La morte per cause non naturali è sempre tremenda, che si tratti di una persona che cercava di avere un futuro migliore o di decine di migranti stipati su un barcone o di migliaia di persone di cui pare non importi niente a nessuno.
Il numero di morti nel Mediterraneo
Il giorno dopo la notizia della morte di 117 migranti annegati nel Mar Mediterraneo mentre tentavano di raggiungere l’Europa, un giornale italiano ha pubblicato un articolo dal titolo “Dopo quanti morti scatta la pietà?”. Il punto centrale era legato al fatto che nei media si era scatenato un sentimento di compassione solo dopo aver letto la notizia dell’annegamento di oltre cento migranti nel Mar Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere l’Italia.
Nel mondo di oggi, purtroppo, la pietà o qualunque altro sentimento sembrano manovrati e manipolati a distanza. Spesso facendo finta di non accorgersi delle dimensioni reali dei problemi cui le notizie si riferiscono. Nel caso dei migranti morti nel Mar Mediterraneo, i numeri reali sono ben altri: solo lo scorso anno sono stati 2.297 i morti ufficiali. Oltre 18mila da ottobre 2013 a dicembre 2018 (sempre secondo i dati IOM). Un numero enorme, ma di cui, stranamente, i media non parlano mai.
Spesso basta un nome o una singola notizia per scatenare un inferno mediatico, ma senza capire che il vero problema ha dimensioni enormemente maggiori.
La verità sul flusso migratorio verso l’Italia
Del resto, sempre parlando di migranti, nessuno dice che il numero di migranti provenienti da Africa e Medio Oriente e diretti in Italia si è ridotto di oltre un terzo. Non ora, magari dopo le misure sventolate ai quattro venti da qualche governo dell’UE, ma dal 2015, quando i flussi migratori furono enormemente maggiori rispetto a quelli degli anni successivi.
Senza parlare del fatto che, in realtà, a livello globale, a fronte di poco più di centomila arrivi in Europa nel 2018 (di cui solo poco più di ventimila in Italia – ma allora dov’è l’emergenza ? – , ormai relegato al terzo accesso in UE, dopo Spagna e Grecia), i flussi migratori hanno dimensioni ben diverse: secondo i calcoli di Global International Migration (basati sui dati di IOM, UNICEF e altri) ad entrare in Europa sono stati oltre dieci milioni di individui, di cui quasi due milioni provenienti dall’Africa, 1,6 milioni provenienti dall’America Latina e poco meno dal Nord America!
Gli Stati che accolgono più rifugiati
Se poi si volesse fare riferimento ai rifugiati (ovvero una parte dei migranti, che sono molti di più), anche qui le anomalie rispetto ai dati che affollano le prime pagine dei giornali non mancano. Scontato il dato della Turchia (se non altro per gli enormi aiuti economici concessi dall’UE a questo paese probabilmente proprio per evitare che aprisse le frontiere con l’Europa), nessuno dice mai che, a livello globale, al secondo posto tra i paesi che ospitano rifugiati ci sono Pakistan e Uganda: ciascuno di questi paesi ospita oltre 1,4 milioni di rifugiati. Ma su di loro non si trova parola sui media. Così come nessun giornale quando ha parlato della questione USA-Iran ha aggiunto che proprio l’Iran è il quinto paese al mondo (dopo il Libano) ad ospitare rifugiati: quasi un milione di persone!
Epidemie
A proposito di Uganda, di questo paese recentemente si è parlato del pericolo del diffondersi dell’epidemia del virus Ebola. Anche qui, molti media hanno dimenticato di leggere bene i numeri. Il virus Ebola è pericoloso e letale, sia in Uganda che nel paese dove i rischi sono maggiori, il vicino Congo, non sarebbero più di 400 i morti accertati. Una “emergenza sanitaria” per molti media. Gli stessi che, stranamente, dimenticano di dire che in quel paese i morti di colera sono più del doppio e ben maggiori sono i danni causati dalla malaria che da anni è definita addirittura “fuori controllo” anche dalle fonti governative: in questo paese sono 400 i bambini che muoiono di malaria… Ma non in un anno: ogni singolo giorno! Di loro, però, sembra quasi che ai media non interessi più di tanto. Senza contare che le oltre mille persone che muoiono ogni giorno lo fanno per malattie che, secondo l’OMS, sarebbero curabili.
Un altro argomento importante da approfondire: perché nessuno fa niente per evitare queste morti? Ma forse è proprio per questo che non se ne parla. La situazione non è diversa in molti paesi del pianeta: secondo l’OMS, sono da 1,3 a 4 milioni i casi di colera con un numero di morti che va dalle ventimila alle 140mila persone ogni anno. Ma di questi numeri non sembra importare a nessuno.
