A presiedere la seduta del Consiglio di Sicurezza – la prima del mese di leadership italiana – che ha ospitato il briefing di Filippo Grandi, Alto Commissario dell’UNHCR, il sottosegretario agli Affari Esteri Vincenzo Amendola. Il quale, come del resto tutti i rappresentanti permanenti degli Stati membri, ha dimostrato piena consonanza d’intenti, sul complesso e attualissimo tema della crisi dei rifugiati nel mondo, con Grandi, che ha diffusamente ringraziato per il suo impegno e per il suo intervento presso il Consiglio. Intervento che giunge a otto anni di distanza dall’ultima volta in cui un Alto Commissario ebbe l’occasione di farlo. E dal 2009 a oggi, il numero di rifugiati nel mondo è drammaticamente cresciuto del 70%, arrivando alla cifra – un record dalla Seconda Guerra Mondiale – di quasi 66 milioni.
E nell’affrontare la questione dei rifugiati, portata sul prestigiosissimo tavolo ONU proprio da Roma, “l’Italia”, ha assicurato Amendola, “naturalmente farà la sua parte”. “L’Agenzia per i Rifugiati potrà contare sul completo supporto italiano. Dal Myanmar alla Libia, dalla Somalia alla Giordania allo Yemen, lavoreremo fianco a fianco per assicurare protezione e assistenza alla popolazione civile, in particolare alle categorie più vulnerabili che meritano protezione speciale”. Il Sottosegretario ha anche rimarcato come il nostro Paese, oltre al budget annuale, abbia stanziato anche progetti straordinari di assistenza umanitaria, e ha ribadito che la dichiarazione di New York del 2016 sui rifugiati ha in effetti migliorato l’approccio della comunità internazionale nel rispondere alla grande sfida posta dalle migrazioni.
Noi della Voce abbiamo incontrato il sottosegretario Amendola a margine del meeting, per chiedergli più diffusamente le sue impressioni in merito. “E’ stata una scelta della presidenza italiana quella di avere come punto di partenza un briefing con Filippo Grandi, non solo un nostro connazionale che fa un grande lavoro, ma l’Alto Commissario che, dopo otto anni, torna in Consiglio di Sicurezza”, ha affermato. “E credo che abbiamo fatto bene: perché oggi la questione dei 65-66 milioni di persone che si muovono forzatamente non è solo un tema umanitario, ma è un tema che riguarda la risoluzione dei conflitti”. Un argomento, insomma, legato a doppio filo al compito del Consiglio di Sicurezza di promuovere e ristabilire la pace nei principali focolai di instabilità, “a partire dal più cataclismatico che è quello siriano, fino ad altri conflitti che stiamo vivendo”. Perché risolvere i conflitti, ha osservato Amendola, è “l’essenza stessa del compito del Consiglio di Sicurezza”.
In merito invece alla questione libica, abbiamo chiesto al Sottosegretario se ritenesse sufficientemente celeri le tempistiche con le quali il Consiglio di Sicurezza e la Missione dell’inviato ONU in Libia Ghassan Salamé stanno cercando di assicurare le condizioni di stabilità che consentiranno all’UNHCR di difendere più efficacemente i diritti umani e la vita stessa dei migranti imprigionati nei campi di detenzione. Una domanda dovuta, soprattutto dopo che, lo scorso settembre, proprio all’ONU Filippo Grandi aveva assicurato alla Voce che tutto era pronto affinché l’Agenzia potesse intervenire per ristabilire la dignità dei rifugiati nel Paese. “I tempi sono questi, come sappiamo”, ha constatato il Sottosegretario. “Durante il mese del Consiglio di Sicurezza l’Italia tornerà sul tema Libia”, ha promesso. E ha spiegato: “Noi abbiamo due piani che corrono paralleli: la stabilizzazione politica e l’accordo che l’inviato speciale Salamé sta conducendo, con le sue difficoltà, ma anche con le sue capacità diplomatiche”, e, allo stesso tempo, “l’intervento per alleviare le sofferenze nei campi libici di profughi e rifugiati”. Questo, ha affermato, “non solo con il contributo di una parte minima di fondi italiani ed europei, ma anche con il contributo istituzionale dell’UNHCR”. E le parole pronunciate da Grandi, secondo Amendola, confermano che la presenza dell’organizzazione in Libia “si sta già sviluppando ed è fondamentale”. “Il disegno per la Libia”, ha concluso il Sottosegretario, “è stabilità politica da un lato, e lavorare tutti insieme – il Governo italiano con proprie risorse, l’UNHCR e l’OIM – per alleviare le pesanti condizioni dei migranti”.