Sarà un divertimento amaro sfogliare le cronache di queste settimane: le tutto sommato ridicole polemiche su burquino sì, burquino no; oppure, in Italia, la sgangherata reazione del grillino “doc” Luigi Di Maio che straparla di Augusto Pinochet collocandolo in Venezuela a proposito di Matteo Renzi, referendum costituzionale e di una non meno sgangherata dichiarazione dell’ambasciatore statunitense in Italia: mister John Phillips, dice che se prevarranno i NO l’Italia farà un passo indietro; a volte può esser più utile che azzardarne due in avanti, ma senza entrare nel merito: certamente mister Phillips dice quello che pensa; gli andrebbe un attimo ricordato che dovrebbe anche pensare a quello che dice…
C’è poi l’iniziativa giudiziaria promossa dal sindaco di Amatrice, la querela al settimanale francese “Charlie Hebdo”, per alcune vignette di indiscutibile volgarità. E’ una denuncia, risponde il direttore Laurent Sourisseau, “che non ci fa alcuna paura. Di vignette come questa ne abbiamo fatte decine…Trovo sproporzionato questo chiasso per una vignetta. Abbiamo fatto in passato vignette simili su Bruxelles, sul terremoto ad Haiti, e nessuno ha protestato. La morte è un tabù, qualche volta bisogna provare a trasgredire”.
Difesa decisamente debole. Chiunque sia quel “Felix” autore delle vignette, non fa ridere, disegna male, non fa satira, non viola alcun tabù, non trasgredisce. La satira ha il “dovere” di essere implacabile, corrosiva, scomoda e aggressiva. Quelle vignette non sono nulla di tutto ciò. “Felix” ha solo disegnato delle cretinate, è una cretinata quella di Sourisseau, di difenderlo.
Lasciamoli dunque perdere, i cretini. Vediamo piuttosto chi ha “pagato” per i lutti e il dolore provocati non tanto dai terremoti, ma dalle omissioni, dai mancati controlli, da quello che si sarebbe dovuto fare e non si è invece fatto per scongiurare quello che poi è accaduto.
La storia di quarant’anni di disastri dice che le indagini per accertare responsabilità e colpe sono inevitabilmente complesse, lunghe, difficili; terreno dove sguazzano gli azzeccagarbugli, dove i legulei la fanno da padrone.
In Emilia il terremoto del 20 e del 29 maggio del 2012 provoca 27 vittime quasi tutti uccise dal crollo di capannoni industriali. Si aprono una quindicina di fascicoli, una cinquantina di indagati. Quattro anni dopo una dozzina di imputati, tre i processi, cominceranno nel 2017. Per ora nessuna condanna.
Terremoto dell’Aquila: una cinquantina gli indagati; 15 i processi, nove le condanne, tre gli arresti. Quel terremoto, il 6 aprile del 2009 provoca 309 morti, un migliaio di feriti, 65 mila sfollati. Tutti fascicoli aperti da una procura, che fa i conti anche con una decina di vicende legate alla ricostruzione, fra camorra, ‘ndrangheta, corruzioni di varia natura, frodi e difetti di edificazione. Delle inchieste giunte al capolinea della Cassazione, la più clamorosa è quella nei confronti membri della Commissione Grandi Rischi, l’organo scientifico consultivo della Presidenza del Consiglio dei ministri che a cinque giorni dalla tragedia aveva rassicurato gli aquilani escludendo il rischio di un forte terremoto. Nel novembre 2015 la Cassazione assolve i sei esperti e condanna a due anni l’ex vice capo dipartimento della Protezione civile.
Terremoto del 31 ottobre 2002, quello che provoca il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia, muoiono 27 bambini e una maestra. Dopo dieci anni si arriva alla condanna definitiva: cinque anni ad alcuni tecnici e amministratori, buona parte della pena evaporata grazie a un indulto.
Il terremoto in Irpina: la Procura di Sant’Angelo dei Lombardi emette una raffica di comunicazioni giudiziarie, ipotizza i reati di omicidio colposo, crollo di edificio a carico di 107 presone: costruttori, progettisti, amministratori, ritenuti responsabili di non aver rispettato le norme antisismiche per edifici che nel crollo uccidono centinaia di persone. Inchieste che non approdano a nulla: chi finisce sotto inchiesta esce indenne grazie alla prescrizione.
Terremoto del Friuli, 989 morti, 45mila senzatetto. Il Pubblico Ministero ricorda: le indagini sugli edifici crollati? Nessuna. Nessuna inchiesta per omicidio colposo o disastro colposo legate alla costruzione di case, palazzi, capannoni venuti giù: perché non abbiamo trovato edifici costruiti con la sabbia; ma anche perché 40 anni fa non esisteva la normativa antisismica di oggi. Ma al di là di queste considerazioni bisogna dire che la ragione dei crolli è tutta nell’intensità del terremoto, violentissimo, senza precedenti.
Incrociamo le dita e tocchiamo legno, per quanto riguarda le inchieste appena iniziate per il terremoto di un mese fa in Lazio e nelle Marche; quanto a “Charlie Hebdo”, a questo punto, che vada a farsi benedire, lui e le sue vignette.