La domanda è: perché un boss mafioso come Totò Riina, sottoposto al regime duro del 41 bis, si abbandona a confidenze con un pregiudicato di mezza tacca, e lancia messaggi di morte ben immaginando che ogni sua sillaba, ogni suo gesto viene registrato e intercettato? Risposta: perché intende appunto lanciare “messaggi” all’esterno; in questo modo cerca di riaffermare il suo ruolo di capo di Cosa Nostra; ruolo che evidentemente sente pregiudicato dopo la condanna definitiva all’ergastolo. Riina continua a essere il mafioso che è stato, e i mafiosi dentro e fuori il carcere gli tributano il rispetto di sempre; ma evidentemente il boss di Corleone è consapevole di aver ormai perso quella leadership che aveva prima di essere condannato; il vero potere mafioso è in altre mani. Il solo fatto che senta il bisogno di ribadire il suo ruolo e il suo peso sta a significare che in qualche modo è stato messo in discussione, come è successo con altri boss, una volta condannati.
Ovviamente questo non significa che si debbano prendere sottogamba le minacce a don Luigi Ciotti, significativamente sibilate alla vigilia del ventesimo anniversario dell’omicidio di un altro sacerdote, don Pino Puglisi, nel settembre di un anno fa. Anche don Puglisi dava fastidio, perché, sempre parole di Riina, invece di celebrare solo messe si era messo in testa di ridare speranza e coraggio, comunicava valori nuovi rispetto a quelli trasmessi dalla mafia. Per questo è stato ammazzato. Quella speranza e quel coraggio che cercava di instillare in una terra devastata dalla camorra un altro sacerdote, don Giuseppe Diana, ucciso vent’anni fa nella sacrestia della sua chiesa, a Casal di Principe.
Anche don Ciotti da anni dà fastidio perché con l’associazione Libera è al centro di mille campagne per il sequestro e la confisca dei beni mafiosi; quella “roba”, a cui i mafiosi sono quasi più affezionati che alla loro vita, come aveva ben capito Giovanni Falcone. Chissà, forse questa è una delle possibili chiavi per spiegare i “messaggi” e le “minacce” di Riina. E’ “malvagio e cattivo”, dice Riina parlando di don Ciotti. “Malvagio e cattivo” perché col suo impegno ridà speranza e coraggio nei paesi oppressi dalla mafia.