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Ghost Guns, un Giudice Federale blocca le armi “fatte in casa” con stampanti 3D

Tutto inizia nel 2013, quando un brillante studente di legge riesce a stampare una pistola in 3D e ne diffonde lo schema di progetto

Riccardo ParadisibyRiccardo Paradisi
Ghost Guns, un Giudice Federale blocca le armi “fatte in casa” con stampanti 3D

Pistola stampata in 3D (Pete Prodoehl / Flickr.com)/

Time: 3 mins read

Nella controversa storia del secondo emendamento, la fine di luglio ha rischiato di coincidere con l’inizio dell’era delle armi fai-da-te. Tutto inizia nel 2013, quando Cody Wilson, studente di legge presso la University of Texas, riesce a progettare e stampare una pistola perfettamente funzionante grazie ad una stampante 3D comprata su ebay e decide di pubblicare gratuitamente gli schemi del progetto nel sito della sua piccola società: la Defense Distributed. In qualche giorno, le istruzioni della “Liberator” raggiungono i 100.000 download ed il Dipartimento di Stato inizia a puntare gli occhi sul ragazzo.

Dopo neanche una settimana il Governo Federale ordina la chiusura del sito e accusa Wilson di violazione dell’ITAR (International Trade Arms Regulation) secondo il quale sarebbe illegale esportare armi senza licenza. L’accusa è particolarmente contorta. Nonostante Wilson si discosti dalla definizione di venditore e artigiano, il Dipartimento di Stato interpreta l’upload ed il download delle istruzioni all’estero come un indizio di export illegale.

Per Wilson la situazione si fa complicata. Per aver reso disponibili le istruzioni delle sue invenzioni, il ragazzo rischia una multa milionaria ed il carcere. A quel punto accade l’inimmaginabile. Dopo anni di azioni legali, Wilson, che si definisce un “cripto-anarchico” in lotta per la redistribuzioni dei dati dalle mani di pochi a quelle di tutti, decide nel 2015 di far causa al Governo degli Stati Uniti appellandosi non al Secondo ma al Primo Emendamento. Secondo lui, aiutato dai suoi avvocati e dalla Second Amendment Foundation, bloccare la diffusione dei suoi progetti online equivale a negargli la libertà di parola. Per l’accusa, dei codici su internet avrebbero lo stesso valore di un pensiero, di un testo. Inoltre, lui non sarebbe colpevole delle azioni di coloro che, scaricando i suoi progetti, dovessero decidere di usarli illegalmente. I suoi non sono altro che schemi per stampanti, innocui e non violenti.

La situazione, da disperata e paradossale, si ribalta lo scorso giugno, quando, tramite un accordo fra il Governo e la Defense Distributed, il Dipartimento di Giustizia decide di approvare i nuovi progetti di Wilson per la diffusione online. Wilson, a quel punto, fissa la data per la riapertura dei download al 1 Agosto e scrive sul suo sito: “The Age of downloadable guns formally begins”. La sfida alle istituzioni è aperta.

Soltanto alla fine di Luglio, qualche giorno prima del D-Day, Robert Lasnik, un giudice federale di Seattle, ha impedito la pubblicazione dei nuovi schemi facendo fronte comune con alcuni Attorney General della costa Est. L’Era delle armi scaricabili da internet è stata quindi posticipata ma si aprono dibattiti accesi sulla pericolosità delle istruzioni della Defense Distributed.

Le “ghost guns” sono illegali per almeno due motivi. Il primo è legato al Gun Control Act del 1968 che prevede la presenza di un numero seriale nelle armi che ne consentirebbe la tracciabilità. Il secondo si ricollega all’Indetectable Firearms Act del 1988 che vieta il possesso di armi da fuoco non contenenti leghe metalliche e, quindi, non individuabili da raggi X e metal detector. Wilson è comunque riuscito ad aggirare entrambe le leggi privando la sua Liberator di percussore. In questo modo l’arma risulta incompleta ma facilmente assemblabile con l’aggiunta di almeno un elemento metallico indispensabile per il suo uso.

Nel frattempo si è acceso un dibattito politico fra i Democratici guidati dal Senatore Richard Blumenthal che si è più volte scagliato contro le ghost guns definite anche come un “segno del trumpismo” e della sua interpretazione ortodossa per Secondo Emendamento. Lo stesso Trump non si è mostrato favorevole alle armi stampate in 3D. Infatti, in un tweet ha annunciato di aver parlato con la NRA riguardo la vendita delle armi di plastica e di aver trovato tutta questa faccenda “senza senso”.

I am looking into 3-D Plastic Guns being sold to the public. Already spoke to NRA, doesn’t seem to make much sense!

— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) July 31, 2018

La battaglia continua e tutto della storia personale di Cody Wilson suggerisce che non si fermerà neanche davanti a questo nuovo ostacolo. Per adesso, la rivoluzione delle armi in plastica è soltanto rimandata. Resta la speranza che, in questo caso, la legge riesca a restare al passo con la tecnologia.

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Riccardo Paradisi

Riccardo Paradisi

Toscanaccio doc e blogger. Mi sono laureato in Relazioni Internazionali a Siena dove insieme ad alcuni colleghi ho fondato SpazioPolitico, per cui scrivo. Appassionato di Nord America dall'università, ne ho vissuto lo spirito pionieristico nel freddo Montana. Da allora, i suoi paesaggi monumentali e le sue storie non mi hanno mai lasciato.

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