Nel 1947 il Bulletin of the Atomic Scientists, la testata che si occupa del tema della sicurezza internazionale, ideò l’Orologio dell’Apocalisse, una sorta di timer che valuta le minacce che porterebbero, ipoteticamente, alla fine del mondo, identificando la mezzanotte con una possibile catastrofe. Dalla data di creazione di questo strumento di valutazione, le lancette si sono spostate diverse volte, e, in vista sia del riscaldamento globale che della massiccia presenza di armi nucleari nel mondo, l’ultima stima conclude che saremmo a “due minuti” dalla mezzanotte.
In passato abbiamo già assistito e fatto fronte a una corsa agli armamenti, ma, per la portata della minaccia e gli esponenti in causa, le circostanze attuali sembrano particolarmente sensibili. È in questo contesto che s’inscrive la missione di ICAN, l’organizzazione non governativa insignita del Premio Nobel per La Pace e promotrice del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Nonostante i buoni auspici contenuti nell’accordo, siamo ben lontani da una smilitarizzazione nucleare. Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha più volte ribadito le potenzialità belliche del proprio Paese, e l’ultimo Nuclear Posture Review, il resoconto del Dipartimento della Difesa Americano sulla politica nucleare degli Stati Uniti, ne conferma la determinazione a sviluppare nuove e più moderne forme d’impiego. In questo contesto abbiamo chiesto a ICAN quali siano le sfide che la comunità internazionale si trova attualmente ad affrontare.
Quali Paesi fondano la propria sicurezza sulle armi nucleari e da quali proviene un’effettiva minaccia?
“Nove Paesi possiedono, in totale, circa 15,000 armi nucleari; di queste, 1,800 sono predisposte per essere lanciate nell’arco di pochi minuti. Tali Paesi sono gli Stati Uniti, la Russia, il Regno Unito, la Francia, la Cina, l’India, il Pakistan, Israele e il Nord Corea. Tutti loro, e quegli alleati che si affidano a queste armi per la propria sicurezza, rappresentano una minaccia pericolosamente concreta. Inoltre, molte nazioni utilizzano l’energia nucleare o reattori di ricerca suscettibili di essere dirottati verso la produzione di armi. La diffusione del know-how ha incrementato il rischio che altre nazioni sviluppino la bomba”.
Quali obiettivi stanno attualmente perseguendo gli Stati Uniti e la Corea del Nord?
“Il fatto che Kim Jong-un o Trump abbiano il controllo sulle armi nucleari è certo. Ma non è questo il vero timore; la paura riguarda le armi in sé. Una singola testata nucleare, se detonata su una grande città, potrebbe uccidere milioni di persone, con effetti che persisterebbero per decine di anni. Il rischio che una di queste testate venga utilizzata è sicuramente maggiore di zero. Ciò significa che, prima o poi, verranno utilizzate, e che dobbiamo disfarcene al più presto”.
La maggioranza dei Paesi al mondo ha partecipato al negoziato per il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari, ma nessuno dei partecipanti è una potenza nucleare. Qual è l’effettivo potenziale del Trattato?
“Una messa al bando delle armi nucleari instaura una sorta di norma internazionale contro il possesso di armi nucleari, il che aiuta a ridurre il valore percepito di tali armi. Segna una linea di demarcazione tra quegli Stati che ritengono che le armi nucleari siano illegittime e inaccettabili, e quegli Stati che credono che siano legittime e forniscano sicurezza. Se le armi nucleari continuano a essere dipinte come un legittimo e utile strumento per apportare sicurezza, anche gli Stati che non hanno il nucleare potrebbero ambire a svilupparlo”.
Quest’anno ICAN ha incontrato Papa Francesco; cosa rappresenta la ratifica del Trattato da parte del Vaticano?
“Il contributo dei leader religiosi per un mondo libero dalle armi nucleari è riconosciuto nel preambolo del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari. Il coinvolgimento delle comunità di fede, attraverso i rimandi ai testi e ai loro insegnamenti, fornisce una tesi etica e morale per l’eliminazione totale delle armi nucleari. In particolare, le esortazioni di Papa Francesco a centinaia di ascoltatori provenienti da tutto il mondo sono state di grande ispirazione per tutte le comunità nel dare slancio all’eliminazione elle armi nucleari”.
Ad oggi, fermare la proliferazione delle armi di distruzione di massa è una priorità per le cosiddette superpotenze? Qual è l’atteggiamento dei Paesi occidentali nei confronti dei propri arsenali?
