Machiavelli di certo lo avrebbe bocciato, anche se lui in terra americana lo ha solennemente citato, inserendolo nel suo Pantheon fiorentino. Non sembra però aver assimilato bene i suoi migliori insegnamenti.
Ma che fa, caro Renzi? Non si abbandona il territorio per un periodo così lungo proprio alla vigilia della battaglia decisiva. È la prima regola che Machiavelli detta a chi voglia farsi uomo politico; Lei se ne è andato invece a caccia di gratificazioni narcisistiche oltreoceano. Persino un manager di infimo ordine Le avrebbe suggerito di non farlo, pena il non ritrovare più la Sua poltrona al rientro.
Invece Lei lo ha fatto, e puntualmente politici autorevoli o sedicenti tali, ben assorti tra giovani arrembanti e anziani alla soglia della pensione, con ampio corredo di direttori di giornali, di giullari del piccolo schermo, di imprenditori tarantolati dal demone della politica e persino di cardinali, hanno coralmente scatenato un attacco da soluzione finale nei Suoi confronti. E dovevano anche essere certi di ottenere il risultato se si sono esposti al punto da giocarsi la faccia e forse anche altro. Non si fa così, caro presidente; non almeno se si vuole veramente salvare un Paese sull’orlo del baratro, o sbloccare un sistema immobilizzato da decenni di scorie, o ridurre consolidate presenze di socialismo reale nella nostra Italietta, e soprattutto se si vogliono mettere a cuccia indomiti e immarcescibili dinosauri della politica. E Lei mostra di volerlo fare.
In questa vicenda, che assumerà inevitabilmente aspetti drammatici e che avrà contraccolpi di ogni genere e ancor difficili da individuare (penso al Senato), c’è un tragicomico capitolo che rimanda al sempre più bravo comico Maurizio Crozza.
Non mi perdevo uno spettacolo nel teatro genovese dell’Archivolto quando, nella prima metà dei ’90, faceva parte del gruppo cabarettista genovese Broncoviz, una deliziosa banda di giovani amici che metteva in scena prevalentemente opere di Stefano Benni: è impresso nella mia mente e nel mio cuore “Il bar sotto il mare”. Ma lui allora non era ai miei occhi irresistibilmente esilarante come Ugo Dighero, che si è poi perduto vestendo delle forze dell’ordine divise per il piccolo schermo, o Carla Signoris, che sarebbe diventata sua moglie e che ha poi scelto per qualche anno il ruolo primario di moglie e di madre, prima di tornare sugli schermi con ruoli significativi e più intensi, ma di diverso tenore. Certo, parlo della mia tarda giovinezza, o meglio della mia lontana piena maturità, quindi di ricordi conditi da emozioni che potrebbero tradirmi, ma Crozza lo ricordo bene, così come ricordo le sue prime esitanti presenze televisive. Sempre però animate dalla voglia di fare politica, mascherandola con un’arguta satira di sinistra più o meno illuminata.
Va detto senza ombra di esitazione che col tempo ha preso la misura al piccolo schermo, si è circondato di collaboratori sempre più capaci (moglie compresa), ma soprattutto è diventato più bravo lui. Su alcune delle sue vittime ha imparato a imperversare persino con misura e con garbo graffiante, tali da portare buonumore anche negli spettatori più depressi. E coi tempi che corrono bisogna essergli doppiamente grati.
La fine politica di Berlusconi ha però lasciato in sofferenza anche lui, e Renzi non ha certo colmato il vuoto. Anzi Renzi è uno dei personaggi sui quali riversa la sua ostilità viscerale, prendendo persino in prestito qualche smorfia da Jerry Lewis.
Eccolo allora lanciarsi in fendenti senza ritegno contro il Renzi americano dalla nuova trasmissione di Floris, in una deliziosa imitazione di Bersani: in realtà uno sviscerato elogio di quest’ultimo, il quale seguiva dall’altra metà dello schermo con un sorriso intriso di divertita gratitudine e di stupore imbarazzato. “Coservatore a lei?”; quel ragazzotto di Renzi osa bollarla come conservatore, lei che è l’emblema del progressismo! Sguardo languido di Bersani, che finalmente ha trovato uno che lo rispetta più di Berlusconi (vedi video sotto).
E invece no, caro Crozza. Chi resta radicato in un passato che ha contribuito a ingessare è un conservatore senza scampo. Ho dovuto ricredermi anch’io, che pure sono andato a votarlo con la febbre (che stupidata) nelle primarie del primo scontro con Renzi. Anzi, nel caso di Bersani il termine conservatore rischia di essere troppo morbido per un politico che pure ha mostrato a più riprese drittura morale e lucidità (forse non più tanto adamantina), e che ora va a braccetto con l’ironico-iroso D’Alema e si trova in compagnia di antiriformisti che, diversamente da lui, sembrano mossi più da interessi personali che da quelli nazionali. Vedo però che si è affrettato a prendere responsabilmente le distanze da alcuni di loro.
In ogni caso, caro Crozza, le sue battute divertenti non aiutano a capire e a medicare i drammi che attanagliano questo Paese sempre più malandato. O vuole entrare anche Lei in politica? Proprio non lo credo.
E Lei, Renzi, cerchi solo di vincere e non di stravincere, perché potrebbe rischiare, e con Lei tutti noi. E soprattutto stia ben presente e con continuità sui singoli capitoli del Suo programma, su tutte le molteplici battaglie che lancia con tanto entusiasmo e lucidità. Non se ne dimentichi alle prime avversità o perché preso da nuovi e sacrosanti furori. Il politico di razza è quello che pensa in grande, ma sa portare a termine con determinazione e ostinazione tutti i suoi progetti, anche quelli apparentemente più piccoli.
*Enzo Baldini, professore di Scienze Politiche dell'Università di Torino, insegna Storia del pensiero politico e anche Laboratorio Internet per la ricerca storica. Ha lavorato su Internet fin dagli albori della rete, è stato tra i creatori della Biblioteca italiana telematica www.bibliotecaitaliana.it e poi del consorzio interuniversitario ICoN-Italian culture on the Net: www.italicon.it, del quale continua ad occuparsi.
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