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Il Papa “rivoluzionario” degli “altri” cristiani di New York

Silvia ScaramuzzabySilvia Scaramuzza
L'interno della Trinity Lutheran Church ad Astoria, Queens

L'interno della Trinity Lutheran Church ad Astoria, Queens

Time: 4 mins read

Con l’arrivo del papa a New York la città è in grande fermento e, nonostante il traffico continuo, si respira un’atmosfera quasi spirituale. I cattolici sono molto emozionati per l‘evento, e anche al Palazzo di Vetro si sente l'attesa, perché è la prima volta che un papa viene proprio all’apertura dell’Assemblea Generale. Ma gli altri cristiani di New York, i protestanti, cosa ne pensano di Francesco?

Domenica sono andata in una piccola e graziosa chiesa luterana ad Astoria, nel Queens (la Trinity Lutheran Church), giusto un piccolo campione per sondare come questo papa è sentito anche da i non cattolici. L’accoglienza dei fedeli è stata al di sopra di ogni aspettativa. Visto che non ero mai entrata in una chiesa luterana, non sapevo come comportarmi e mi sentivo un po’ fuori luogo. Invece, appena conclusa la funzione, mi hanno fatto gentilmente accedere a una saletta, dove ogni domenica si tiene un rinfresco. Il cibo è sempre un ottimo modo per entrare in contatto con le persone. L’ambiente è molto rilassato e non sembra affatto di stare a New York. Nel tavolo accanto ci sono delle vecchiette greche che parlano dei loro figli, uomini sulla mezza età e moltissimi ragazzi giovani. Seduto a fianco a me c’è un signore che si chiama Turk. D’un tratto una signora si avvicina e gli fa: “Allora, quando è che ti sposi e  metti su famiglia?”. “Mah – dice Turk – non so”. Appena la signora se ne va, Turk abbozza un sorriso malizioso e mi fa: “Credo che si sia scordata di aver conosciuto già due dei miei ex-fidanzati”.

Chiesa fuori

L’esterno della Trinity Lutheran Church ad Astoria, Queens

Turk mi racconta che lavora per il Presidente del boroughs del Bronx e poi, una volta rotto il ghiaccio, inizia a parlare del papa. “Francis mi piace molto, più degli altri. Quello che mi affascina di lui è il suo modo di comunicare. È inclusivo e simpatico. Credo che sia un papa visionario. Concordo e condivido le sue opinioni riguardo alle questioni sociali e non mi infastidisce il fatto che ogni tanto prenda delle posizioni politiche. Il capitalismo così com' è oggi non funziona più e penso che questo derivi dal fatto che sta erodendo le basi su cui è stato fondato. Pensa alla fiducia: se uno non si fida di qualcuno, non gli presterà di certo del denaro. Più o meno questo è quello che è accaduto in Grecia. Gli investitori non si sono più fidati e hanno deciso di ritirare dal paese i propri capitali. Se tutti li ritirano però, gli investimenti diventano più rischiosi e quindi i tassi di interesse crescono. Questo avviene perché il mercato a volte si comporta in maniera irrazionale, soprattutto quando non è regolato. Ci vogliono regole. Insomma, sebbene io sia un liberale, condivido il suo attacco nei confronti dei paesi capitalisti e dei loro squilibri”.

Una giovane donna, Katie, ha ascoltato la conversazione e ci sembra pronta ad intervenire. Capiamo subito che condivide alcune idee politiche del papa. Katie ha 25 anni ed è del New Jersey, ma vive a New York dove insegna matematica in un liceo. “La cosa che più mi entusiasma di questo papa è il modo in cui ha favorito il disgelo fra Cuba e gli Stati Uniti. Certo, i tempi di riavvicinamento sono lenti, ma ci sono tutti i presupposti per una buona riuscita dell’accordo. Riguardo al tema degli abusi sessuali da parte dei preti, invece, non so fino a che punto Francesco possa cambiare le cose. Staremo a vedere cosa succederà”.

Ecco Julie, che invece non bada alla politica. Ha 32 anni e lavora in una piccola casa editrice a Manhattan. Mentre si fa strada tra la gente che esce dalla chiesa, dice: “Il papa mi piace perché sta riportando la chiesa alla sua purezza originaria. Il messaggio di base della chiesa è quello di accogliere le persone, chiunque esse siano, indifferentemente dall’estrazione sociale, dal genere e dall’orientamento sessuale. Questo è quello che il papa afferma nei suoi discorsi. La scelta del nome Francesco rispecchia pienamente gli ideali di cui è portatore. Anche il suo stile di vita è simile per certi versi a quello di San Francesco, solo in tempi moderni. La macchina che usa è vecchia e ho letto che ogni tanto prende i mezzi pubblici. Poi va in mezzo alla gente e gli stringe la mano. Sembra un padre, un amico, una persona vicina insomma”.

Per Jake, ventenne originario del Minnesota, studente della NUY,  invece la scelta di questo papa è stata una strategia di marketing attuata dalla Chiesa per attirare i fedeli: “Sempre meno giovani oggi credono in Dio. Questo credo sia valido per gli Stati Uniti come per l’Europa. Papa Francesco ha una carica tale che potrebbe essere ascoltato anche dai giovani che hanno perso la fede. Insomma la Chiesa potrebbe averlo designato apposta per riconquistare quel potere che gradualmente stava perdendo. Però, secondo me, i cardinali che hanno scelto papa Francesco non si aspettavano una carica rivoluzionaria simile. Credo che volessero sì una rivoluzione, ma delicata. Invece si sono ritrovati un Che Guevara in casa vestito di bianco. Insomma, la Chiesa avrà pure eletto Francesco per riconquistare il consenso popolare, ma ha finito per portare un cavallo di Troia dentro il Vaticano stesso. Tutto questo è grandioso. Il papa ha stupito tutti: i cardinali, i cristiani, gli atei e i politici. Sono totalmente dalla sua parte”.

Un visionario, un comunicatore, un rivoluzionario. Chissà cosa combinerà il papa nel corso di questo viaggio negli Stati Uniti. Francesco è ancora a Cuba ma mancano ormai pochi giorni al suo arrivo negli USA. Dall’incontro con Raul Castro, al discorso in Plaza de la Revolucion, passando per la Casa Bianca e il Congresso e per arrivare infine a New York. Una settimana ricca di eventi, vediamo come Francesco risponderà alle aspettative. 

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Silvia Scaramuzza

Silvia Scaramuzza

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