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Mussolini vs Carrey: polemica inutile ma che potrebbe aiutare un popolo di smemorati

Benito Mussolini e Claretta Petacci a testa in giù su una vignetta e la reazione degli italiani: ma chi ha capito il messaggio di Piazzale Loreto?

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Mussolini vs Carrey: polemica inutile ma che potrebbe aiutare un popolo di smemorati

Una immagine della vignetta di Jim Carrey che ha scatenato la polemica con Alessandra Mussolini

Time: 5 mins read

Nei giorni scorsi è montata una accesa polemica tra Alessandra Mussolini e l’attore comico americano di origini canadesi Jim Carrey, ora anche vignettista. La nipote del fondatore del fascismo, da anni in politica e ora deputata europea, ha reagito sui social ad una vignetta che Carrey aveva postato su twitter, in cui si riconosceva una famosa immagine di Piazzale Loreto del 29 aprile 1945, con i corpi martoriati di Benito Mussolini e Claretta Petacci pendenti da un pilone di una stazione di servizio milanese.  Carrey aveva postato il suo disegno  con la scritta: “Se vuoi sapere dove porta il fascismo, basta chiedere a Mussolini e alla sua amante Claretta”.

Alessandra Mussolini, ha replicato con un “You are a bastard” e poi una serie di tweet in cui accusava Carrey di dimenticare i crimini commessi dagli americani nella loro storia.

Questa polemica, avvertiamo subito i nostri lettori, non ci appassionava fin dall’inizio, anzi abbiamo cercato in tutti i modi di evitarla sperando che si sgonfiasse. Invece, constatando che col passare dei giorni è cresciuta di intensità fino a ingrossare le pagine di autorevoli media americani, ne scriviamo per sottolineare quanto questo episodio, da italiani all’estero, ci faccia innanzitutto vergognare.

Chi segue la Voce di New York, sa che in questo periodo, come ogni anno, il giornale festeggerà il suo compleanno proprio il 25 aprile, nel giorno della liberazione d’Italia dal Nazi-Fascismo. Quindi non saremo certo noi a nutrire qualche simpatia per i “nostalgici” delle camice nere e dei saluti romani. Ma allo stesso tempo non ci uniremo, come abbiamo visto fare soprattutto in Italia, al coro della fanfara per Carrey e quindi alla semplice derisione di Alessandra Mussolini.

Chi scrive queste righe pensa che in questa polemica tutti abbiano torto. Soprattutto lo hanno quegli italiani che non hanno ancora afferrato – o fanno finta di non capire –  il significato storico di Piazzale Loreto.

Carrey, almeno all’inizio, attraverso la sua vignetta, sembrava avesse voluto sottolineare un fatto storico: coloro che perseguono ideologie autoritarie e liberticide come il fascismo, sono destinati ad una tragica fine.

Alessandra Mussolini

Per quanto riguarda Alessandra Mussolini non siamo sorpresi dalla sua reazione scomposta per la memoria di un nonno mai conosciuto e comunque il suo legame di sangue non giustifica certo la sua voluta ignoranza storica su certi crimini del fascismo. Alessandra ci appare abbia reagito come ci si aspetterebbe da chi, fin da giovane donna, ha sfruttato il suo cognome per ricevere consensi in quella politica della Repubblica italiana mai avara di voti nostalgici delle camice nere.

Ma quando abbiamo visto Jim Carrey, dopo aver saputo delle reazioni di Alessandra Mussolini alla sua vignetta, uscirsene con quella battuta “se non le piace, può sempre ribaltare la vignetta, sembrerà che stiano esultando”, col seguito nei social e nei giornali, una valanga di commenti entusiasti per la “battuta di spirito” dell’attore… Ecco che a questo punto restare in silenzio sarebbe stato un segnale di omertà da parte nostra.

No, soprattutto da New York sulla questione della smemoratezza degli italiani non possiamo più tacere.

Il 29 aprile del 1945, a pochi giorni dalla liberazione di quella Milano da dove Benito Mussolini, con accanto sempre l’ amante Claretta, era fuggito, per poi essere bloccato il 27 aprile dai partigiani nei pressi di Dongo, non lontano dal confine con la Svizzera, non è una giornata di cui gli italiani dovrebbero andar fieri. Non c’è nulla da “ridere” o da esultare per la vignetta di Carrey. Perché invece dovrebbe ricordare meglio a tutti come gli italiani, a Piazzale Loreto, reagirono alla morte del capo del fascismo durato più di vent’anni in Italia.