Quei trasferimenti di migranti dalla Germania all’Italia
Eppure, questi numeri sono ben diversi da quelli dei migranti di cui hanno parlato tutti i media nei giorni scorsi. Sempre parlando di migranti, nessuno si è preso la briga di dire che gli stessi che hanno fatto carte false per cercare di impedire ai 44 migranti su una delle imbarcazioni che ormai girano in lungo in largo nel Mar Mediterraneo di sbarcare in Italia (alla fine l’Italia è stata costretta comunque ad accoglierne 14) non hanno detto una parola quando la Germania, ovvero il paese europeo che in assoluto ha accolto più rifugiati in Europa, oltre 600mila nel 2016, ha richiesto agli altri paesi europei di poterne “trasferire” alcune decine di migliaia. Lo ha fatto sulla base di quanto previsto dagli accordi di Dublino III. In pratica, 8.658 richiedenti asilo che erano stati accolti in Germania sono stati costretti a lasciare il paese tra gennaio e la fine del novembre 2018. L’anno precedente, era stati 7.102 quelli portati in altri stati dell’UE (ma stranamente di questo i giornali non hanno parlato). E il paese che si è visto “consegnare” alla frontiera il numero più elevato di migranti dalla Germania è proprio l’Italia, che senza che i giornali dicessero una parola ha accolto non poche decine di migranti infreddoliti e a rischio di morire nel Mar Mediterraneo ma migliaia e migliaia di migranti dalla Germania. A confermarlo sarebbe un rapporto del Ministero degli interni tedesco presentato in risposta ad un’inchiesta parlamentare del partito di sinistra. Le deportazioni sarebbero state giustificate sulla base di quanto previsto dall’accordo di Dublino III, in cui si afferma che il paese in cui è entrato in Europa un rifugiato è responsabile del trattamento della sua domanda. Di questo ha parlato solo il Süddeutsche Zeitung.
Di che cosa, invece, si parla: Lino Banfi all’UNESCO
Di tutto questo non si parla. I media preferiscono concentrare l’attenzione su eventi come la nomina di Lino Banfi a membro della commissione italiana per l’UNESCO con tanto di presentazione sul palco e foto di gruppo con i membri del governo italiano. Pasquale Zagaria (questo il suo vero nome), che nel suo palma res vanta film come Vieni avanti cretino, Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, Mazzabubù… Quante corna stanno quaggiù?, Sesso in testa, L’esorciccio, L’insegnante balla… con tutta la classe, La liceale seduce i professori, L’infermiera nella corsia dei militari, La ripetente fa l’occhietto al preside, La dottoressa ci sta col colonnello, L’onorevole con l’amante sotto il letto, è stato riconosciuto Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, nel 1994, e Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, nel 1998. Ma non basta, Banfi è stato anche ambasciatore per l’UNICEF con il quale ha collaborato dal 2001 con diverse missioni in paesi africani (nel 2002, su invito dell’allora Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan, partecipò addirittura alla riunione mondiale dei Goodwill Ambassador e Messaggeri di pace delle Nazioni Unite al Palazzo di Vetro dell’ONU a New York!). Ora il suo curriculum gli è valso la nomina di ambasciatore nella commissione italiana per l’UNESCO, l’agenzia delle Nazioni Unite creata con lo scopo di promuovere la pace e la comprensione tra le nazioni con l’istruzione, la scienza, la cultura, la comunicazione e l’informazione per promuovere “il rispetto universale per la giustizia, per lo stato di diritto e per i diritti umani e le libertà fondamentali” quali sono definite e affermate dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. Lui stesso, sul palco dove è stato informato da Di Maio di questa decisione, ha ammesso di aver pensato: “Che c’entro io con la Cultura?”. E l’altro vice-premier non ha tardato a fare battute ironiche su questa scelta sui soliti canali generando un’eco mediatica notevole.
I demeriti americani sui diritti umani
Poco importa. Basta che sui media si parli di qualcosa. Qualcosa che possa distrarre l’attenzione dai problemi veri. Come quelli che riguardano proprio le Nazioni Unite: gli Stati Uniti d’America, i paladini dei diritti umani del pianeta, sono l’unico paese a non aver mai ratificato la Convenzione sui diritti dell’uomo, firmata a Parigi il 10 Dicembre 1948 (ha appena compiuto settant’anni, ma anche questa notizia pare non abbia fatto notizia). La risoluzione 217A, questo il suo nome “tecnico”, venne votata da 48 dei paesi membri su 58. Nessun paese si dichiarò contrario, otto si astennero e due non votarono. Sarebbe dovuta diventare legge in tutti gli Stati, al punto che alcuni esperti di diritto internazionale sostengono che sia divenuta vincolante come parte del diritto internazionale consuetudinario. Anche gli USA votarono a favore di questo documento. Eppure oggi sono l’unico paese al mondo a non aver mai rispettato l’impegno di ratificarla. Così come hanno dimenticato di ratificare la maggior parte degli accordi internazionali sui diritti umani sottoscritti nell’ambito delle NU.
Diritti umani che riguardano non solo i cittadini americani o quelli europei: riguardano tutti, anche i migranti. Anche quelli che hanno cercato di attraversare il Mar Mediterraneo nelle scorse settimane. L’Articolo 13 della risoluzione 217A afferma che: “1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. 2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese”. Poche parole che non hanno trovato posto in nessun giornale che ha parlato di queste morti: fiumi di inchiostro che avrebbero potuto evitare ai 44 migranti di vagare in mare per giorni e a 170 persone (perché questo sono i migranti prima di ogni altra cosa: uomini donne e bambini…) di morire nel Mar Mediterraneo nei giorni scorsi. Ma tutto questo, evidentemente, non avrebbe fatto notizia.