Che anno è stato il 2014 per l’Italia? Decisamente non un granché. Si potrebbe dire: “poteva andare peggio” tutto sommato, se guardiamo a quanto successo da altre parti nel mondo, ma anche “poteva andare meglio”, se guardiamo ai tanti fatti gravi accaduti in Italia in questi dodici mesi. Diciamo che ci eravamo illusi che qualcosa sarebbe potuto cambiare ed invece stiamo messi peggio: è aumentata la disoccupazione a livelli record, soprattutto quella giovanile, e, notizia di pochi giorni fa, l’Italia è stata declassata da Standard & Poor’s a BBB, quasi spazzatura, mentre il governo di Renzi perde dieci punti percentuali di consenso da settembre e Roma fa il giro del mondo come il regno della corruzione e del furto. Il 2014, in sintesi, è uno di quegli anni che ti fa alzare gli occhi al cielo rassegnato, come fosse un’altra occasione persa. Vince la disillusione, malgrado qualche sprazzo, qualche slancio lo si attendeva, dopo che lo spread si era assestato, tornando su valori più che positivi. Pensavamo, cioè, che messo a posto lo spread si sarebbe potuti ripartire, ed, invece, lo spread non è più un problema mentre tutto il resto lo è più di prima, lavoro e crescita dei consumi in primis.
Bad news is good news, così le buone notizie rimangono nascoste. Percepiamo il peggio che difficilmente fa sembrare un anno positivo. In ogni caso andiamo con ordine e ripercorriamo questo grigio 2014.
“Stai sereno” è stata tra le frasi più diffuse, l’hashtag tra i più popolari delle prime settimane del 2014. È quanto Renzi disse all’allora presidente del governo Enrico Letta, rassicurandolo sul fatto che non stava cercando di farlo fuori. Pochi giorni e tramite manovre di palazzo Renzi prende il posto di Letta. Inizia il suo governo, fra promesse, retorica, governo del fare, buoni propositi. Il suo mandato viene suffragato dalle votazioni europee di maggio. Il PD ottiene quasi il 41% dei voti. Risultato impensabile fino a qualche mese prima. Intanto si eclissa la figura, almeno pubblicamente di Berlusconi. Forza Italia, dopo lo smembramento del PDL, fa incetta di sconfitte. Il suo leader è, oltretutto, alle prese con i servizi sociali per il caso Mediaset all’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, dove deve presentarsi per quattro ore settimanali. Dietro le quinte però si incontra con Renzi, con il quale stipula il Patto del Nazareno (è il 18 gennaio). Un accordo su riforme istituzionali e legge elettorale, che verra riassestato nel corso dell’anno, e che diventa strategico per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica dopo le imminenti dimissioni, previste da tempo, di Napolitano. Sono mesi di strategie di posizione, tutto il peso e l’attenzione ce l’ha il capo del governo Renzi, che cerca di ovviare ai problemi con il suo solito attivismo e abilità comunicative. Dal latino per la legge elettorale, l’Italicum, si passa all’inglese, Jobs Act.
Ma a questo governo, ci viene da dire, piace l’italiano? La battaglia è sull’articolo 18 dello statuto dei lavoratori che regola il licenziamento per giusta causa. Con il Jobs Act, approvato dal Consiglio dei Ministri proprio alla vigilia di Natale, l’articolo 18 ha subito sostanziali trasformazioni: il reintegro non viene smantellato, rimane per i licenziamenti discriminatori, negli altri casi è sostituito da indennizzi. Alla fine è un compromesso tra forze politiche. Nel frattempo, sempre in ambito politico, si fa strada il nuovo esponente della Lega, Matteo Salvini che, fra una felpa e l’altra, una foto seminudo e l’altra, aumenta la propria popolarità nei sondaggi.
Sintetizzando, questo 2014 della politica italiana è stato caratterizzato dal ciclone Renzi e dal conseguente assestamento di tutte le altre forze politiche.
Nel frattempo la Fiat diviene padrona a tutti gli effetti del Gruppo Chrysler, acquisendo il restante 41,5% delle azioni. Così facendo detiene il controllo totale dell'azienda statunitense che diventa, tramite le fusione con Fiat, la settima azienda in campo automobilistico più importante al mondo, sempre più FCA Group e sempre meno Fiat. Con la sede legale ad Amsterdam, quella fiscale a Londra e parte della produzione negli Stati Uniti, ci chiediamo quanto sia ancora italiana. Poco, forse, è più italica, come ci piace dire in questa rubrica.