“Fermare la proliferazione delle armi di distruzione di massa dovrebbe sicuramente essere una priorità per le superpotenze. Le armi nucleari sono sempre state un simbolo di potere. Alcuni leader pensano di averne bisogno per dimostrare forza. È piuttosto patetico – potrebbe essere visto anche come un segno di debolezza. Altre nazioni si aggrappano a qualcosa che credono porti forza e sicurezza, mentre in realtà le armi nucleari apportano un rischio maggiore e più insicurezza”.

La vendita di armi, tecnologia, e il relativo know-how sono molto remunerativi. Quali sono i fattori di dissuasione contro questo business? E quali strumenti di deterrenza hanno la comunità internazionale e i Paesi in favore del disarmo?
“Gli Stati non disarmeranno finché non sarà nel loro interesse farlo. La semplice detenzione di armi nucleari è stata conveniente. È nostro compito, quindi, mettere loro pressione, in modo tale che desiderino il disarmo, e il resto del mondo ha molto potere per farlo. Il potere per stigmatizzarle, per rendere queste armi inaccettabili per l’opinione pubblica, e per far sì che le imprese che costruiscono queste bombe soffrano perdite finanziarie. Tutto questo renderebbe più semplice la decisione di procedere al disarmo e di smettere di investire in programmi di modernizzazione”.
Samuel Huntington ha scritto che, dalla Seconda Guerra Mondiale, i deboli hanno compensato la loro inferiorità convenzionale attraverso le armi nucleari. Cosa risponderebbe a chi sostiene di averne bisogno per la propria sicurezza?
“La maggior parte delle armi nucleari che circolano al giorno d’oggi sono molto più potenti di quelle usate a Hiroshima e Nagasaki. Al momento, ci sono dieci sottomarini statunitensi di pattuglia nei mari, ognuno dei quali trasporta armi nucleari col potere esplosivo di sette seconde guerre mondiali messe assieme. Durante il conflitto, morirono 60 milioni di persone, e credo che la Russia, la Cina o il Regno Unito abbiano le stesse capacità nucleari. Dovrebbe spaventarci. Se continuiamo a mantenere le armi nucleari, un giorno verranno esplose”.

I sostenitori delle armi nucleari sostengono che fungano da “spauracchio”; di conseguenza, risulterebbero utili anche se inutilizzate. Inoltre, se un Paese usasse davvero l’atomica, sarebbe conseguentemente annientato. È verosimile che la minaccia nucleare si spinga oltre la mera deterrenza?
“Se la nostra sicurezza dovesse basarsi sulla deterrenza nucleare, questa strategia dovrebbe garantire di funzionare perfettamente per sempre. Non è così. Se manteniamo le armi nucleari, prima o poi il mondo ne vedrà la detonazione, intenzionale o accidentale. L’utilità delle armi nucleari è, nel migliore dei casi, dubbiosa, ma quello che sappiamo per certo è che gli armamenti nucleari ci mettono a rischio di una catastrofe umanitaria – sono ideati per massacrare centinaia di migliaia di civili e per incidere pesantemente sulle future generazioni. Se diamo via al dialogo sottolineando l’impatto umanitario, il dibattito prende tutta un’altra direzione”.
C’è il rischio concreto che gruppi terroristici accedano alle armi di distruzione di massa?
“È indiscutibile che, più le armi resteranno in giro, maggiori saranno le probabilità che vengano usate. La minaccia nucleare sta assumendo un nuovo aspetto con l’ascesa del cyberterrorismo. La tecnologia utilizzata per controllare le armi nucleari non terrà mai il passo con le cyber-tecnologie, che verranno inevitabilmente usate per tentare di prendere il controllo dei sistemi nucleari. La minaccia è reale e la gente ha tutte le ragioni per sentirsi spaventata”.
Oltre al Nobel, ICAN è stata insignita del premio Colombe D’Oro Per La Pace, che l’Archivio Disarmo conferisce agli individui e alle organizzazioni impegnate per la pace e la convivenza tra le nazioni. Cosa rappresenta questo premio per voi?
“ICAN è estremamente orgogliosa di essere stata scelta per ricevere il premio Colombe D’Oro Per La Pace come riconoscimento dei nostri sforzi per rendere illegali le armi nucleari per via dei loro effetti indiscriminati e inumani. La coincidenza con l’annuncio del premio Nobel è una grande sorpresa, e tutta quest’attenzione nei confronti della nostra campagna è utile per dimostrare che una soluzione alla sfida alle armi nucleari è possibile”.
Cos’è la pace per voi? Qualcosa che va oltre l’assenza di conflitto? E come si «vince la pace»?
“Anche se il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari non è una bacchetta magica per la pace nel mondo, fa molto per assicurare che una distruzione della massima magnitudo venga evitata. L’umanità compirà un grande passo avanti nell’instillare la pace nel mondo il giorno in cui le armi nucleari cesseranno di esistere”.