Il 5 novembre è ormai diventato il giorno in cui l’internauta medio tradizionalmente cita su ogni social network possibile il monologo recitato da Hugo Weaving (Il Signore degli Anelli, Matrix) nel film V for Vendetta. E come ogni tradizione che si rispetti spesso la si celebra senza conoscerne davvero le origini, “smarrite” nei meandri della condivisione irrefrenabile di video YouTube, a volte ignorando anche chi sia l’attore dietro quella maschera, per intenderci.
“Remember remember / the fifth of November”, così recitano i primi due versi della celebre filastrocca per bambini, utile a “non dimenticare mai” la cosiddetta Congiura delle polveri, ordita a Londra nel lontano 1605, ai danni dell’allora sovrano d’Inghilterra, Giacomo I e contro la sua politica anticattolica. Il complotto mirava a far saltare in aria il Parlamento, con l’ausilio di 36 barili di polvere da sparo, nascosti opportunamente nei sotterranei del palazzo. La notte del 5 Novembre, appunto, era tutto pronto quando, grazie a una lettera anonima, il re fu messo al corrente di quanto si stava complottando alle sue spalle e fu così in grado di intervenire. Successivamente, le guardie del re bloccarono uno dei ribelli, Guy Fawkes, poco prima che riuscisse ad accendere la miccia per far partire l’esplosione.
Fu così che il re ordinò i festeggiamenti atti a celebrare lo scampato pericolo, inaugurando la Bonfire Night, poi celebrata ogni anno nel medesimo giorno, con l’obiettivo di ringraziare Dio per l’esito infelice della cospirazione. Durante la notte, i cittadini preparano anche un fantoccio ,che viene poi fatto bruciare nel falò, rappresentante lo stesso Guy Fawkes, tanto che la ricorrenza è soprannominata anche Guy Fawkes Night. Figura per anni bistrattata, Guy Fawkes è stato riabilitato solo in tempi successivi. Oggi, in patria, la celebrazione è ormai più festosa che politica, eppure, per uno scherzo della sorte, il ricordo del 5 Novembre ha finito per significare l’esatto opposto delle volontà iniziali del re.
La storia, infatti, ha raggiunto prima i fumetti, con la graphic novel scritta dal mitico Alan Moore (Watchmen) e poi, ovviamente, il cinema. Superfluo e, ormai, quasi anacronistico discutere dell’indiscutibile importanza di uno dei comic-movie più atipici e indimenticabili del genere; nonché della cifra tecnica sfoggiata dal regista James McTeigue; o ancora di quella narrativa, figlia di una delle sceneggiature più ispirate dei fratelli Wachowski, autori, sì, di Matrix ma in seguito anche di flop artistici, o presunti tali, come Speed Racer o Cloud Atlas (di recente, però, tornati in auge grazie alla serie Netflix Sense 8, di ben altra fattura). Il film è ricco di riferimenti, letterari, musicali e cinematografici, molti abbastanza chiari e palesi. Sono tante, dopotutto, le influenze artistiche da cui V per Vendetta è scaturito, come il 1984 di George Orwell e la sua dittatura distopica e altrettanti sono forse i condizionamenti derivanti dal film, basti pensare solo al recente fenomeno televisivo Mr. Robot.
Malgrado il geniale autore del fumetto si sia infatti dissociato (come è solito fare) dalla pellicola, il suo disegnatore David Lloyd, che a detta dello stesso Moore ha pensato a Guy Fawkes per la maschera di V, ha affermato di essere felice che questa sia utilizzata come “simbolo di rivolta” popolare contro la tirannia. Lo sfondo politico è d’altro canto importante nel film, che usa, tra le tante, immagini di repertorio del G8 di Genova e fa espliciti richiami ai campi di concentramento dell’epoca nazista. In questo modo, ha finito per essere utilizzato come marchio, nella realtà politica e sociale, di manifestazioni come la Million Mask March che ormai da anni, proprio il 5 novembre, vede migliaia di persone marciare in centinaia di città del mondo contro il potere e la disuguaglianza.
A New York già dalla mattinata di giovedì 5 novembre, gli attivisti si sono radunati davanti alla City Hall; poi, a partire da Union Square, all'ora di punta i vendicatori mascherati si riverseranno per le strade della città. Organizzata dal gruppo di hacker Anonymous, la Million Mask March è stata poi sposata dagli Indignados spagnoli, fino al “nostro” Beppe Grillo e i suoi V-Day. Un fenomeno globale che rischia di sfociare nel controsenso, come tanti altri esempi del genere (leggi: Che Guevara), visto che quel simbolo rappresenta un vero e proprio brand commerciale.