“Probabilmente non mi ascolterà nessuno ma voglio anch’io aggiungermi a tutto il popolo italiano per la liberazione dei nostri due marò. È una richiesta che ci sta straziando. Riportate i marò in Italia e fateli processare qua”. Il messaggio di Raffaella Carrà dal palco del Festival di Sanremo non usa la retorica ma va dritto al punto. È l’unica che osa toccare il tema, schierandosi. Non fa lo stesso Fabio Fazio che martedì mattina in conferenza stampa, alla domanda sulla possibilità che lanciasse un appello per i marò, aveva fatto l’elusivo con un “Non ci ho ancora pensato”.
Le due compagne Vania Ardito, moglie di Salvatore Girone, e Paola Moschetti, compagna di Massimiliano Latorre, invitate a Sanremo dall’amministrazione comunale, non erano in sala. Hanno preferito affidare le loro richieste ai media e anche se invitate all’Ariston non si sono presentate. “Non ce la sentiamo, non siamo proprio dell’umore giusto per partecipare alla festa della musica. Piuttosto vorremmo raccontare l’ingiustizia che viviamo da due anni. 26 rinvii sono un inganno per tutti gli italiani”.
I due marò sono detenuti da oltre due anni in India, accusati di omicidio e ancora a rischio pena di morte. “E invece sono innocenti – proseguono – La loro condizione riguarda anche tutti i soldati del mondo. Non accettiamo che i nostri militari vengano chiamati terroristi. Devono essere giudicati nel loro paese d’origine. Si sono avvicendati due governi in questo lasso di tempo ma nulla è mai cambiato”.
Nonostante tutto, la fiducia nelle istituzioni non è mai venuta meno: “Temiamo solo che l’India continui a volerli trattenere. La fiducia rimane perché sono le istituzioni che dovranno riportarceli a casa”.
Ma l’aspetto più difficile rimane la quotidianità familiare: “ È dura spiegare ai nostri bambini piccoli che questa è la vita che siamo costretti a fare, avanti e indietro dall’India almeno per passare le festività assieme. I nostri compagni vivono l’angoscia della pena di morte ed è un aspetto troppo difficile per poterlo spiegare ai più piccoli”.
Durante la prima serata del Festival, Massimo Gramellini ha paragonato Sanremo ad una mammella alla quale tutto il mondo si attacca per succhiare visibilità. Certe volte però il fine giustifica i mezzi.