Sono quindici i bambini ammazzati dalla camorra nelle guerre di vendetta tra clan. Vittime innocenti, vite spezzate. Noemi la bambina di quattro anni colpita dai proiettili ai polmoni è in gravi condizioni all’Ospedale Santobono di Napoli. A Napoli si è consumato un altro agguato, il killer spara tra la folla a Salvatore Nurcaro, 31 anni pregiudicato, affiliato al clan Rinaldi, colpisce anche Noemi. La città si è stretta in un abbraccio al punto da scendere in quella stessa piazza pochi giorni dopo.
Ma quanto è ancora forte la camorra? Di cosa si nutre? Che cosa fa lo Stato per combatterla? E la Politica con un Ministro degli Interni che guarda soltanto all’immigrazione e fa comizi tutto l’anno? Quanto è importante restituire al Paese il lavoro, azzerare la disoccupazione, lasciare incolto il terreno ai camorristi?
In piazza, tre giorni dopo l’agguato, si è levata la voce del figlio del boss di camorra Rosario Piccirillo, Antonio Piccirillo, che ha detto al megafono: “Voglio lanciare un messaggio: amate sempre i vostri padri, ma dissociatevi dal loro stile di vita. Io sono Antonio Piccirillo, figlio di Rosario Piccirillo, che ha fatto scelte sbagliate nella vita. È un camorrista. E io voglio lanciare un messaggio ai figli di queste persone: amate sempre i vostri padri ma dissociatevi dal loro stile di vita. Perché la camorra è ignobile, ha sempre fatto schifo e non ha mai ripagato”.

(foto di Francesco Ammendola, ufficio stampa Presidenza della Repubblica)
Alla Voce abbiamo raccolto alcune testimonianze della società civile napoletana.
Flavio Pagano, editorialista del Corriere della Sera, scrittore napoletano, si è espresso alla Voce sui fatti accaduti pochi giorni fa.
Pagano, Napoli è una polveriera. Noemi la bimba ferita rischia la vita. La camorra colpisce ancora.
“Napoli è la città delle rimozioni psichiche. Qui una bomba, vera o presunta, in locale pubblico, diventa quasi folklore, marketing. Poi avviene, e non è la prima volta né l’ultima purtroppo, un fatto di sangue degno delle più indegne metropoli criminali del mondo, e la gente si dichiara sotto shock. Ma di che? La potenza della camorra a Napoli è enorme. È ovunque. Ma restiamo incapaci di organizzare una reazione vera a tutti i livelli, popolare e istituzionale”.
Spesso si tira in ballo Gomorra: pensi che la fiction tratta dal libro di Saviano, abbia delle responsabilità sui comportamenti sociali delle nuove generazioni?
“Non mi pronuncio sul caso specifico. Ma rimpiango moltissimo il buon cinema di una volta che offriva alla gente modelli d’identificazione positivi, che promuoveva valori semplici e sani, e dove era il cattivo a perdere e a essere disprezzato… ”.
Paolo Siani, pediatra e deputato del PD, è il fratello di Giancarlo Siani, il giornalista del Il Mattino di Napoli ammazzato dalla camorra per le sue inchieste sui clan: il 23 settembre del 1985 Giancarlo fu assassinato sotto casa, nella sua Mehari, colpito barbaramente da due pistole: 10 colpi uccisero il giovane giornalista.
Paolo Siani, tiene viva la memoria di quel giornalista temerario e impavido che del suo mestiere ne fece una ragione di vita.
La camorra ha colpito una bambina che lotta per la vita: la camorra è ancora così forte?

“Volevo dire una cosa per chiarire: questa non è la prima bambina colpita dalla camorra, noi contiamo a Napoli 15 bambini uccisi dalla camorra da Nunzio Pandolfi ucciso negli anni ’80 ad Annalisa Durante e contiamo, un anno fa, un bambino sfiorato dei colpi dei clan che volevano colpire il padre. Un bambino vivo per miracolo. Oramai la camorra è aggressiva, usa metodi militari, e non ha più nessun argine per cui questo accade a Napoli e secondo me è un momento di allarme, dove non basta più dire vi mandiamo altri 50 poliziotti c’è bisogno che il Ministro dell’Interno attivi le migliori menti dell’Intelligence che mettano in atto un piano strategico per riportare a Napoli l’ordine e le regole. Le regole normali e per fare un’intelligente e concordata repressione e, nello stesso tempo, investire sulla prevenzione. La scommessa vera è la prevenzione, io sono sicuro che la Polizia tra qualche giorno prenderà questo criminale come hanno preso quelli del mese scorso perché ormai li prendono, li arrestano tutti. Il problema è convincere un ragazzo di Napoli a non impugnare la pistola ma a prendere in mano un libro. Tutta la nostra vittoria si sposta su quel piano là, noi riusciremo a dare una definitiva sconfitta alla Camorra se convinceremo tutti i ragazzi che la cultura paga e quindi più scuole aperte, più asili nido, più cultura, più lavoro”.
