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Potrà Trump svelare tutti i “cover-up” su JFK? Se imbarazzano i suoi nemici…

Il presidente degli Stati Uniti ribadisce che non si opporrà al rilascio degli ultimi documenti tenuti segreti sull'omicidio di John Kennedy

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Potrà Trump svelare tutti i “cover-up” su JFK? Se imbarazzano i suoi nemici…

Il fotomontaggio è ripreso da www.davidwolfe.com

Time: 5 mins read

La scenografia sul rilascio, il 26 ottobre, degli ultimi documenti tenuti ancora secretati dal governo sull’assassinio del Presidente John F. Kennedy, è stata preparata nei minimi particolari dall’attuale inquilino della Casa Bianca. Dopo il tweet di sabato in cui Donald Trump annunciava che non si sarebbe opposto al rilascio dei documenti, “a meno che venga informato di qualcosa di nuovo”, mercoledì ha twittato ancora, sottolineando la sua soddisfazione: “Il lungo atteso rilascio dei documenti su #JFKFiles avverrà domani. E’ tutto così interessante”.

Il tweet di Donald Trump

E da dove è partito l’annuncio di Trump che confermerebbe che tutti i documenti saranno rilasciati domani, esattamente 25 anni dopo la legge del Congresso del 1992 che obbliga l’Archivio nazionale degli Stati Uniti a farlo?  L’attuale Presidente ha twittato proprio mentre l’Air Force One atterrava a Dallas, città in cui fu assassinato JFK il 22 novembre del 1963, dove Trump doveva partecipare ad una cena di raccolta fondi per i candidati repubblicani. Che stupenda coincidenza!

Quando il Congresso nel 1992 passò la legge, soprattutto dopo le pressioni dell’opinione pubblica impressionata dal film vincitore di Oscar “JFK” di Oliver Stone che aveva ribadito una delle teorie del complotto (in quel caso che la CIA e l’FBI insieme all’establishment industriale delle armi e del petrolio avevano assassinato JFK per poi organizzare il “cover up”), nessuno poteva immaginare che Donald Trump sarebbe stato il Presidente degli Stati Uniti un quarto di secolo dopo. Infatti l’unico a potersi opporre al rilascio, secondo la legge, è proprio il “Commander-in-Chief”, ma non per ragioni diverse da quelle della “sicurezza nazionale”. E in questi ultimi giorni, almeno secondo indiscrezioni trapelate nei media, la CIA avrebbe in tutti modi fatto pressioni su Trump per evitare il rilascio di alcuni documenti. E mentre scriviamo, ovviamente, almeno da quello che trapela dai tweets di Trump, non sappiamo se ad alcuni di questi documenti verrà ancora posto il “top secret” o se invece Trump lascerà che anche quelli più imbarazzanti per la CIA (e per l’FBI?) saranno di capo accessibili a tutti.

Cosa ci potrebbe essere in quei documenti che il governo americano, in oltre mezzo secolo, ha dovuto tenere lontano non solo dalla curiosità di storici e ricercatori, ma persino anche dei rappresentanti del Congresso USA? Infatti, nel 1978-79, con una Commissione speciale, il Congresso aveva di nuovo indagato sull’omicidio Kennedy, contestando per esempio la tesi che a Dallas a sparare fosse stato, il 22 novembre del 1963, soltanto una persona: Lee Harvey Oswald, come invece aveva concluso la commissione Warren, quella voluta dal presidente Lyndon Johnson, subito dopo l’omicidio di JFK.  Ma quella Commissione del Congresso, pur  non trovando la “pistola fumante” della prova, proprio per la mancata collaborazione dell’FBI e della CIA, che tennero nascosti ancora dei documenti, nel suo rapporto finale aveva fatto capire che non credeva alla tesi dell “assassinio solitario”, ma più alla possibilità del complotto, anche se non era riuscita a provaro. Ma se questo complotto ci fosse stato, chi lo avrebbe organizzato? E chi ci avrebbe partecipato?

Potranno i documenti al cui rilascio Trump si appresta a “non” opporsi dirci una tremenda verità ancora nascosta su uno dei giorni più tragici della storia americana?

Quello che Trump sta facendo in questi giorni non ci sorprende affatto e non dovrebbe sorprendere neanche gli attenti lettori della Voce, dato che qui, più di cinque mesi fa, potevano già leggere:

“Ironia della storia, potrebbe toccare proprio al presidente che sta cercando di rompere il pendolo della storia americana togliere i troppi “top secret” su cosa veramente accadde a Dallas 54 anni fa. Infatti, nei mesi che gli rimangono prima di un probabile impeachment per le sue relazioni pericolose con la Russia di Putin che sfocia nell’ostruzione alla giustizia, ecco che Trump ha l’occasione di un atto di riscatto per una disastrosa presidenza. Non è solo un “wishful thinking” nei confronti di Trump, ma una constatazione alimentata da alcuni indizi. Uno dei più stretti consiglieri di Trump durante la campagna elettorale, per esempio, è quel Roger Stone autore di un libro sull’omicidio Kennedy che, per certi aspetti, spiega parecchio sulla “convergenza di interessi”, in questo caso tra il vicepresidente Johnson, altri interessi texani e del complesso industriale legato agli armamenti, la CIA, l’FBI di Hoover e, “last but not least”, la mafia. Già, proprio quel Roger Stone il cui nome appare implicato anche nell’affaire del Russia-gate (fu lui a suggerire a Trump il nome di Paul Manafort), ma che proprio per i suoi stretti legami con pesi massimi (Stone ha anche lavorato per Nixon…), potrebbe sapere e aver detto a Trump molto.

Trump non ha molto tempo: ad ottobre di quest’anno scade la legge “sulla trasparenza” in cui il presidente degli Stati Uniti ha la decisione finale sul rilascio degli ultimi documenti mantenuti top secret dal governo degli Stati Uniti.

La storia certe volte trova modi strani per rivelarsi: potrebbe veramente arrivare da Trump quello slancio per rompere il muro dell’omertà sull’omicidio politico-mafioso del Ventesimo secolo, che con John Fitzgerald Kennedy uccise gran parte del sogno americano e della speranza di pace?”

Abbiamo ancora dei dubbi che Trump possa fare uscire tutti i documenti che proverebbero i cover-up e quello che alcuni settori del governo americano avevano sempre saputo di Lee Harvey Oswald. Pensiamo che usciranno dei documenti che comunque potranno imbarazzare molti leader del partito democratico (la vittima Kennedy così come il suo  successore, il presidente Johnson, erano democratici), ma che non ci sveleranno tutte le ombre rimaste nascoste dietro l’omicidio. Però bisogna ammettere che qui la decisione di Trump, nel suo essere un presidente “fuori dagli schemi” e a prescindere dalle strumentalizzazione che ne farà, almeno potrà dare una spinta positiva a chi non ha mai creduto alla versione ufficiale voluta e confezionata dall’amministrazione Johnson: che un uomo disturbato mentalmente, l’ex marine ex disertore in Unione Sovietica Lee Harvey Oswald, in completa solitudine abbia portato a termine l’omicidio del Presidente John Kennedy, per poi a sua volta venire ucciso, mentre in custodia della polizia, da un uomo chiamato Jack Ruby, un manager di club di spogliarelliste controllati dalla mafia di Carlos Marcello.

Già, questa volta siamo proprio d’accordo con Trump: sarà tutto molto interessante.

 

ASBC News interview with Stefano Vaccara

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e dirigo La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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