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March 22, 2015
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Joan Baez, la voce della canzone di protesta in Italia al fianco dei No TAV

Monica StranierobyMonica Straniero
Time: 3 mins read

Per più di 50 anni, Joan Baez è stata una figura centrale nella vita culturale e politica degli Stati Uniti, parte stessa della storia in musica americana. A 15 anni si rifiuta di salutare la bandiera americana, e da allora Baez ha fatto del radicalismo politico e della lotta contro la segregazione razziale, il sessismo, la disuguaglianza e per i diritti civili e sociali e per l'ambiente, la sua ragion d’essere. “Penso che la musica sia probabilmente l'unico mezzo in grado davvero di attraversare tutti i confini, tutte le lingue, e tutti i paesi”, ha spesso ricordato la regina del folk, nel corso della sua vita.

Accusata dalla destra di avere tendenze comuniste quando cantava contro la guerra in Vietnam e di populismo generico, Baez, è diventata in ogni caso il simbolo della disobbedienza civile. E’ il 28 agosto 1963 quando durante la famosa marcia su Washington per il lavoro e la libertà, Joan Baez e Bob Dylan, con il quale intreccia una relazione umana e artistica, cantano When the Ship Comes in. Ad organizzare una delle più grandi marce politiche che gli Stati Uniti avessero mai visto, il pastore protestante e attivista politico Martin Luther King Jr., che in quell’occasione pronunciò il suo leggendario discorso I have a dream. “Se Obama avesse messo la sua genialità, determinazione ed eloquenza a servizio di una causa, sarebbe riuscito a fare molto di più rispetto a quello che ha ottenuto come Presidente degli Stati Uniti”, ha dichiarato Baez all’indomani dei risultati delle elezioni di metà mandato.

Mentre con il passare del tempo Dylan prese le distanze dalla canzone di protesta, Baez è tuttora considerata il vero simbolo di un epoca, del folk e della contestazione. Dopo il suo sostegno agli attivisti di Occupy Wall Street, e il suo incoraggiamento alle primavere arabe, durante il concerto a Roma, seconda tappa del suo tour italiano, dal 7 al 12 marzo, che l’ha portata anche nelle città di Bologna e Milano, la cantante californiana ha voluto dedicare la canzone di lotta Joe Hill al movimento pacifico dei No Tav e alla resistenza degli abitanti della Val di Susa.

Ed è sul palco dell’Auditorium Parco della Musica che con la sua voce da usignolo e la chitarra acustica ripercorre cinquant’anni di “musica ribelle”, tra ballate inglesi classiche e liriche folcloristiche delle più poetiche destinate a diventare dei veri e propri inni per grandi movimenti globali per la rivendicazione dei diritti . Da Blowin’ in the wind, a Farewell Angelina, che prende il nome da una canzone scritta appositamente per lei da Bob Dylan, da It’s all over now Baby Blue, C’era un ragazzo che come te, portato al successo in Italia da Gianni Morandi, l’eterna Imagine di John Lennon, fino alla memorabile Here's to you, la canzone musicata da Morricone, e colonna sonora del film Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo del 1971. La canzone dedicata a Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco, due anarchici italiani emigrati negli Stati Uniti, condannati a morte ingiustamente ed uccisi nel 1927 con l'accusa di duplice omicidio commesso nel corso di una rapina nel Massachusetts. Il verdetto, visto la completa mancanza di prove a loro carico, fu fortemente condizionato dal clima da caccia alle streghe scatenata dal senatore McCarthy contro anarchici e comunisti.

Se in quegli anni le canzoni di Joan Baez potevano rappresentare l'utopia di una società ideale, oggi si esce dal concerto con la sensazione di un fallimento collettivo. Negli Stati Uniti, dove l’illusione che la musica fosse il veicolo di un cambiamento destinato a contagiare il resto dell’Occidente era più forte, la disuguaglianza di reddito ha raggiunto il livello più elevato nel mondo, e i casi di discriminazione razziale continuano ad essere una piaga della società americana. Ma è la stessa Baez ad ammettere che “oggi il contesto sociale e politico è totalmente cambiato, se la gente scende in strada per manifestare contro le guerre e le ingiustizie, al governo non importa nulla”.

 

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Monica Straniero

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