Sono tanti, quarant’anni, com’è noto è più o meno il “cammin di mezza vita”. Il 28 maggio di quarantuno anni fa, a Brescia, a piazza della Loggia esplode un ordigno che provoca una strage: otto i morti, 102 i feriti. Con la strage di Milano a piazza Fontana del dicembre 1969, a quella del treno Italicus dell’agosto 1974 e la strage alla stazione di Bologna dell’agosto 1980, uno degli attentati più gravi dell’Italia repubblicana. A Brescia quel giorno, c’è un comizio del sindacato; la piazza è piena di gente. Ed esplode la bomba. Per destabilizzare, si dice. In realtà quello, come gli altri attentati, serve a puntellare, a consolidare l’esistente, che viene messo in discussione.
A Milano, per quella strage, 41 anni dopo, si celebra un processo. L’ennesimo. Imputati un estremista di destra, l’ottantenne Carlo Maria Maggi, e un informatore dell’allora servizio segreto SID, Maurizio Tramonte. Ultimo atto, per ora, di una sconcertante vicenda processuale.
Quarantun anni che hanno visto passare tre inchieste differenti, ognuna delle quali ha generato processi finora conclusi tutti con proscioglimenti e assoluzioni per mancanza di prove. Si comincia cinque anni dopo la strage, nel giugno 1979: i giudici della Corte d'assise di Brescia condannano all'ergastolo il neofascista Ermanno Buzzi e a dieci anni Angelino Papa, mentre assolvono gran parte delle 16 persone inizialmente incriminate.
Il 2 marzo 1982 i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Brescia assolvono tutti gli imputati.
Il 23 marzo 1984 si apre un’inchiesta bis, tre gli imputati neo-fascisti imputati.
Il 30 novembre 1984 la Cassazione annulla la sentenza di appello e dispone un nuovo processo.
Il 20 aprile 1985 la Corte di Assise di Appello di Venezia assolve nuovamente tutti gli imputati.
Il 23 maggio 1987 l’inchiesta-bis aperta tre anni prima approda in aula. Tutti gli imputati vengono assolti.
Il 25 settembre 1987 la Cassazione conferma la sentenza assolutoria dei giudici della Corte d'Appello di Venezia.
Il 10 marzo 1989 la Corte d'assise d'appello di Brescia assolve, con formula piena, gli imputati dell’inchiesta bis già assolti in primo grado.
Il 3 novembre 1989 la Cassazione conferma le precedenti assoluzioni degli imputati dell’inchiesta bis.
Nel 1993 prosciolti gli ultimi imputati dell’inchiesta bis; e se ne apre una terza nei confronti di alcuni estremisti di destra e persone legate ai servizi segreti.
Nel novembre 2010 i giudici della Corte d'assise di Brescia li assolvono.
Aprile 2012 la Corte d'Assise d'Appello conferma le assoluzioni.
Febbraio 2014, la Cassazione annulla la sentenza di assoluzione e dispone un nuovo processo. Quello che si sta celebrando.
Giulietta Banzi Bazoli, 34 anni, insegnante; Livia Bottardi, 32 anni, insegnante; Clementina Calzari, 31 anni, insegnante; Euplo Natali, 69 anni, pensionato, ex partigiano; Luigi Pinto, 25 anni, insegnante; Bruno Talenti, 56 anni, operaio; Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante; Vittorio Zambarda, 60 anni, operaio; 102 feriti e le loro famiglie attendono, da quarantun anni di sapere chi ha messo quella bomba, chi ha ordinato di collocarla e di farla esplodere e chi ha coperto e protetto per tutto questo tempo gli assassini. Anche questo dover attendere, è strage di diritto, di legalità; anche questo non sapere pur sapendo, è diritto negato alla conoscenza. Al diritto di tutti al diritto.