può spezzare come la fune che teneva in riga la MSC Opera: il mare si sta vendicando della violenza con cui l’uomo sta usurpando le sue caratteristiche.
A mezz’ora dall’accaduto quando chi scrive è riuscita a portarsi sul posto la gente era ancora sotto shock; Giorgio, un giovane marinaio della River Countess se ne stava seduto tenendo la testa reclina, le sue gambe non reggevano più il peso del suo corpo, ignaro di quello che gli girava intorno. Ci racconta che il grande mostro bianco pochi minuti prima si stava dirigendo contro di lui, un mostro alto come un grattacelo mobile, come in un film di fantascienza ma questa era la sua realtà, la sua vita era messa in pericolo e in poche frazioni di secondi realizza che solo la fuga lo avrebbe potuto salvare da un fine certa. Cosi era scappato ma i ricordi erano ancora li davanti ai suoi occhi, da quelli non si può fuggire, e se li sentiva dentro la pelle, erano scritti nei suoi occhi, lo testimoniavano le sue mani che trovavano conforto nel girare e rigirare il cappello della sua divisa: “poi ho pianto, non sono riuscito a trattenermi, quando mi sono sentito in salvo ho pianto”.
Ce lo dice sgranando i suoi occhi, poi abbassa la testa e aggiunge “non so se sono tutti vivi, alcuni sono in ospedale speriamo che non sia nulla di grave. Nella confusione e nel fuggi fuggi generale siamo scappati tutti urlando e piangendo”. Il suo sguardo si abbassa nuovamente i suoi ricordi devono ancora fare i conti con la realtà. Inutile dire che le autorità dalla Capitaneria di Porto si sono sin da subito schierati dietro il massimo riserbo non rilasciando nessuna dichiarazione.
Ad un’ora dall accaduto al porto di San Basiglio sono accorsi i cittadini dell’ associazione “No Grandi Navi “ a Venezia. Presenti con le loro bandiere e con slogan “fuori le navi dalla laguna”, “questo non può essere il vostro porto, prima o poi ci esce un morto,” “le Grandi Navi sono la rovina di Venezia” che sintetizzano lo spirito di questa battaglia che va avanti da una decina di anni. Non ci vuole una grande scienza per capire i danni che le Grandi navi possono arrecare a questa città che pur superbamente bella è al tempo stesso molto fragile: al passaggio delle grandi navi (circa otto al giorno) i palazzi vibrano, le gondole risentono il risucchio dell’acqua, la fauna marittima sta soffrendo e modificandosi. E se non bastasse, che dire dell’impatto estetico di questi mostri bianchi di centinaio di tonnellate che si impongono alla vista, sovrastano i panorami, si confrontano con l’armonia delle costruzioni veneziane, una armonia fatta di marmi merlettati, forme aggentilite da tagli architettonici di grande genialità e sensibilità artistica. I veneziani stanno combattendo da anni contro le scellerate decisioni dei politici, sia locali che nazionali, che vedono in Venezia una grossa vacca turistica da sfruttare e spremere più che un bene unico e della umanità da tutelare e proteggere. In questa domenica veramente speciale si sentiva ripetere dai veneziani in una forma di paradosso ‘Siamo contenti che si avventa tale disgrazia, stavolta qualcosa si deve muovere e siamo contenti che sia avvenuto senza vittime”
Il primo cittadino di Venezia, Luigi Brugnaro, era intanto a presenziare la Festa della Sensa che stava avendo luogo nella parte opposta della città, a San Nicolo al Lido di Venezia. Una Festa mesta, come conciliare del resto un disastro simile, una tragedia scampata solo per pura fortuna, con una festa di legame tra mare e cittadini? Ed è questo che la La Voce di New York ha chiesto al Sindaco Brugnaro.
Sindaco quale può essere la qualità della convivenza tra l’acqua e i cittadini se non si rispettano le leggi della natura?
“La decisione è in mano al Ministro Toninelli, (Ministro dei trasporti e delle infrastrutture). Noi già da un anno abbiamo presentato la richiesta di far passare le grandi navi nella direzione di porto Marghera, attraversando il canale Vittorio Emanuele, ma il Ministro ha bloccato i lavori”.
Infatti il passaggio delle navi per il canale Vittorio Emanuele, seppure approvato dal Comune, dalla Regione, dal precedente Governo a guida del PD di Renzi, dall’Autorità portuale, dal Comitatone (che associa diverse istanze amministrative) è una proposta non gradita alla società civile e organizzazioni del territorio. La richiesta dei cittadini che protestano è di fare approdare le grandi navi in porti fuori e distanti dalla laguna e non nelle sue prossimità.
Attualmente, il canale Vittorio Emanuele, prossimo alla laguna, può ospitare solo le piccole navi. Nel caso la proposta del Sindaco venga approvata, il canale Vittorio Emanuele per ospitare le grandi navi dovrà essere scavato, lavori che richiedono tempo e che comunque non soddisfarebbero i desideri degli ambientalisti veneziani che sostengono che scavare nei canali è pur sempre una devastazione del territorio.
Il Sindaco pur dichiarandosi aperto alle future decisioni del Ministro Toninelli, sostiene che una decisione deve essere presa al più presto, la più veloce. “La nostra proposta è pronta, se il ministro vuole sperimentare altri porti, potremo anche considerare le sue proposte ma se dovessero richiedere lunghi tempi di attuazione noi non potremmo essere d’accordo poiché abbiamo bisogno di una scelta veloce e fattibile in tempi stretti”. E affonda: “L’immobilismo di questo governo è la causa di questa tragedia”.
Non solo immobilismo ora anche diatribe sui progetti e accuse forti e poco concilianti.
E cosi la bellissima Venezia, nata dalle acque come la bellissima Venere, sembra che dovrà continuare a condividere con l’affasciante dea il destino di essere contesa più che seriamente amata.