È arrivata finalmente in porto (fuor di metafora), con la sua scia di morte e di dolore ma anche di orgoglio, trainata dai due robusti trattori del mare e sotto i riflettori di una comunicazione globalizzata e molto attenta a tutto quanto la riguardava e la riguarda.
E rischia di diventare uno spot mondiale (in questo caso più che meritato) per l’efficienza italiana.
Però quanti problemi e quanti pericoli. Sabato 19 luglio si è rischiato un incidente gravido di conseguenze per coloro che stavano lavorando alla restituzione delle condizioni di galleggiamento alla Costa Concordia; un’operazione che mai era stata tentata prima e che ha avuto luogo con grande professionalità e sotto lo sguardo attento dei media, oltre che dei tecnici delle istituzioni competenti, soprattutto del capo della protezione civile Franco Gabrielli, uno dei responsabili dell’impresa.
Un’attenzione quasi spasmodica, perché era chiaro a tutti che sorprese, anche spiacevoli, potevano essere in continuo agguato, e perché il tutto è avvenuto (alla faccia dell’indisponente e ostinata Ségolène Royale) nel rispetto più impegnato e controllato dell’ambiente sia sul luogo del naufragio, lo splendido mare dell’isola del Giglio, sia nel lungo e difficile percorso per Genova, dove, di fronte al terminal di Prà Voltri, sono già in vendita camere con “vista nave” a prezzi decisamente rilevanti anche per chi lavora per i mezzi d’informazione (e non solo per gli immancabili curiosi).
In questo contesto e su questa realtà problematica e complessa si sono abbattute con forza dirompente, e continuano ad abbattersi, le arroganti prese di posizioni di politici italiani e d’oltralpe, che però ci stanno rimettendo la faccia, anche perché, giustamente, i media non perdonano simili scivoloni politici.
Non contenta dei moniti e delle richieste formali dell’ineffabile Royale, Ministro dell’Ambiente francese, la Francia ha pervicacemente perseverato e ha rischiato un incidente internazionale di incredibile portata. Leggo infatti che una nave da guerra francese è avanzata minacciosamente contro il relitto della Concordia che pure viaggiava in acque internazionali davanti alla Corsica, e che è stata bloccata e fatta tornare a cuccia solo dal determinato intervento delle navi da guerra italiane di scorta al convoglio. Che figura! Altri, con maggiore autorevolezza della mia, hanno commentato e commenteranno l’incidente, per fortuna rientrato in tempo.
Io invece mi sento autorizzato a commentare le dichiarazioni del governatore della Toscana dei giorni scorsi. Mi sono tornate alla mente ora, leggendo quelle di Gabrielli del 27 luglio, il quale, a ormeggio felicemente concluso, ha potuto finalmente allentare la tensione e togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
È proprio quello che nessuno di noi, comuni e inermi cittadini, vorrebbe mai leggere o sentire. Lo premetto mentre sto riflettendo su queste affermazioni decisamente sopra le righe del presidente della Regione Toscana che, con la sua difesa degli interessi del suo territorio e di Piombino come sede dello smantellamento della Concordia, sembra aver superato il limite, usando addirittura toni molto aggressivi nei confronti del ministro dell’Ambiente (oltre che contro lo stesso Gabrielli).
Caro presidente, dovrebbe stare più attento prima di dettare simili comunicati. Il ruolo istituzionale che Lei ricopre proprio non glielo permette. In ogni caso, non sembrano dichiarazioni che si addicono al capo politico di una delle regioni più importanti d’Italia, quale Lei è. Non esito a dirglielo io e, mi creda, ho le carte in regola per poterlo fare.
Sono infatti nato nella “Sua” Toscana, ci sono cresciuto sino all’età dell’università e in quelle terre ho ancora casa e famiglia. Mi riferisco alla Lunigiana, con la vita culturale della quale conservo rapporti molto stretti e costanti. Lo sa dove si trova? La domanda non è né provocatoria, né peregrina, visto che la Regione Toscana (specie nei suoi primi decenni di vita) l’ha sovente considerata un’appendice spuria da non prendere seriamente in considerazione.
Ma ritiro subito la domanda, perché non voglio darle vie di fuga da quello che mi appare come un vicolo nel quale Lei sembra essersi cacciato con un atteggiamento che non è stato sufficientemente stigmatizzato.
