E’ morto Marco Pannella. Aveva 86 anni. Le sue condizioni si erano aggravate ieri pomeriggio e il leader radicale era stato ricoverato in ospedale. Dallo scorso marzo si erano intensificate le notizie su un aggravamento delle sue condizioni (soffriva di un tumore ai polmoni e uno al fegato). A darne la notizia, Radio Radicale, mandando in onda il requiem di Mozart
Volete ricordare Marco Pannella come probabilmente a lui piacerebbe essere ricordato? Trovate su internet o nella vostra collezione di dischi o compact i requiem di Mozart, e ascoltateli. Ci sarà anche lui, a sentirli con voi.
Sì, amava Mozart, Pannella; al punto di aver convinto la sua “Radio Radicale” a farne la colonna sonora; molte altre cose, amava: la poesia, per esempio, e te ne accorgevi quando ascoltandolo spaziava da Giacomo Leopardi a Arthur Rimbaud, da Charles Baudelaire a Paul Valery. Dunque, ricordiamolo così Marco: “Sempre caro mi fu quest’ermo colle,/E questa siepe, che da tanta parte/Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude…”.
Non si può, in una manciata di righe, sintetizzare una vita come quella di Pannella… E’ stato, è, un gigante; è l’uomo che affascina Ignazio Silone e Pier Paolo Pasolini; che stana dal suo riserbo Leonardo Sciascia, che gli dice: “Hai bussato perché sapevi che era già aperto”, e accetta di essere deputato del suo partito, lo definisce “l’unico politico che ha il senso della legge, del diritto, della giustizia”. E’ l’uomo che allo scrittore Elio Vittorini fa dire: “Siete i soli coopernicani che conosco”. E’ l’uomo che salva Enzo Tortora dal castello di infamie che i camorristi gli hanno cucito addosso; è l’uomo che fa “volare” Domenico Modugno, colpito da un male che lo paralizza su una carrozzella…
Pannella: l’uomo dai cento e più digiuni, i primi a Parigi, con un anarchico contro la guerra in Algeria; e poi contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia, fino agli ultimi, drammatici, della fame e della sete, per l’amnistia e la giustizia. E’ l’uomo delle marce, dei sit-in, dei cento referendum. Erede di Ernesto Rossi e di quella pattuglia che gravita attorno al settimanale “Il Mondo”, reduci del Partito d’Azione e di Giustizia e Libertà, e gli studenti dell’Unione Goliardica Italiana.
Con Loris Fortuna e Antonio Baslini è il padre della legge per l’istituzione del divorzio. Sempre con Fortuna, Adele Faccio, Emma Bonino, Gianfranco Spadaccia, della legge che depenalizza l’aborto. E ancora: la legge che consente ai diciottenni di votare, la legge sull’obiezione di coscienza, il nuovo diritto di famiglia, l’abolizione del vecchio regime manicomiale, la legalizzazione delle sostanze stupefacenti… Con Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, con Piero Welby per la dignità della vita e della morte; e da sempre per i diritti dei detenuti e le questioni legate alla giustizia.
Anticlericale, eppure sensibilissimo alle ragioni dei credenti. Nel 1979 elabora un documento politico sottoscritto da oltre cento premi Nobel in cui si tratteggiano le coordinate della lotta contro quello che definisce l’olocausto dei nostri tempi, la morte per fame e povertà di masse di persone del terzo e del quarto mondo. Un impegno caratterizzato da digiuni e marce pasquali che si concludono in Vaticano. Giovanni Paolo II lo definisce: “Il nostro amico Marco Pannella”.
Ha concepito un partito aperto, dove chiunque può iscriversi, italiani e stranieri, anche con altre tessere, premi Nobel a fianco di ergastolani, e nessuno può essere espulso. L’unica condizione è pagare annualmente la tessera. E’ il partito che per primo elegge segretario una donna, Adelaide Aglietta; poi uno straniero, Jean Fabre; che varca i confini nazionali e diventa transnazionale, ed elegge per segretario un avvocato musulmano credente del Mali, Demba Traoré.
Pannella: l’uomo capace ogni volta di meravigliare, corpo e anima di mille battaglie, erede di quel filone politico e culturale che si snoda da Gandhi a Martin Luther King, ad Aldo Capitini; e che alla rigorosa pratica nonviolenta ha sempre aggiunto la costante difesa della legge e del diritto; che ha fatto della disobbedienza civile la sua bandiera, eretico e scandaloso sempre, come chiedevano Vittorini e Silone, come voleva Pasolini, come piaceva a Sciascia.