Questa della cultura è una sua grande battaglia. I governi precedenti così come quello attuale, hanno fatto abbastanza da contrastare l’Antistato?
“Qualcosa è cambiato, tutti capi mafia sono in galera e lo Stato ha fatto passi avanti da gigante”. Quello che non riusciamo a vincere la battaglia è sulla zona grigia e intermedia dov’è per quattro soldi spacciano la droga o fanno i killer. Quando per tanti mesi ho ripetutamente detto che il fenomeno criminale era crescente, che i ragazzi sparano ed è poco raccontato, su questo bisogna fare una riflessione. L’intervento dello Stato serio e concreto deve essere repressivo e preventivo contemporaneamente. Devo registrare che il Governo ha tolto 100mila euro sul bonus cultura che era stato messo prima e quindi ha indebolito la cultura e questo è grave, poi ci vogliono far credere che il nostro unico problema sono gli immigrati mentre invece rimane la mafia. Il Ministro degli Interni dica all’Italia e a se stesso e ai suoi organi ministeriali che il problema italiano al primo posto è la Mafia”.
La Mafia si nutre anche dell’immigrazione
“Certamente. L’immigrato è cooptato dalla mafia per spacciare. Al primo posto per tutti i ministri dell’interno ci deve essere l’antimafia, la lotta alla mafia su tutti i terreni che non può essere fatta con un poliziotto i più. Sono certo che al Ministero esistono delle grandi menti investigatrici che sappiano individuare i clan, prenderli e arrestarli, questo in Campania, in Calabria. Una task force per la repressione e contemporaneamente investire in prevenzione”.
Mi ha colpito il ricordo che ha di Giancarlo, le sue inchieste per noi sono state vere e proprie lezioni di giornalismo. Ha ricordato così tuo fratello: “Di noi due, conservo l’immagine di una giornata a Roma, a una marcia per la pace, io col gesso che gli dipingo in faccia il simbolo della libertà e lui che mi sorride”.
“Ci battevamo già in quegli anni per avere un mondo di pace, un mondo d’inclusione non di esclusione, un mondo dove ci fosse una pacifica convivenza tra i popoli. Oggi quel mondo che noi sognavamo non si è neanche lentamente avverato.
Giancarlo ha pagato con la vita la sua libertà di stampa. Come lui molti altri giornalisti. Oggi quanta libertà di stampa viviamo?
“Giancarlo faceva le inchieste come si facevano negli anni ’80, senza telefonino, senza google, si andava in un posto, ci si rendeva conto, si faceva un’idea, controllava le sue fonti e scriveva. Oggi molti giornalisti scrivono guardando su google, si fa poco giornalismo d’inchiesta in Italia che mi sembra un pò affievolito invece, c’è bisogno di un giornalismo d’inchiesta forte. Mi sembra che ci sia più un giornalismo di urla, di protesta o di squadra, cioè tu stai con me o contro di me: il giornalismo dovrebbe essere un uomo libero che vede le cose come stanno e critica anche in modo costruttivo i governi e chi ha un ruolo istituzionale ma non si allea con qualcuno o qualcun altro”.
Come commenti Piccirillo, il figlio del boss di camorra, che ha parlato al corteo per Noemi?
“Se è un discorso sincero, io non conosco il ragazzo, dopo un percorso di redenzione è una straordinaria occasione di parlare al mondo criminale, sarebbe un potentissimo mezzo per dire ai figli di chi è in carcere, di abbandonare la strada dei padri ed è una cosa che noi da un po’ ci stiamo lavorando come Coordinamento delle Vittime andando nelle carceri a parlare con i detenuti. Se riuscissimo a convincere i figli dei carcerati a seguire un’altra strada, avremmo fatto un grande passo avanti verso la legalità”.
Come sta Noemi?
“Adesso Noemi è sedata, intubata, l’ho vista ieri, respira bene è in compenso, è monitorata ma è evidente che ha una situazione molto critica perché sono stati lacerati tutti e due i polmoni da un proiettile enorme per il suo corpo e per cui dobbiamo aspettare che i suoi polmoni si rimettano. Ho visto i colleghi molto motivati, concentrati sulla bambina. E’ stata un’impresa straordinaria, sono molto orgoglioso di quel gruppo di medici e infermieri che quel pomeriggio davanti a un’urgenza, fare una diagnosi e capire anche dove stava il proiettile. Sono stati coinvolti i cardiochirurghi del Monaldi per fronteggiare tutte le emergenze che noi non possiamo conoscere, un evento eccezionale hanno fatto un lavoro incredibile”.
