In attesa di rivederlo a New York, dove ha in programma di presentare lo spettacolo alle Nazioni Unite, abbiamo incontrato Massimiliano Finazzer Flory a Milano, dove, per tutta la durata dell’Expo, sta portando in scena il suo Leonardo ogni sabato al Museo della Scienza e della Tecnica. Attore, regista e drammaturgo, Finazzer Flory si è trasformato in Leonardo da Vinci per raccontare il contributo del genio rinascimentale all’evoluzione del pensiero moderno nel suo spettacolo Essere Leonardo da Vinci che lo vede vestire i panni dell’artista-inventore e rispondere alle più svariate domande, in una sorta di “intervista impossibile” accompagnata da danze d’epoca.
Lo spettacolo ha esordito negli Stati Uniti e, a New York, è andato in scena alla Morgan Library a fine aprile dove è stato accolto dai lunghi applausi di un pubblico italiano e americano. L’America, si sa, ha un debole per il nostro da Vinci e vederlo materializzarsi su un palco e rispondere in lingua rinascimentale a domande, in inglese, su ogni tipo di argomento, non è cosa di tutti i giorni. Il costume indossato dall’attore, con la lunga barba tipica dell’iconografia leonardesca, i modi assorti e meditativi, l’acume e l’ironia delle risposte, completano l’effetto verità di uno spettacolo unico nella sua semplicità. Il testo è costruito sugli scritti originali del da Vinci e in particolare sul Trattato di Pittura che Finazzer Flory ha attentamente studiato per preparare lo spettacolo.
Sul palco, Leonardo riceve una sfilza di domande da un intervistatore genuinamente interessato a comprendere il suo pensiero ed essere messo a parte di tanta scienza. In discussione, i massimi sistemi: si va dalla natura alla scienza, dall’arte al rapporto tra le arti, dalla guerra alla religione, fino a toccare passaggi della biografia dello scienziato, la sua infanzia, il suo coinvolgimento nei fatti dell’epoca, la sua città d’adozione, Milano. Leonardo risponde alle critiche dei suoi nemici, spiega l’animo umano, profetizza il volo dell’uomo e dispensa aforismi e sentenze. Il punto di vista dell’uomo trapela inconfondibile tra le discettazioni filosofiche. A volte Leonardo finisce per spazientirsi, provocando un vivo effetto comico, quando l’intervistatore, a volte sopraffatto dalla quantità di informazione e la complessità del ragionamento, lo costringe a spiegarsi e a tornare su alcuni argomenti.
Attraverso le parole dell’inventore, lo spettatore compie un viaggio nell’animo e nel cervello umano, oltre che nella cultura occidentale, partendo dal passato per guardare a un presente e a un futuro in cui il pensiero leonardesco, con la sua umanistica ricerca, è ancora alla base della contemporanea cultura della tecnologia. Lo spettacolo si trasforma così in una sorta di seduta di autocoscienza in cui le parole di Leonardo fanno da guida, in un percorso di conoscenza intima e sociologica al tempo stesso.
A Milano lo spettacolo va in scena nei sotterranei del Museo della Scienza e della Tecnologia che porta il nome dell’inventore rinascimentale. Qui, in una sala scura e piena di macchinari, Leonardo appare come in un’aura magica, quasi fosse uno stregone o un sacerdote delle scienze e delle tecniche. L’intervistatore cambia ad ogni replica e la lista comprende personaggi di spicco come gli storici d’arte Philippe Daverio, Vittorio Sgarbi e Claudio Strinati, il filosofo Giulio Giorello, il biologo Edoardo Boncinelli, lo scienziato Mauro Ferrari.
Nel corso dei sei mesi di Expo, Finazzer Flory porterà lo spettacolo anche nella suggestiva Sagrestia del Bramante della Basilica di Santa Maria delle Grazie dove in questi mesi sono esposti alcuni studi di Leonardo. Poi, ad ottobre, il ritorno negli USA: il 13 a Houston (Texas) e poi il ritorno a New York, con date e location ancora da definire. Di sicuro, ora che è arrivato nel Ventunesimo secolo, Leonardo da Vinci non ha nessuna intenzione di starsene con le mani in mano.