“Protezione”, “strategia”, “cooperazione”. Potrebbero essere queste le tre parole chiave emerse dalla visita del presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, a New York, parole ripetute più volte a favor di telecamere nel corso dei suoi numerosi appuntamenti nella Grande Mela. Le ha pronunciate spesso anche nel suo discorso presso la sede di Wall Street di Intesa Sanpaolo, dove l’Italy America Chamber of Commerce presieduta da Alberto Milani ha organizzato una colazione, occasione di incontro e dialogo con le principali imprese italiane nella città.

La principale priorità enunciata da Tajani è stata infatti quella di proteggere le imprese, italiane ed europee, dai principali competitor internazionali: la Cina, ha ripetuto più volte, avversario comune con i partner americani, ma, se dovesse essere necessario, gli stessi Stati Uniti, con cui il Presidente ha voluto ribadire l’importanza di intrattenere una collaborazione, pur specificando che “in questi giorni sono stato molto chiaro: se ci sarà un’azione contro le nostre compagnie, avrete una reazione europea contro quelle americane”. La seconda necessità, quella di trovare una strategia per affrontare le sfide dello scenario globale, a livello europeo – perché è “impossibile competere da soli” quando si parla di commercio, industria, terrorismo, immigrazione, cambiamento climatico, povertà –, ma anche con i partner americani, per difendersi, ancora una volta, dalla Cina. Il terzo concetto chiave è quello della cooperazione: riferita, anche questa volta, ai partner americani, sempre tenendo presente che “per avere un buon matrimonio occorre avere un buon equilibrio”. Come a dire che, con i suoi interlocutori statunitensi, l’amicizia è più che auspicabile, a patto che esista un terreno comune e un rispetto reciproco.
Il messaggio più chiaro che emerge dalla visita di Tajani è diretto soprattutto agli americani: il vero “nemico” non è l’Europa, ma è Pechino. “Dobbiamo proteggere le aziende italiane ed europee dalla pressione cinese in diversi settori”, ha sottolineato. Soprattutto, ha detto il Presidente, è necessario “scegliere bene i propri amici”. Ed è per questo che, durante la tappa a Washington del suo viaggio, Tajani ha lavorato per far saltare, o perlomeno posticipare, i dazi sul settore automobilistico che Trump vuole imporre contro l’Europa. “Dobbiamo riaprire il dialogo”, ha affermato, “e il Parlamento Europeo in questo senso sta spingendo nella giusta direzione”. E a proposito della necessità di “scegliere i propri amici”, Tajani ha lanciato una stoccata contro chi “non vuole l’accordo con il Canada (TTIP, ndr)”: “Abbiamo bisogno di avere un accordo che sia buono, una forte politica di investimento, una strategia. Sono ottimista, e non solo perché sono italiano, ma anche perché è l’unica soluzione”.