In questo momento da deputato sta facendo delle richieste specifiche a Salvini?
“Oggi faremo una serie d’interpellanze in aula, Salvini so che ieri andava al Santobono, ha comunicato al Ministero che stanno diminuendo gli omicidi a Napoli, ma chiederemo che ci sia una volontà politica del Ministero degli Interni di controllare Napoli e di dare una chance ai napoletani”.
Le polemiche sui comizi dove si invitava il Ministro Salvini a sospendere i comizi?
“Il Ministro è sempre in campagna elettorale, però dovrà prima o poi fare il Ministro degli Interni, tenendo presente che ci sono cittadini in Campania che lo votano e hanno diritto a vivere in una città in pace non in guerra”.
Gennaro Palumbo, napoletano, imprenditore ha così commentato alla Voce l’accaduto:
“Mi meraviglio della meraviglia. Nella faccenda però c’è un fatto positivo: l’aver coinvolto un normale cittadino (nella fattispecie una bambina di quattro anni…) servirà ad arrestare il/i responsabili in pochissimo tempo. Continuo a chiedermi da dove derivi la meraviglia, lo sgomento, la protesta. Fatta salva, ovviamente, la pietà per quella povera bimba che nulla ha fatto per meritare una simile sorte. Chiediamoci piuttosto perchè alla manifestazione di sabato, in Piazza Nazionale, ci stavano quattro gatti. Dunque. Soffermarsi e sdegnarsi per l’episodio ultimo, serve a poco. Sarà decantato e dimenticato nel giro di qualche settimana. Il problema vero è che la delinquenza organizzata o sciolta, non la si vuole sopprimere. Da sempre. Eppure l’operazione sarebbe possibile dato il particolare momento storico. E mi spiego. I mezzi di sostentamento della camorra, oggi, in tempi di grande crisi economica, sono soltanto il commercio e lo spaccio della droga. Le estorsioni non sono possibili perchè in primis non c’è una lira e poi si rischia di trovare di fronte uno che non intende soccombere e si finisce in galera. Il lotto e il totocalcio clandestino non esistono più. Lo Stato ha deciso di lucrarci sopra e lo ha legalizzato. Resta solo la DROGA. Tolta quella, distruggi le camorre, le mafie e tutto il resto. Ma come fare? Semplice. Da almeno trent’anni ci fracassano i co…..i con il buco nell’ozono, il riscaldamento, i poli che si squagliano e mai che i potenti si riuniscano e si mettano d’accordo su come fare per impedire a tutti i Paesi di coltivare le droghe. Se è così difficile, cominciasse il nostro Paese. Le iniziative sono molteplici ma il problema vero è la volontà. Modificare il Codice penale anzi tutto. Introdurre la pena di morte per i grossi importatori e l’ergastolo per gli spacciatori. Distruggere, sotto lo sguardo di un’Autorità garante, tutte le tonnellate di droga sequestrata. E altre iniziative che toglierebbero alla camorra la linfa di cui si nutre. Basta volerlo”.
Laura Petrazzuolo, giornalista e blogger, che conosce bene il quartiere dove c’è stato l’agguato, ha commentato alla Voce:
“Laura, ti rispondo con le parole delle persone del Vasto con cui ho parlato in questi giorni. Quali sono le persone che sono intervenute alla manifestazione o che stanno facendo sentire la loro voce? Sono le persone perbene, quelle come noi. Ma gli altri? Quei ragazzi che, per esempio, la notte, tutte le notti, si radunano nello stesso parco giochi da cui tornava Noemi, in piena notte, fino alle tre bevendo e fumando? Quelli con le scarpe e le giacche griffate? Perché nessuno gli chiede se lavorano o studiano? Nessuno fa ricerche sulle famiglie? È così difficile da stanare quel mondo? Siamo sicuri? Se questo sia un crimine legato alla camorra pare non sia ancora chiaro. Resta il fatto che a Napoli, perché Piazza Nazionale è il centro commerciale della città, ci si muove come se lo Stato non esistesse. Dove si spara in pieno giorno in mezzo al traffico di persone e mezzi, dove i crimini e le vite criminali fanno parte del tessuto urbano e cittadino. Insomma, di fronte a queste circostanze sorge sempre il dubbio che non ci sia stata e non ci sia ancora la volontà politica per risolvere la questione della criminalità e della camorra in questa città”.
La Camorra è l’inferno sceso in terra. E tu piccola Noemi, ti sei trovata per caso in quell’inferno.
Forza Noemi, siamo tutti con te!