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August 22, 2013
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Misteri al centro del Mediterraneo

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 4 mins read

Troppe cose strane succedono nel Mediterraneo. E troppe cose strane succedono in Sicilia. Guerre, terremoti, piogge estive che provocano inondazioni. Negli Stati Uniti d’America sono abituati alle ricostruzioni fantasiose, se non fantascientifiche. Così abituati che non ci credono. Al massimo ci girano un film. Pragmatici nella filosofia e nella prassi, più che le ricostruzioni, gli americani amano misurarsi con i fatti concreti. E se non c’è un legame concreto, provato, documentato, oggettivo, prendono tutto con le pinze.

Noi, in Sicilia, non ci possiamo permettere la prassi. Perché, dal lontano 1943, il futuro non dipende da noi. L’Italia ‘disegnata’ a Yalta era una Repubblica a sovranità limitata. Una forte Democrazia cristiana, un forte Partito comunista e… vinca il migliore. Vinceva sempre la Dc. Vittoria più apparente che sostanziale. Perché i comunisti, sottobanco, comandavano. Insieme con la stessa Dc. Era, questo il regime consociativo.

La Sicilia, in questo gioco, rivestiva un ruolo speciale. Anche perché c’era la mafia. Legata a doppio filo con gli Stati Uniti. Legame strano. Mai chiarito fino in fondo. Gli ordini, in Sicilia, arrivavano sempre dall’America. Ma a comandare, negli States, ovviamente sulle cose di mafia, erano i siciliani. Ne dovettero prendere atto, quasi non credendo ai loro occhi, magistrati e poliziotti americani che, nei primi anni ’80 del secolo passato, scoprirono la cosiddetta “Pizza Connection”: un’impressionante giro di droga che coinvolgeva mezzo mondo con base operativa centrale proprio in America. Un business con base operativa negli States, ma governato dai siciliani.

Dagli anni della “Pizza Connection” è cambiato il mondo. Ma non è cambiata la Sicilia. E non è cambiato il rapporto tra Sicilia e Stati Uniti d’America.

Pochi hanno fatto caso a una contraddizione. Nei primi anni ‘80 la mafia siciliana, da New York e da altre città americane, controllava il più grande business della droga del mondo. Contemporaneamente, gli americani imponevano, con la forza, i missili Cruise in Sicilia, nella ‘famigerata’ base militare di Comiso, da qualche settimana aeroporto civile.

E oggi? Non sappiamo che cosa succede in America. Ma sappiamo cosa succede nel Mediterraneo e in Sicilia. Il Nord Africa è in fiamme. Tutto è iniziato nell’inverno del 2011 con la presunta “Primavera araba”, in Tunisia.

Sembrava una lotta per liberare questo Paese da ben Alì. In realtà, dietro c’era altro. A cominciare da un progetto sponsorizzato – così si dice – da Gheddafi, che puntava su una moneta araba che, nel bel mezzo dello scontro tra dollaro ed euro, se realizzata, avrebbe rischiato di lasciare a piedi America ed Unione Europea. E’ per questo che Stati Uniti e Unione Europea si sono liberati, insieme, di Gheddafi? Vattelappesca!

L’unico dato certo è che Gheddafi non c’è più. E non si parla più di una moneta araba. Questo, almeno questo, è un dato oggettivo. Si parla, invece, di esercitazioni militari. Se ne parla dal 2004, ed esattamente da quando si sono verificati i fatti strani di Canneto di Caronia, in provincia di Messina: inspiegabili incendi di abitazioni, impianti elettrici che saltavano, telefoni cellulari che si ricaricavano da soli e inviavano strani messaggi. Misteri su misteri.

I fatti di Canneto di Caronia, per qualche tempo, hanno tenuto banco sui giornali. Poi la vicenda è caduta nel ‘dimenticatoio’. Oggi torna in auge. Perché?

Va ricordato che, allora, tra il 2004 e il 2005, si parlò di esercitazioni militari nel tratto di mar Tirreno che divide l’area di Canneto di Caronia con le isole Eolie. Ma si è parlato anche di avvistamenti Ufo. Anche se il dubbio è che i secondi siano serviti per coprire i primi.

Oggi si ritorna a parlare degli strani fatti di canneto di Caronia, non perché siano ripresi quei fenomeni, ma perché si comincia  a ragionare su quello che è successo dopo: fatti legati ad eventi naturali che, però, non si erano mai verificati prima.

Per carità: Messina è un’area a rischio di terremoti. Ma i terremoti, per definizione, non possono essere previsti. Invece le due scosse di qualche giorno fa sono state previste. Come mai?

Il Messinese è un’area a rischio idrogeologico. Ma le alluvioni e le frane – soprattutto quelle del 2009, ma anche quella del 2011 – si sono verificate, guarda caso, dopo i fatti di Canneto di Caronia.

Qui torniamo alle ipotesi. Cose che i pragmatici americani guardano con sufficienza. Si parla di scie chimiche nei cieli che avrebbero alterato il clima. Che importa accettare una realtà – questa sì oggettiva – e cioè che il clima siciliano, dagli anni ’80 del secolo scorso ad oggi, è mutato, passando da arido a molto umido, con un sensibile aumento delle piogge?

Il clima, direbbero gli uomini di scienza americani, cambia da solo. Senza bisogno di scie chimiche nei cieli. E serve a poco affermare che in queste scie chimiche – che ci sono per davvero – si registra un’alta presenza di alluminio, bario e piccole particelle inquinanti che renderebbero l’aria elettroconduttiva.  Per non parlare dei riscaldatori ionosferici che andrebbero a colpire determinati punti della crosta terrestre. Fantasia? Probabilmente.

Però i fatti di Canneto di Caronia non sono fantasie. Così come non sono fantasie i temporali violenti, le frane di intere parti di territori del Messinese, le alluvioni di interi paesi sempre in provincia di Messina. Questi sono fatti oggettivi. Vicende che continuano ad essere lette senza una visione comune. Slegare le une dalle altre.

Nei fatti di Canneto di Caronia si parlò di onde elettromagnetiche. Proprio l’argomento di questi giorni: perché anche il Muos di Niscemi emette, guarda caso, onde elettromagnetiche.

Insomma, ricapitolando. Il Mediterraneo travolto dalla guerra. La militarizzazione dello stesso Mediterraneo (il Muos è un’arma sofisticatissima e non uno “strumento di pace”, come ha affermato proprio su questo giornale il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, personaggio enigmatico, dai mille volti). Una serie di episodi strani, iniziati nel 2004, che hanno già prodotto i fatti di Canneto di Caronia, due inondazioni e due terremoti ‘telefonati’, tutti in una stessa area della Sicilia. Quindi il Muos di Niscemi. E una crisi che coinvolge l’Europa del Sud: Grecia, Italia e Spagna.

Negli Stati Uniti, dove le analisi geopolitiche, almeno apparentemente, sono sempre equazioni di primo grado, sarebbero e sono semplici coincidenze. Ma noi, qui in Sicilia, terra dai mille misteri, non possiamo fare a meno di porci una domanda: tutto quello che sta succedendo è casuale nel Mediterraneo e in Sicilia?

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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