Dalla mancanza di decoro alla querela passando per Giletti. Succede se si parla di una città come Napoli. I fatti sono noti ai più, forse persino oltreoceano perché Napoli fa notizia al di qua e al di la' del mare. Li riassumiamo: domenica 1 novembre durante l'Arena, programma TV della Rai, il giornalista Massimo Giletti decide che seppur l'argomento della puntata fosse la polemica sull'utilizzo dei biglietti per le partite del Calcio Napoli da parte dei nostri consiglieri comunali, decide, dicevamo, che "Napoli è indecorosa", che insomma, i biglietti allo stadio sono poca roba rispetto ai veri problemi di Napoli, città "indecorosa". E polemica è stata. Napoletani scatenati, e giustamente verrebbe da dire. Sui social, soprattutto: dall'hashtag "twitteriano" #GilettiTaci, a chi annuncia di non voler pagare più il canone Rai che dal prossimo anno il Governo metterà nella bolletta dell'Enel. Lanciata la bomba, quella di Giletti, si raccolgono i cocci che il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ci mette un attimo a trasformare in querela con richiesta di risarcimento milionaria nei confronti del giornalista. Che dalla sua, prima tenta di ribadire la sua posizione, poi canta "O' sole mio" in segno di pace. Ma non basta e il penta stellato Roberto Fico non lascia passare. Ovviamente c'è anche chi sostiene la posizione di Giletti, dall'opposizione politica a De Magistris a personaggi più o meno pubblici che parlano di napoletani-ipocriti-e-affetti-da-vittimismo-congenito.
Questi dunque i fatti principali e tralasciamo commenti e polemiche. Ad una settimana da quell'indecorosa frase, si può ragionare fuor di furore di popolo. E dunque, chiariamo: che Napoli sia una città a sé, una città unica Mondo nel suo genere, è risaputo. Nel bene, ma troppo spesso nel male, Napoli ha le sue regole, le sue abitudini, i suoi rituali. Napoli è come quel vecchio slogan di uno spot per scarpe: o la odi o la ami, vie di mezzo non sono concesse. Se la odi, ne odi il traffico caotico di chi rallenta l'auto per guardare il mare. Ne odi la lentezza che sa di pigrizia, la rassegnazione che sa di abbandono. Ne odi la gente, sempre troppo presente, sempre troppo invadente. Ne odi le strade antiche e piene di buche. Ne odi i vicoli stretti, habitat di delinquenti e camorra. Ma se la ami, la ami tutta. Ne ami il panorama surreale del cielo che tocca il mare col benestare del Vesuvio. Ne ami il ritmo lento e il caffè, rituale di una città che ne ha fatto il simbolo della sua pacatezza. Ne ami la gente, sempre presente, sempre disponibile, sempre calorosa, divertente. Ne ami le strade antiche ricche di memoria storica mai abbandonata. Ne ami i vicoli stretti, i suoni, gli odori, i rumori. Ne ami la pizza, la poesia, la magia. Ne ami i tifosi della squadra di calcio. Ne ami il culto decennale e intramontabile di Maradona. La differenza sta tutta qui: nello scegliere se odiarla o amarla. E non vengano a parlarci di patriottismo partenopeo in una città sempre troppo vittima di chi non ne voleva ammettere la grandezza, sempre bistrattata, usurpata, usata e avvilita. Che a secoli di sfruttamento, risponde con la sua grandezza e bellezza, con Via Petrarca, Napoli Sotterranea e San Martino. Ma Napoli è anche appunto, camorra, criminalità, mala sanità e mali servizi. Napoli è questa. E nessun napoletano sano di mente si sognerebbe mai di negarlo. Ma nessun napoletano si sognerebbe mai di non difendere la sua città, così come una mamma difende un figlio 'nsisto (discolo): che il bimbo è tremendo lo può dire la sua mamma, che lo dice comunque con amore. Ecco perché Napoli insorge: per giudicarla questa città, e per criticarla anche, bisogna viverla. Non basta venirci una volta a settimana, magari ad intascare il gettone per la presenza in una delle tante trasmissioni di calcio delle emittenti locali. Non basta davvero, anche perché, verrebbe da chiedersi, se Napoli è tanto "indecorosa" perché venirci? E soprattutto, quand'è che esattamente un napoletano ha pregato qualcuno di metterci piede? Mai, credeteci. Anche perché le cose belle non si lascia che qualcuno che non le apprezzi, corra il rischio di sciuparle.