Tutti gli ex parlamentari italiani condannati, anche per reati legati alla mafia, percepiscono il vitalizio parlamentare, che non è mai inferiore a 4 mila euro al mese. Tutti tranne uno: Salvatore ‘Totò’ Cuffaro, ex presidente della Regione siciliana ed ex senatore della Repubblica e ora in carcere dopo la condanna definitiva per aver favorito la mafia. Quello che succede sembra incredibile, ma è vero. C’è una legge – per la precisione, l’articolo 28 del Codice penale, richiamato espressamente dall’Avvocatura dello Stato – che dovrebbe essere applicata per tutti gli ex parlamentari condannati in via definitiva. E invece, con la connivenza di Montecitorio e Palazzo Madama – sedi, rispettivamente, della Camera dei deputati e del Senato – questa legge non viene applicata. Tranne che per un solo caso: per Cuffaro. Ma andiamo per ordine.
Ai lettori che vivono in America questa storia sembrerà assurda. Invece, come forse avrebbe detto Leonardo Sciascia, è una storia italiana. Vediamo come si sono svolti – e come continuano a svolgersi – i fatti.
Un paio di mesi fa si scopre che l’Assemblea regionale siciliana – cioè il Parlamento dell’Isola (la Sicilia, come scriviamo spesso, è una delle cinque Regioni autonome d’Italia ed ha un proprio Parlamento) – eroga a Totò Cuffaro, ex presidente della Regione e, quindi, ex parlamentare regionale un vitalizio di circa 4 mila euro al mese. Improvvisamente tutti cominciano a stracciarsi le vesti: che vergogna, erogare a Cuffaro, condannato a sette anni di carcere per favoreggiamento alla mafia, un vitalizio di 4 mila euro al mese! A nulla serve ricordare che lo prevede la legge. Lo sdegno diventa nazionale. Tanti commentatori del Belpaese, dalle Alpi alla Sicilia, chiedono a gran voce di sospendere subito il vitalizio al condannato Cuffaro.
Ribadiamo: il vitalizio è previsto da una legge. E non si può conculcare un diritto a un cittadino, anche se condannato. Bisogna cambiare la legge. O chiedere un parere a una fonte giuridica autorevole. Così il presidente del Parlamento siciliano, Giovanni Ardizzone, chiede un parere all’Avvocatura dello Stato. La risposta di una delle massime autorità giuridiche italiane è tranciante: la legge che impedisce di erogare i vitalizi non soltanto a Cuffaro, ma a tutti gli ex parlamentari condannati c’è già: è l’articolo 28 del Codice penale. La precisazione dell’Avvocatura dello Stato, come direbbero i tecnici del Diritto, è piuttosto restrittiva. Ma è un parere autorevole che va rispettato.
Sulla base di questo parere il presidente del Parlamento siciliano sospende subito l’erogazione del vitalizio a Cuffaro. E trasmette lo stesso parere al presidente del Senato, Piero Grasso, e alla presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini. Questo perché il parere espresso dall’Avvocatura dello Stato riguarda tutti gli ex parlamentari condannati in via definitiva, che tra Senato e Camera sono tantissimi, forse addirittura centinaia!
Tutto questo succede alcuni mesi fa. Dopo di che, il silenzio. Rotto soltanto qualche giorno fa dal presidente del Parlamento siciliano, Ardizzone, che, durante la tradizionale conferenza stampa di Natale, ricorda che la Sicilia si è subito adeguata al parere dell’Avvocatura dello Stato. “Ho trasmesso il parere al Senato e alla Camera dei deputati, ma non ho ancora visto nulla”, dice Ardizzone rispondendo a un giornalista (cioè a chi scrive) che gli chiede se ha inviato il parere al presidente Grasso e alla presidente Boldrini.
Insomma, scopriamo così che, in Italia, l’unico ex parlamentare condannato in via definitiva al quale hanno tolto il vitalizio è Cuffaro. Mentre tutti gli altri ex parlamentari continuano a percepirlo. Il tutto nel più religioso dei silenzi.
Il caso più eclatante è quello di Silvio Berlusconi, condannato e messo fuori dal Parlamento, che continua a percepire un’indennità mensile di circa 8 mila euro al mese (chissà, magari ci farà un servizio Striscia la notizia…). Ma c’è anche il caso di Marcello Dell’Utri, ex senatore di Forza Italia, condannato per mafia, anche lui titolare di un lauto vitalizio parlamentare. L’elenco potrebbe continuare con decine, forse con centinaia di ex parlamentari condannati con sentenze passate in giudicato. Per tutti questi signori, ancora oggi, c’è, ogni mese, un bel vitalizio parlamentare. Il tutto mentre la grande stampa italiana, che si ‘scandalizzava’ per il vitalizio di Cuffaro, adesso non si ‘scandalizza’ più…
Che dicono di tutto questo Piero Grasso e Laura Boldrini? Sarebbe interessante saperlo. Il primo, addirittura, è un magistrato che non dovrebbe avere alcun problema a leggere e capire il parere – ribadiamo: di certo restrittivo, ma non per questo meno autorevole – dell’Avvocatura dello Stato. Insomma, italianamente, il problema era togliere il vitalizio a Cuffaro, che fa antipatia a tutti. Mentre tutti gli altri – Berlusconi e Dell’Utri in testa – il vitalizio possono continuare a goderselo, in barba all’Avvocatura dello Stato.
C’è di più. Proprio in questa legislatura, a prescindere dal ‘caso’ Cuffaro e dal parere dell’Avvocatura dello Stato, i parlamentari del Movimento 5 Stelle a Montecitorio e a Palazzo Madama hanno presentato una proposta di legge per togliere le indennità ai politici condannati. Sapete chi ha votato contro questa proposta? Il Partito democratico e Forza Italia!
Così Silvio Berlusconi continua a girare indisturbato per le vie del Paese a spese degli ignari contribuenti italiani, grazie al Pd e a Forza Italia e in barba all’Avvocatura dello Stato. Nel caso di Berlusconi c’è di più: l’ex Presidente del Consiglio usufruisce anche delle auto blindate e di decine e decine di uomini di scorta pagati sempre dalle tasse dei ignari cittadini italiani. Non solo. Tutte le abitazioni private del leader di Forza Italia, incluso Palazzo Grazioli, luogo noto alle cronache anche per i festini, sono rigorosamente presidiate da decine di uomini delle forze dell’ordine. Pagano sempre gli italiani con le tasse. Tutto questo con l’avallo del Pd di Renzi. Secondo voi, negli Stati Uniti d’America, una cosa del genere succederebbe?
Sia chiaro: le scorte per Berlusconi sono previste da una legge: sbagliata, ma pur sempre legge. Ma da alcuni mesi c’è un’altra legge – il già citato articolo 28 del Codice penale – citato espressamente dal’Avvocatura dello Stato – che invece non viene applicata. Perché? E’ lesa maestà porre questa domanda al presidente Grasso e alla presidente Boldrini?
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