C’era una volta la Musica. La Musica Leggera. Molto tempo da allora è passato. Già, il Tempo ha la “pessima” abitudine di scorrere. Non si ferma un momento! Non guarda in faccia a nessuno! E’ il Grande Livellatore. Ma livellatore, appunto, impietoso, indifferente. “Crudele”…
Sissignori, c’era una volta la Musica. La Pop Music! Nata ai primi del Novecento col Jazz e col Ragtime, nobilitata da Louis “Satchmo” Armstrong, King Oliver, Bix Beiderbecke, la “Glenn Miller Orchestra”; diffusa poi in mezzo mondo da Cole Porter, Hoagy Carmichael, Bixio e Cherubini; resa ancor più irresistibile da interpreti quali Edith Piaf, Gilbert Bècaud, Jacques Brel, Elvis Presley, Nat King Cole, i Beatles, i Rolling Stones, gli Hollies; Petula Clark, Mina, Ornella Vanoni e altri e altre ancora.
L’elemento centrale di questa nostra chiacchierata è il seguente: oggi non è possibile associare un’estate, un inverno a una canzone, poiché nulla brilla, nulla ci riscalda, nulla di geniale si presenta alle nostre orecchie. Non c’è insomma “la” canzone del 2010 o del 2007, o del 2000 mentre invece il ’58 è l’anno di “Volare”, il ’60 è l’anno de “Il cielo in una stanza”, il ’61 di “Legata a un granello di sabbia”, il ’63 di “Sapore di sale”, il ’68 di “Azzurro”.
Quella Musica leggera addolciva, e, al tempo stesso, elettrizzava. Incoraggiava. Parlava al tuo animo. Toccava le corde del tuo spirito. Traeva origine dall’Ispirazione. Da una grande ispirazione. Da stati d’animo. Stati d’animo quotidiani, come il Samba, magnifico, misterioso! Da sensazioni… Sensazioni avvertite a Milano come a Chicago, a Parigi come a Londra. Era espressione d’un Mondo. Era l’“anima” d’un mondo. L’anima di una Società portata al Bello, all’armonia, alla gioia, e anche alle “malinconie” della Piaf, di Brel, di Fabrizio D’Andrè, Umberto Bindi, Sergio Endrigo, Gino Paoli, Bruno Lauzi.
Ma era anche “Matematica”! La musica “vera” è Matematica. Come la Filosofia. Dev’essere bilanciamento! Conseguenzialità. Niente strappi… Niente strappi in nome d’una molto fasulla “estemporaneità” che nasconde invece (ma nemmeno tanto bene…) pochezza, superficialità. Pigrizia! Pigrizia mentale. Vuoto interiore. Ecco: il vuoto interiore. L’abisso che s’è creato nella società d’oggigiorno. Nella società che non ha “bei” gusti, non ha più senso estetico; di nulla si meraviglia. Tutto accetta purchè si tratti dell’”ultimo grido”. A questo ci ha condotti la massificazione iniziata negli anni Sessanta, ma che dagli anni Novanta ha assunto, a nostro modo di vedere, forme ciclopiche. A questo ci ha condotti il piattume della Globalizzazione accettata con criminosa leggerezza da Stati, Governi, Parlamenti. Non ci resta nulla di intimo. Più non si fa festa davanti a polpette in umido con patatine fritte. Più non si va in cerca del cinemino che proietta film cubani, brasiliani, danesi. Il cinemino è morto! Anche lui è stato assassinato dall’affarismo ingombrante e ahimè travolgente dei nostri giorni.
La Musica è morta. Morta, in Italia come in America, in Francia come in Inghilterra (!). Morta poiché è morto il sentimento comune, quello ‘nobile’, proiettato, appunto, verso il Bello. Morto l’amore per le “piccole, grandi cose” che nella nostra vita rifulgevano mezzo secolo fa. In quale cimitero ci tocca trovarci. Siamo riusciti a scavare la fossa “anche” alla Musica…
Questo articolo viene pubblicato anche da Oggi7-America Oggi