Mentre la Costa Concordia lascia finalmente l’Isola del Giglio per approdare a Genova, dopo un impeccabile lavoro per il raddrizzamento e trasporto, Schettino, come ho già scritto su queste pagine va a dare lezioni universitarie su come gestire il panico in situazioni di emergenza.
Un attimo di tregua da tutto, ci sono i Mondiali di calcio. Finalmente arrivano gli Azzurri e ci si può svagare dalle tensioni quotidiane per indirizzarle nel tifo, riuniti nei bar, tra una birra e uno spritz. Ma è solo un attimo perché l’Italia gioca male e fa una pessima figura. Subito eliminati, Balotelli e Prandelli i colpevoli più gettonati. Peccato, ci tocca assistere alla vittoria meritata dei nostri avversari di sempre: i tedeschi. Peccato, qualcuno avrà detto dai palazzi della politica. Chissà, magari avrebbe preferito vedere gli italiani distratti per qualche giorno in più, per poter agire con meno attenzioni intorno.
Il 27 aprile Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, nel tripudio generale di San Pietro, vengono canonizzati, diventano cioè santi a tutti gli effetti, chiudendo il cerchio, soprattutto per Papa Wojtyla, della richiesta immediata della gente, al suono di un coro da stadio, che dopo la sua morte lo voleva: “Santo subito”.
Quest'anno si ricorderà per le bombe d’acqua, termine che diviene tanto diffuso quanto sempre più minaccioso, che hanno colpito un po’ ovunque. Straripamenti dei torrenti, inondazioni, macchine che fluttuano in fiumi di fango come sempre a Genova, e poi nel Trevigiano, in Maremma, a Carrara e la sua riviera, ma anche a Milano con la Metro allagata, e poi a Senigallia nelle Marche, Chiavari in Liguria. Molti i danni, diversi i morti, la gente prima impaurita e impotente dopo si rimbocca le mani e prende la pala per ripulire. Arrivano anche gli Angeli del Fango da ogni parte d’Italia a dare una mano, come dopo l’alluvione a Firenze in quel disastroso novembre 1966. L’Italia è parsa diventare un paese monsonico e tropicale.
Roma è la città protagonista dell’anno. La Grande Bellezza di Sorrentino vince il Golden Globe e l’Oscar come miglior film straniero. Il film racconta, seppur malinconicamente, una Roma decadente e disincantata. Ma quella vera sembra andare addirittura oltre ogni previsione. L’inchiesta Terra di Mezzo svela una corruzione dalle proporzioni inaudite. Ne sono coinvolti tutti, imprenditori, politici, mafiosi, criminali della banda della Magliana. Roma viene ribattezzata, dai giornali, Mafia Capitale. E come dare torto a Roberto Benigni che nel suo spettacolo show sui Dieci Comandamenti, uno dei più grossi successi televisivi della stagione, parlando del settimo, non rubare, dice, ironicamente, che Dio lo scrisse per l’Italia, giusto per lei, addirittura dettandolo a Mosè in italiano. Ma le sorprese non finiscono qui, perché Roma, per tutti Mafia Capitale, si candida alle Olimpiadi del 2024.
Ci lasciano, tra gli altri, il grandissimo Claudio Abbado, l’attore scrittore Giorgio Faletti, il regista Carlo Mazzacurati, l’attore Arnoldo Foà, la bellissima attrice Virna Lisi, il cantante Mango, ma chissà quanti sono nati in questo anno che tra qualche tempo saranno in grado di dare qualcosa di bello e importante al loro paese e alla cultura italiana. Fosse anche un bravo medico, un ricercatore capace, uno sportivo vincente, e chissà, perché no, speriamoci ancora, un politico bravo e onesto. È per questo che aspetterei qualche anno a giudicare definitivamente questo 2014, potrebbe in futuro regalarci qualche sorpresa positiva.
Ah, dimenticavo: ci voleva un grande italico come Papa Bergoglio per fare cadere il muro tra Stati Uniti e Cuba. Adesso il mondo è più libero.
Buon Natale. Buon 2015.