“Modificare immediatamente la normativa che disciplina il settore degli insegnanti italiani all'estero”. È quanto sostiene Ricardo Merlo, presidente e deputato del MAIE (Movimento Associativo Italiani all'Estero), in una interrogazione al Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
“Dai provvedimenti sin d'ora assunti dal Governo – scrive, critico, Merlo nella premessa – sembrerebbe che le scuole d'italiano all'estero non sono una priorità, preferendo ridurre il numero degli insegnanti, per ridurre le spese; il ridimensionamento del personale era già stato previsto dalla spending review; per gli insegnanti italiani nel mondo sono previsti circa 5 milioni di euro in meno per i prossimi anni, che dovrebbero significare una riduzione della busta paga del 10 per cento per tutti; tagli sono contenuti nella manovra per il 2015 e sono previsti non nel capitolo dedicato al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ma a quello degli affari esteri e della cooperazione internazionale, da cui dipendono questi docenti”.
“In particolare – continua Merlo – si parla di una contrazione di 3,7 milioni nel 2015 e 5,1 milioni per il 2016 e il 2017 sugli stanziamenti per le indennità di servizio. Oltre allo stipendio tradizionale, infatti, gli insegnanti all'estero percepiscono un assegno "extra", che varia a seconda delle sedi di lavoro e che sino ad oggi non veniva sottoposto a tassazione, se non per una minima parte considerata reddito. Su questo trattamento ha deciso di intervenire il Governo, quadruplicando l'imponibile; il provvedimento riguarda tutto il personale all'estero: già decurtato di 57 milioni tra il 2011 e il 2014; il fondo per le indennità di servizio passa da 212 a 170 milioni di euro l'anno, con un taglio pari circa al 20 per cento. Il risultato è stato quello di ridurre l'indebitamento netto di circa 31 milioni di euro, ma a spese dei lavoratori”.
“La spending review – ricorda il deputato eletto in Sud America – aveva già deciso un taglio di quasi il 50 per cento del contingente, passando dai circa mille insegnanti del 2010 a 624. Il ridimensionamento doveva essere attuato entro il 2017, ma ci si è arrivati con due anni d'anticipo sulla tabella di marcia, decidendo di non rinnovare tutti i mandati in scadenza; dall'Algeria al Venezuela, da New York negli Stati Uniti a Brazzaville nella Repubblica Democratica del Congo, le scuole d'italiano all'estero sono 51, di cui otto istituti onnicomprensivi statali, e 43 istituti paritari, a cui si aggiungono 79 sezioni italiane presso scuole straniere. In totale ospitano circa 31.000 alunni, di cui il 90 per cento stranieri, proprio per quella che è la loro funzione di promuovere la lingua e la cultura italiana nel mondo”.
“I docenti però devono superare delle prove di lingua, e poi inserirsi in graduatorie a punteggio divise per classi di concorso e aree linguistiche. Sono queste liste – spiega Merlo – a determinare la sede d'assegnazione, ciascuna delle quali prevede un coefficiente (sulla base di vari criteri come la distanza da casa, la pericolosità della regione, il costo e la qualità della vita, e altro) per calcolare l'importo dell'indennità di servizio”.
Visto che “dal 1° luglio 2015 quest'assegno avrà un regime fiscale decisamente più sfavorevole”, Merlo chiede a Gentiloni “se ritenga necessaria una revisione delle riduzioni di spesa esposte in premessa, che hanno come unico scopo quello di colpire i docenti, continuando a portare una serie di tagli lineari che non risolvono i problemi e riducono il servizio necessario per un prestazione minima” e “se non ritenga di assumere iniziative per una modifica immediata della normativa che disciplina il settore degli insegnanti italiani all'estero”.
(Aise)