Leggo infatti che Lei ha emesso sentenze senza appello contro il Ministro dell’Ambiente, contro Costa Crociere e contro l’universo mondo per aver scartato Piombino nella demolizione della Costa Concordia. E per fortuna che è successo questo, caro Governatore, nonostante sia presidente del Consiglio un ex sindaco di Firenze particolarmente attento agli interessi della Toscana e che tanto ha fatto proprio per Piombino. Lei conosce benissimo (se fosse altrimenti Lei sarebbe veramente da condannare, come politico, sia ben chiaro) la delicatezza dell’equilibro ecologico (molto precario) della laguna di Piombino. E solo con una spavalda leggerezza (che non mi pare essere propria del Suo stile) si può sostenere quanto leggo virgolettato sul Secolo XIX del 15 luglio (sempre che queste virgolette significhino che il brano sia da attribuire con una qualche certezza a Lei): “Costa non è tutta questa eroica società, perché ha combinato un disastro in cui sono morte 32 persone”. Lo leggo nell’articolo che ho appena citato e non commento. Mi ha però colpito (né poteva essere altrimenti) il fatto che Lei abbia replicato con estrema durezza al Ministro dell’Ambiente, che ha sottolineato che “qualcuno della Regione poteva essere con noi a ricordare le vittime”. E par di capire che quel qualcuno doveva essere proprio Lei, caro Presidente. Ma Lei non ha voluto farsi neanche rappresentare; anzi, non ha perso l’occasione per imperversare ulteriormente (badi bene che le mie considerazioni e valutazioni sono esclusivamente politiche, in quanto basate sul ruolo che Lei ricopre): “Mi permetto di consigliare al ministro Galletti un po’ di cautela nelle sue dichiarazioni. E se proprio deve farle, lasci stare le vittime della Concordia”.
Mi verrebbe da chiederle se Lei si considera maestro cerimoniere in materia di “cautela” (politica). Sommessamente mi permetto di affermare, almeno sulla base di queste sue dichiarazioni, che non mi pare sia così. E lo penso perché leggo che, forse per giustificare la Sua assenza alla fiaccolata in memoria dei 32 morti nel naufragio, ha aggiunto per buon peso: “Noi continueremo ad esserci anche quando Galletti, spenti i riflettori che lo illuminano, se ne tornerà a Roma”. Ma non si rende conto che qualcuno potrebbe dirle che con questa affermazione Lei ci spiega una (solo una, sia ben chiaro) delle motivazioni della Sua assenza? Non avrebbe avuto per sé tutti i riflettori, o meglio, li avrebbero avuti il Suo comportamento, le Sue scelte e le sentenze da Lei emesse a proposito della scelta corale, partecipata e responsabile che porterà la Concordia a Genova.
Un “viaggio” che però Lei dà l’impressione (spero solo l’impressione) di auspicare non privo di sciagure. Non esita infatti ad augurare una “buona navigazione”, ma si capisce subito che forse intende il contrario, leggendo la Sua aggiunta: “visto che hanno fatto una scelta che presenta rischi dal punto di vista ambientale ben superiori rispetto all’ipotesi di Piombino”. Si augurava forse che il percorso della Concordia sino a Genova fosse quanto meno costellato di ulteriori incidenti? Di nuovo qualcuno potrebbe dedurre dalle Sue parole che è proprio così, e ciò per poterle poi permettere di gridare: “Ve lo avevo detto!”.
Cautela, Presidente. La parole possono essere drammaticamente pesanti come pietre, e Lei da politico di professione lo sa bene.
Mi preoccupano ora le dichiarazioni del Presidente Renzi, che, verosimilmente per dare a Lei un contentino e di fronte al relitto della Concordia finalmente ormeggiato in quel di Genova, ha chiarito perché è stata scartata Piombino, e ha dichiarato (ahinoi!): “Lì smantelleremo le navi militari”. Siamo sicuri che questo avverrà senza offese per la splendida laguna di Piombino? Oppure sarà frutto di una scelta politica assunta in danno del nostro meraviglioso ambiente?
*Enzo Baldini, professore di Scienze Politiche dell'Università di Torino, insegna Storia del pensiero politico e anche Laboratorio Internet per la ricerca storica. Ha lavorato su Internet fin dagli albori della rete, è stato tra i creatori della Biblioteca italiana telematica www.bibliotecaitaliana.it e poi del consorzio interuniversitario ICoN-Italian culture on the Net: www.italicon.it, del quale continua ad occuparsi.
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