Parallelamente, Tajani si è rivolto anche alle imprese italiane che vivono questo momento convulso a livello globale: “Vogliamo proteggervi sotto l’ombrello europeo”, ha detto. Ed ecco perché serve avere più Europa e più politica europea: proprio per competere a livello globale. Quindi, in italiano, si è rivolto alle aziende del Belpaese a New York: “Farò tutto ciò che è in mio potere per sostenere tutte le imprese italiane che lavorano nel mondo, in particolare negli USA, nostro grande interlocutore. Non siete soli, faremo di tutto per aiutare il sistema Italia ad essere protagonista in questa realtà difficile, ma che offre straordinarie opportunità alla nostra esportazione”. Ecco perché occorre, ha sottolineato, una precisa politica commerciale e industriale, che, ha aggiunto, non si potrebbe fare senza le banche.
“Non sono contrario a un accordo con la Cina”, ha detto Tajani. “Ma bisogna che sia chiaro: la chiave è la parità concorrenziale, senza la quale è impossibile avere una buona cooperazione”. Il Presidente ha ricordato, tra le altre cose, il caso del settore dell’acciaio: “Vogliono lavorare in Europa abbassando i prezzi, e così facendo uccideranno il nostro settore. Abbiamo bisogno di regole anti-dumping”, oltre a “un nuovo sistema fiscale” e una “politica industriale europea”. Altra necessità, quella di aggiornare le norme europee sulla concorrenza, troppo poco attuali. Quanto alle preoccupazioni relative al predominio della tecnologia cinese sul 5G, ha affermato, rispondendo a una domanda dei giornalisti: “C’è preoccupazione per la presenza cinese perché non si capisce il loro obiettivo. Ecco perché nel Parlamento europeo abbiamo votato un provvedimento che punta a controllare gli investimenti stranieri in Europa, anche se un po’ in ritardo. Bisogna proteggersi: il porto del Pireo, il principale nel Mediterraneo, è un porto cinese, i cinesi hanno comprato la rete elettrica portoghese e greca, tanti porti stanno per diventare o sono già diventati cinesi, e anche per il 5G non vorremmo ci fosse un’invasione”.
In questo quadro, ha affermato il leader dell’Europarlamento, “abbiamo bisogno di avere più diplomazia in campo economico, essere più presenti, fare più viaggi in America”. A suo avviso, le dichiarazioni aggressive della presidenza Trump contro l’Europa non si sono mai tradotte in azioni concrete. Lo ha confermato anche a una domanda che gli abbiamo posto noi della Voce: “Rispetto alle iniziali prese di posizione, compreso l’ipotetico ambasciatore che doveva venire a Bruxelles per distruggere l’Europa, le cose sono molto cambiate. A Bruxelles abbiamo un ambasciatore americano che lavora per rafforzare le relazioni tra americani ed europei. Bisogna parlare con gli americani, spiegar loro quanto è importante avere come alleato il principale mercato del mondo, il tradizionale alleato. Anche per gli USA isolarsi non è positivo”. In questo senso, lavorare con l’alleato europeo “significa avere un ponte per confrontarsi con la Russia, avere un grande mercato possibile, favorire la crescita economica, lavorare per la stabilità, per i comuni interessi”: perché America ed Europa, ha detto, sono “due facce della stessa medaglia”.

In questo senso, dunque, Tajani si dice ottimista. E si mostra tale anche sul fatto che i suoi interlocutori a stelle e strisce abbiano recepito il messaggio: “Abbiamo avuto due incontri importanti”, ci ha spiegato a proposito della sua tappa a Washington. “Prima la cena a casa dell’ambasciatore Varricchio, dove era presente Wilbur Ross, segretario del Commercio di Trump, e altri autorevoli personaggi dell’Amministrazione e rappresentanti del Parlamento. Ieri, poi, con Ross abbiamo parlato per un’ora e un quarto”. Proprio a questo proposito, a una domanda di Marco Crola, CEO di Pirelli North America, ha risposto :”Il meeting con Ross è stato un importante passo per una cooperazione migliore. Sono ottimista. Ovviamente dobbiamo continuare a dialogare e a lavorare seriamente. Ma serve anche un cambiamento nella mentalità della Commissione Europea: dobbiamo essere più flessibili, perché se vogliamo difendere i nostri interessi, dobbiamo concludere un accordo”. “Mi sembra”, ha aggiunto poi con i giornalisti, “da quanto detto da Ross, che i colloqui con le imprese europee nel settore dell’auto vadano abbastanza bene”.

Per Tajani, dunque, in questo tipo di diplomazia gli italiani possono dare qualcosa in più rispetto agli altri europei, più “rigidi nella forma”: una maggiore “flessibilità”, e quindi la capacità di comprendere la mentalità americana e “farci comprendere meglio”. Quanto all’annuncio in pompa magna di Trump da Hanoi – proprio dove il vertice con Kim Jong-Un è fallito miseramente – sui nuovi investimenti di Fiat-Chrysler a Detroit, ha specificato: “Non mi dispiace ci sia attenzione nei confronti della FCA, impresa che ha una impronta italiana. Quanto a noi, dobbiamo lavorare su due fronti: l’internazionalizzazione delle imprese e la politica commerciale, con una visione complessiva della politica economica dell’Europa”.
Il presidente del Parlamento Europeo ha quindi accennato anche alla situazione interna italiana. Parlando con i giornalisti, ha confessato di credere che il prossimo governo sarà di centrodestra. E a chi pensa che possa essere proprio lui a ricoprire un ruolo di leadership, ha affermato che, se le elezioni europee dovessero premiare il Partito Popolare Europeo, “mi candiderò di nuovo alla presidenza per altri 2 anni e mezzo. Avere un presidente del Parlamento italiano significa avere un’Europa più equilibrata. Mi auguro che l’Italia scelga anche un rappresentante economico, per portare in Europa la nostra esperienza, visto che siamo la seconda potenza industriale del Continente”.