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June 16, 2015
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Due giorni di caos e il sindaco di Milano, Pisapia, sbotta: “Basta migranti!”. E in Sicilia, allora?

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 4 mins read

E’ bastato il primo “No” della Francia al passaggio di migranti dalle proprie frontiere per mandare in tilt Milano. Così, il caos che in città della Sicilia come Pozzallo, Porto Empedocle è da anni un fatto ordinario, nella città meneghina non può durare più di qualche giorno. E infatti il sindaco, Giuliano Pisapia, supponiamo facendosi interprete degli umori della città, ha lanciato l’avvertimento al governo nazionale: “Più di così Milano non può fare”. Ci mancherebbe!

In Sicilia – dove sbarca il 90 per cento dei migranti che arrivano in Italia con i barconi – una frase del genere non potrebbe essere pronunciata. In Sicilia i migranti arrivano dal mare e vanno accolti. Ed è giusto che sia così. Ma la Sicilia, che non solo accoglie i migranti, ma ne ospita più di qualunque altra Regione italiana (i dati ufficiali non sono veritieri, perché i numeri reali sono di gran lunga maggiori), non si sognerebbe mai di dire: “Basta migranti”.

Ieri, sulla rete, l’articolo scritto dal professore Massimo Costa (che potete leggere qui) ha suscitato reazioni giuliano pisapiadi vario genere. E giudizi trancianti, soprattutto da parte di chi sostiene che dobbiamo accogliere tutti i migranti, a oltranza. Chi pensa questo dà del “razzista” a chi sostiene il contrario. E sulle tesi del professore Massimo Costa ne hanno dette e scritte di tutti i colori. Detto questo, sarebbe interessante sapere cosa pensano i teorici dell’accoglienza di migranti senza limiti (e si spera anche senza confini) delle parole pronunciate ieri dal sindaco di Milano, Pisapia, che, lo ricordiamo, non è un leghista, ma un uomo di sinistra che ha militato in Rifondazione comunista.  

Pisapia (nella foto in alto, a destra, tratta da cronacamilano.it), ieri, ha detto che “l’amministrazione e la città (di Milano ndr) hanno già fatto la loro parte, e continueranno a farla”. Ma, pur riconoscendo che “la catena di solidarietà è stata straordinaria”, il sindaco chiede “che non vengano inviati ulteriori profughi in città”. Per carità: i migranti non vanno solo accolti: vanno anche gestiti. E quando sono tanti, beh, gestirli non è facile. E i disagi, per tutti, sono assicurati. Ma provate a immaginare se il sindaco di Pozzallo o di Porto Empedocle, o di una qualunque cittadina siciliana, una bella mattina, dopo aver fatto sbarcare i soliti 3 mila 4 mila migranti, dovesse pronunciare le parole del sindaco di Milano: “La catena di solidarietà è stata straordinaria, ma adesso basta migranti”. Che succederebbe?

Le anime belle dell’accoglienza ad ogni costo insorgerebbero e comincerebbero a definire “razzisti” ai sindaci siciliani. Se le stesse parole le avesse pronunciate il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, il “solito leghista”, gliene avrebbero detto di tutti i colori. Però se lo stesso discorso arriva dal sindaco di Milano, beh, tutto normale. Insomma, il caos dei migranti in Sicilia e la scabbia sono fatti ordinari, ma Milano – dove i migranti si chiamano "Profughi" – diventano problemi (anche se nel caso della scabbia non sono problemi gravissimi, come raccontiamo in questo articolo). E rischiano di continuare ad esserlo se la Francia e altri Paesi europei, in barba al Trattato di Schengen, dovessero decidere di non accogliere più migranti.

Che dire? Che l’Italia resta un Paese profondamente sbagliato. Oggi, sempre sul nostro giornale (come potete leggere qui), parliamo delle Ferrovie italiane. Dove si dà per scontato che la cosiddetta alta velocità ‘deve’ essere un fatto normale sopra la linea gotica (cioè nel Centro Nord). Mentre nel Sud si dà altrettanto per scontato che i collegamenti ferroviari debbano essere deliranti. Si dà per scontato che gli investimenti debbano andare tutti al Centro Nord e solo le briciole – se rimangono – al Sud (appena qualche mese addietro l’ex Sottosegretario Graziano Delrio ha tagliato tutti gli investimenti delle Ferrovie nel Sud in favore del Centro Nord: e non glien’è fregato niente a nessuno, a parte le lamentele dei ‘soliti meridionali’, che in Italia non contano nulla).

Oggi, con le dichiarazioni del sindaco di Milano, Pisapia, scopriamo che c’è anche una questione meridionale per l’accoglienza e la gestione dei migranti: se arrivano – e arrivano, eccome se arrivano! – al Sud, soprattutto in Sicilia, tutto è regolare. Se piombano al Nord e non possono essere sbolognati in quattro e quattr’otto ai francesi, ai tedeschi o, in generale, ad altri Paesi europei, ecco che la questione diventa un problema nazionale, da affrontare e risolvere con vertici ministeriali e quant’altro.

La verità è che l’inchiesta Mafia Capitale e, adesso, la chiusura delle frontiere, come ci capita di scrivere in questi giorni (come potete leggere in questo articolo), ha spezzato un sistema truffaldino che presupponeva la possibilità di sbolognare il 90 per cento dei migranti che arrivano in Italia ad altri Paesi europei, al netto, ovviamente, di quelli che, stipati nei centri di accoglienza, debbono fare ingrassare gli affaristi di Mafia Capitale e tutti gli altri delinquenti non ancora scoperti (e tra questi ci sono pure gli scafisti che rimangono, in assoluto, quelli che in questa partita guadagnano di più).

Renzi dice che, di fronte alla chiusura delle frontiere, ha il piano B. L’attuale capo del governo italiano e leader del PD usava gli stessi toni e manifestava le stesse certezze anche prima delle elezioni amministrative di due giorni fa: e si è visto com’è andata a finire…

Sì, noi siamo proprio curiosi di vedere come va a finire. Con una precisazione per il sindaco ‘progressista’ di Milano e per i ‘buonisti’ dell’accoglienza a oltranza: la chiusura delle frontiere, ammesso che regga, non potrà significare che tutti i migranti che sbarcheranno in Italia resteranno al Sud nel silenzio generale. Questa volta il paradigma dei due pesi e delle due misure non reggerà, se non altro perché i migranti considerano l’Italia una stazione di passaggio verso il Nord Europa. E al Nord del nostro Paese ci andranno comunque per tentare di raggiungere altri Paesi europei.

Che significa questo? Che se non si riapriranno le frontiere, beh, i milanesi dovranno iniziare ad abituarsi al caos.

Foto tratta da lombardia24news.it

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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