Trovo estremamente gravi e contraddittorie le motivazioni utilizzate dai giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano per giustificare la decisione dell'affidamento ai servizi sociali dell'ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Infatti, i giudici dichiarano che Il reato di frode fiscale reiterato nel tempo dimostra “un’insofferenza del colpevole alle regole dello Stato poste a tutela dell’ordinamento e della civile convivenza”.
Innegabilmente, nel corso della sua carriera politica, esattamente come aveva fatto prima da imprenditore, Silvio Berlusconi ha dimostrato di ritenere un fastidio inutile, che poteva anche permettersi di ignorare, qualsiasi regola che gli impedisse di fare i propri comodi. E da presidente del Consiglio ha più volte dichiarato pubblicamente di ritenere il Parlamento un'istituzione inutile che gli impediva di governare.
Proprio per questa ben nota insofferenza alle regole, i giudici dichiarano di ritenere che Silvio Berlusconi ”è ancora persona socialmente pericolosa” ma poi, in modo sorprendente e in totale contrasto con quanto sin qui sostenuto, ritengono anche che una serie di elementi, come il pagamento del risarcimento danni e delle spese processuali per il caso Mediaset, “evidenziano la scemata pericolosità sociale” del leader di Fi e “appaiono indici di volontà di recupero”. Eppure mi sembra evidente che, in quanto cittadini italiani, i giudici non possono non sapere che l'atteggiamento di Berlusconi nei confronti delle leggi e delle regole va ben oltre alla mera insofferenza. E sin troppo facile ricordare che da oltre 20 anni Berlusconi ha utilizzato tutto il suo enorme potere dapprima soltanto economico/finanziario, e poi anche politico, per inizialmente corrompere ufficiali della Guardia di Finanza e magistrati, e successivamente per fare approvare leggi ad personam al fine di ostacolare e pervertire il corso della giustizia e garantirsi l'impunità.
In base a questa realtà storica, sostenere come hanno fatto i giudici che l’affidamento è una misura alternativa alla detenzione che può “sostenere e aiutare il soggetto a portare a maturazione quel processo di revisione critica e di emenda oggi in fieri”, oltre che ridicolo suona come una presa in giro di tutti i cittadini che rispettano le leggi. Ma i giudici hanno fatto di peggio.
Infatti, questa sentenza del Tribunale di sorveglianza di Milano garantisce la "agibilità politica" al leader di Fi in vista delle europee. L'esecuzione della pena per frode fiscale prevede il volontariato presso la Sacra famiglia di Cesano Boscone (Milano) "una volta alla settimana per non meno di 4 ore", ma da martedì a giovedì è già concessa l'autorizzazione a trasferirsi nella capitale. In questo modo, a Silvio Berlusconi, seppure condannato per un reato grave, come se niente fosse, viene concesso di restare sulla scena politica. Mi sembra doveroso sottolineare che questa decisione non tiene in nessun conto il principio fondamentale di ogni sistema giudiziario in base alla quale, in un sistema democratico, "tutti i cittadini sono uguali di fonte alla legge". Con questa sentenza, che sostiene al contempo una cosa e il suo esatto contrario, i giudici milanesi si sono dimostrati degni successori del mitico Dottor Azzeccagarbugli. Certamente non hanno reso un buon servizio alla giustizia, né tantomeno allo Stato o ai cittadini italiani.