Chi ha visto le immagini di quel giorno (si trovano anche online e se avete stomaco, potete vederle qui), ha forse osservato i volti che emergono in quella folla radunata per calpestare e infierire sui cadaveri di Mussolini, Claretta e altri gerarchi. Avete visto le espressioni? Ecco, come si potrebbe esser orgogliosi di quegli italiani e della loro menzogna?

Da condannare qui non c’è solo la mostruosità di quell’atto incivile di accanimento su dei cadaveri a terra, ma soprattutto come quel furore di popolo fu poi ad arte interpretato come una sentenza di “assoluzione” degli italiani messi di fronte ai crimini commessi dal Fascismo. Calpestare il corpo di Mussolini, per quei cittadini accorsi a Piazzale Loreto, e per chi guardava quelle immagini, doveva significare: solo quest’uomo è il colpevole di tutte le nostre disgrazie.

Già, sembrano dire quelle facce tanto arrabbiate quanto sorridenti di italiani a Piazzale Loreto, noi siamo un popolo di “brava gente” che non ha colpe, gli italiani “vittime” del fascismo e ora finalmente “liberi” dalla dittatura. Che menzogna!

Per questo, dovremmo evitare di “schierarci” per la vignetta di un attore americano, che, poveretto, ignora forse certe amnesie degli italiani. Carrey forse sa come quell’episodio abbia contribuito gravemente a questa falsa interpretazione storica  “discolpista”, che ha reso gli italiani di colpo e d’incanto tutti innocenti di fronte ai crimini fascisti?

Milano, Piazzale Loreto, 29 Aprile 1945: da sin. i corpi di Nicola Bombacci, Benito Mussolini, Claretta Petacci, Alessandro Pavolini, Achille Starace

Sa forse Carrey quante di quelle facce di italiani viste a Piazzale Loreto erano state viste anni prima nelle adunate del Duce del fascismo? Quanti italiani avevano deriso, fin dagli anni Venti, coloro che si opponevano alla soppressione delle libertà civili e, anche quando fuggivano all’estero, venivano comunque uccisi dai sicari fascisti come i fuoriusciti fratelli Carlo e Nello Rosselli a Parigi? Quante di quelle mani viste applaudire mentre si issavano i corpi di Mussolini e Claretta a Piazzale Loreto erano le stesse che avevano applaudito all’annuncio dell’invasione dell’Etiopia? Quante di quelle bocche che di colpo alzarono la voce contro il duce senza più vita a Milano nell’aprile del 1945 non fiatarono alla proclamazione delle legge razziali del 1938?

Quante di quelle facce che si vedono ora tutte sorridenti a Piazzale Loreto erano altrettanto fiere al grido di “Duce! Duce!” nel salutare la dichiarazione di guerra contro Francia e Inghilterra nel giugno del 1940?

Non vorremmo proprio che si ricrei l’illusione di essere italiani brava gente anche quando si tifa sui social per Jim Carrey per aver fatto arrabbiare la nipote di Mussolini senza comprendere quanto ci sia di tremendamente sbagliato nella nostra memoria nei confronti del fascismo.

Ci sono enormi conseguenze che si pagano quando un popolo “rimuove” la sua storia per crearne una di comodo. E sta già avvenendo, infatti. Una è quella, per esempio, che in Italia oggi si possa avere, a 74 anni dalla morte di Mussolini, un ministro dell’Interno e vicepremier del governo che in Europa pensa di alleare il suo partito con i negazionisti dell’Olocausto. E quindi la conseguenza di rivedere, per le strade d’Italia, chi sfoggia saluti romani e prende a calci i più deboli nella società.

Guardando la vignetta di Jim Carrey su Piazzale Loreto, gli italiani, invece di dividersi tra chi fa il tifo per l’attore comico o per la nipote del Duce offesa nell’onore di famiglia, dovrebbero riflettere tutti insieme e farsi un esame di coscienza sul significato di quel giorno. E invece che “discolpare” i loro nonni e quindi se stessi, finalmente riconoscere e accettare la responsabilità dei crimini del fascismo. Allora sì che, finalmente, sarebbe impossibile vedere uno come Matteo Salvini, che solo un popolo di smemorati poteva volere, nel posto in cui si trova.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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