Napoli ha abbracciato il suo Papa, quell'uomo venuto da un posto lontanissimo del mondo. Una giornata particolare, lunga, intensa.
Più che una cronaca, la mia, è un racconto di una giornata di sentimenti, di emozioni forti, di riflessione. Io sono napoletana, sono nata a Napoli, dove ci sta il mare, cantava Pino Daniele, e Papa Francesco, nella città del Vesuvio, della rivoluzione del 1799 e del Napoli di Maradona, è ancora di più il mio Papa. Il Papa dei Sud del mondo. È il Papa del cambiamento, della rivoluzione, di una Chiesa come casa di Cristo e non solo sede di alti e ricchi prelati. il Papa è cool, poi… È argentino, e basta questo per fare subito goal a Napoli, perché si sa, a noi napoletani gli argentini ci piacciono assaie. È stato il goal dell'abbraccio di Gesù. Il suo messaggio è stato chiaro "fate largo alla speranza", quella speranza unica energia che ci resta, o quasi, in un momento drammatico per l'Italia.
La sua durezza sulla corruzione che spuzza – così ha detto: “spuzza, i corrotti spuzzano” – rappresenta quella regola che oggi manca alla nostra politica. Polso, fermezza di fronte al dilagare della corruzione, il vero cancro del nostro Paese.
Oggi è stato un Papa instancabile, ha percorso in lungo e in largo la città a partire, dopo Pompei, dal suo ingresso a Napoli, da Scampia, il quartiere più straziato della città che oggi segue la strada del riscatto sociale. Scampia non è solo Gomorra. E non sono solo parole, ho visto gente di questo quartiere commossa e con una grande compostezza. Una signora mi ha raccontato, mentre aspettavamo Papa Francesco a Scampia, che “questo Papa è Pietro e Gesù. Signuri' io prego per lui perché ho paura e spero che porti avanti la sua grande trasformazione”.
Quando è arrivato in elicottero, eravamo tutti con il naso all'insù è il cuore batteva forte. È stata la festa del messaggio di Cristo, del suo amore, del perdono verso chi commette reati, a seguire invece la strada del bene “mettendo fine alle lacrime delle madri per i propri figli che si sono persi nella vita”, e poi il valore inestimabile della famiglia come bene assoluto della società. Poter sentire finalmente quel “tuono” sul dramma del lavoro, del lavoro in nero o mal retribuito che toglie dignità all'uomo. Quello sfruttamento che diventa schiavitù, lavoratori come schiavi che subiscono i datori di lavoro spietati e sfruttatori: il Santo Padre ha fatto centro. Poi lui è il Papa degli ultimi, dei poveri, penso al suo discorso a braccio tenuto nel Duomo: il Papa ha detto una cosa straordinaria al clero " Ricordatevi della Madonna che è' madre di tutti e portatrice del forte valore della donna". E non solo. Ha raccontato la storia della fondatrice di un ordine, definita da lui, una suora economa di grande forza, che ha aperto molti istituti e che, dopo aver perso i sensi in un pubblico ricevimento, una volta soccorsa, ha ricevuto l'ultimo oltraggio da chi ha testualmente detto "provate a farla rinvenire facendole odorare una banconota…" . Queste parole rivolte al clero hanno ancora sottolineato la volontà del Santo Padre di una Chiesa votata alla povertà.
Oggi mi sono sentita profondamente napoletana, sottosopra per l'entusiasmo di poter raccontare anche io la giornata del Papa a Napoli, mi ha scatenato una forza incredibile con un tour de force iniziato all'alba di questo sabato napoletano. Alla fine mi sembrava di essere in tutti i Sud del mondo e di sentirmi anche io senza fissa dimora perché la vera casa, oggi, era l'abbraccio di Big Bergoglio, il mio, il nostro, il vostro Papa.
Anche San Gennaro, il Patrono di Napoli, che noi affettuosamente chiamiamo "faccia gialla", ha fatto la sua parte: il sangue si è sciolto a metà. Il messaggio è stato chiaro, secondo il Papa: perché San Gennaro vuole dirci che dobbiamo ancora convertirci del tutto. Non basta, dunque siamo solo a metà strada.
Il sole sta calando sul lungomare di Napoli e si va a coricare nel Golfo tra i più belli al mondo. Non so bene cosa sia successo ma qualcosa è cambiato: questa giornata è stata per me uno stato di grazia. Papa Francesco lascia Napoli, ma ormai è nel cuore di Napoli e… “a Maronna t'accumpagne!”.