Come lo capisco Charles Traub, il fotografo americano intervistato in questi giorni da Filippo Brunamonti per conto della Voce. Se lo capisco… Conobbe un tempo un’Italia, oggi ne vede un’altra. L’Italia dalla quale Charles Traub fu accolto una prima volta agli albori degli anni Ottanta (questa, l’impressione che si ricava dall’interessante intervista), non esiste più, più non esiste da un bel pezzo: ne ha preso il posto un’Italia pacchiana, rumorosa, orchestratrice (in parecchi casi serva felice, ‘gratificata’) del perverso connubio classe politica-affarismo.
Ne ha preso il posto un Paese popolato di tizi e tizie divorati da una malsana ambizione, disposti a tutto pur di “sfondare”, pur di ricevere l’”acclamazione” popolare e le carezze dei potenti… Ne ha preso il posto un “agglomerato” deforme che avanza quasi ovunque, che quasi ovunque sfigura, insulta, stupra il Paesaggio, il paesaggio che fino a una trentina d’anni fa fu uno dei più suggestivi al mondo (ma la sfrenata ‘offensiva’ edilizia, mercantile, era stata lanciata già negli anni Sessanta). Un solo esempio: da Roma a Viterbo (70 chilometri) è una ‘lingua’ di case, casacce, ‘dormitori’ allineati sui fianchi della strada ferrata Roma Nord. Non un piano regolatore, non una sola prova di buon gusto, avvedutezza. Il disordine… L’obbrobrioso.
L’Italia amata in modo così commovente dall’interiorizzato artista americano, è stata sostituita dagli orrori della “grande distribuzione”, dalle corruzioni del pret-a-porter, dall’”alta moda” fasulla che è quindi cenciosa, fredda, squallida; dalle ‘praterie’ consegnate a esercenti volgari, esercenti ‘affamati’, insensibili al fascino, straordinario, di Roma, Firenze, Prato: basta recarsi in Corso Vittorio Emanuele, a Roma, per rendersi conto dello scempio: bar nei quali si fa “gastronomia” (pessima) strillata da orripilanti cartelli, negoziacci in cui si vendono riproduzioni di maglie della Roma, della Lazio, dell’Inter; chincaglieria a tonnellate esibita impunemente nel corpo di splendidi palazzi dell’Età Barocca, fra l’”intimistica” Piazza del Gesù e il leggiadro Largo Argentina (dove si narra che venne assassinato Cesare). Ma oltre mezza Roma è ridotta in queste condizioni. In nome della “democrazia”, dell’”accoglienza”, amministrazioni municipali leggere, superficiali, composte da individui senza alcuna preparazione culturale, hanno permesso negli ultimi dieci o quindici anni lo svolgersi di questo disastro che non ha eguali a Londra, non ha eguali a Parigi, non ha certo eguali a Berlino.
Il disastro, sì, avallato per “spirito democratico” da devastanti giunte comunali in nome, s’intende, del “business”, “come fanno gli americani”! Ma anche qui i padreterni si sbagliano: gli americani non fanno “così”! E da dove arrivano, è lecito chiedersi, le “palate” di quattrini con cui cinesi e indiani aprono in Italia esercizi commerciali? Sì, da dove?? Italia terra di conquista, come nel Cinque e Seicento…
L’Italia “semplice”, “amabile”, di cui un tempo s’innamorò Charles Traub è stata data insomma in pasto a un mercantilismo gaglioffo che non produce nemmeno ricchezza: la ricchezza finisce nelle mani di pochi, a differenza di quel che accadeva negli anni Ottanta, rimpianti in maniera così toccante da Charles Traub. Maree di automobili, negozi inguardabili, a Roma come a Milano, a Prato come a Bologna… Gente alterata, bizzosa, velleitaria: schiacciata da mille problemi che essa stessa s’è procurata. E’ l’Italia che non ha la volontà di difendere se stessa. E’ l’Italia immemore di ciò che fu. E’ l’Italia che ha smarrito la propria anima nell’illusione, infantile, che il “mercato libero” potesse risolverle ogni problema e perfino arricchirla. E’ l’Italia figlia di personaggi dei quali abbiamo sempre dubitato: Romano Prodi e Silvio Berlusconi, due facce della stessa medaglia.
Charles Traub… L’americano tradito dalla sua stessa Dea… Perfino offeso dalla Dea che in modo “inesplicabile” ha cambiato natura. Dea quindi essa più non è… Il dolore non può non essere profondo. Charles Traub oggi assiste con pena all’assassinio dell’Italia, della quale avrà sicuramente letto da ragazzo nella sua di certo confortevole dimora americana. Fino al punto di volersi un bel giorno proiettare in Italia! Charles Traub, un amico che abbiamo fatto di tutto per deludere.