L’attenzione dei Paesi occidentali con economie sviluppate ed abitudini sprecone, oggi è rivolta verso la stringente situazione economica che sta in alcuni casi stritolando interi popoli che credevano di avere delle certezze ed invece da più di tre anni,non vedono altro che insicurezza per il futuro.
Una consistente parte del pianeta però, ha sviluppato aspettative e progetti volti alla salvaguardia della Terra che ospita una umanità che in meno di tre secoli è riuscita a impoverirla di risorse naturali il più delle volte non rinnovabili e che ha sporcato e deturpato elementi naturalistici (colline e prati, mari, boschi e foreste oramai inesistenti, fiumi e laghi) con i propri rifiuti.
Quando si parla di rifiuti si pensa subito ai sacchetti della spazzatura che, non soltanto in Italia, per vari motivi vengono abbandonati agli angoli delle strade diffondendo il proprio olezzo metropolitano (soprattutto nelle periferie) già gravemente appesantito dallo smog prodotto dai trasporti e zone industriali.
Purtroppo non sono soltanto questi: cataste di pneumatici usurati, mobili che non piacciono più, elettrodomestici guasti, computer o telefonini funzionanti ma ormai obsoleti…
La definizione di rifiuto racchiude in sé una quantità ben più ampia di oggetti inutilizzati: «Qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o abbia l’obbligo di disfarsi» (così come in Italia recita l’art. 183 del D. Lgs. 03/04/2006 n. 152 – Testo Unico Ambientale, modificato dal D. Lgs. 03/12/2010, n. 205).
È opportuno dunque riflettere su quanto e che “peso” abbia l’umanità sul pianeta, a tutti i livelli ed in tutti i settori. Perché anche il NON applicare una corretta pratica di progettazione e produzione di beni e servizi nella quale siano inseriti la dismissione e lo smaltimento degli stessi, è già di per sé una ipoteca sul futuro del pianeta, e per le future generazioni.
Da anni architetti ed ingegneri sono impegnati in processi progettuali e produttivi basati sull’intero ciclo di vita di un prodotto (che sia una casa o una bottiglia di plastica) nonché su sistemi industriali, volti all'utilizzo degli oggetti scomposti nelle varie “materie prime” di cui sono stati inizialmente costituiti, per poter poi costruire altri oggetti.
Così da un certo numero di bottiglie di plastica si ottiene un maglione; da alcune decine di lattine di aranciata o cola vien fuori una bicicletta; perfino gli sfabricidi, (cioè il risultato della demolizione/dismissione di materiali da costruzione) opportunamente trattati possono essere riutilizzati… cosa non può fare l'uomo con un po' di fantasia?
In Italia la raccolta differenziata (alla base della trasformazione del “rifiuto” in “ricchezza”) vede ancora zone d'ombra affiancate a zone di grande successo. Le ultime sono soprattutto città di piccole e medie dimensioni, dove evidentemente il conoscere personalmente il vicino porta più facilmente al rispetto per tutto ciò che è portato fuori dalla propria porta di casa e spinge, al non lasciare in giro sacchetti della spazzatura, bottiglie e bicchieri di plastica dopo il party della domenica.
Eppure non si fa ancora abbastanza. E l'annoso problema delle discariche indifferenziate a cielo aperto non si è ancora risolto, anzi, continua ad interessare drammaticamente soprattutto alcune regioni d'Italia come la Sicilia, la Campania, il Lazio.
Le vasche si riempiono ad una velocità impressionante, gli amministratori locali sono sempre alla ricerca di nuovi spazi da individuare per le discariche, le popolazioni dei nuovi siti poi, giustamente insorgono in un giro di cui ancora non si vede la fine. Dall'altro lato ci sono Paesi poi, come la Norvegia o la Svezia, alla disperata ricerca di rifiuti pena la riduzione del ritmo di smaltimento dei loro impianti: non è una contraddizione incredibile?
Così si riempiono treni e TIR di rifiuti che dal Sud dell'Europa viaggiano verso il Nord, inquinando lungo il percorso con le loro emissioni. La cosa piu' grave e che le amministrazioni ed i cittadini hanno perso di vista il vero problema, che non è quello di liberarsi di questa cosa ingombrante, maleodorante, infettante al più presto possibile, ma quello di rendere il rifiuto una ricchezza, un volano dell'economia che apre industrie, depositi, uffici; che assume persone magari senza lavoro da anni, che mette in moto i cervelli creativi (che in Italia non mancano anzi troppo spesso sono costretti ad emigrare). Per stimolare la produzione di nuovi oggetti, la promozione di scambi commerciali, alleggerire il nostro peso sull'ambiente, sui bellissimi paesaggi italiani che il mondo ci invidia, dove l'architettura, l'archeologia e la natura si intrecciano lasciando nel turista ricordi incomparabili.
C'è un altro aspetto sul quale è necessaria una riflessione, soprattutto in città dove la raccolta differenziata stenta a partire o è talmente bassa in percentuale da non portare benefici: siamo sicuri che un oggetto di cui vogliamo disfarci è davvero un rifiuto? Siamo sicuri che una bottiglia di plastica, un cartone delle uova, un vecchio pc, un armadio ormai troppo piccolo per tutti i nostri abiti, siano davvero un oggetto ormai inutile, da buttare, pronto per far parte dell'immensa montagna di rifiuti che trasborda dall'ennesima vasca a cielo aperto?
No, non è così… proviamo ad andare in una scuola, e vediamo con quanta fantasia i bambini trasformano vecchie calze o maglioni, gli interni di cartone dei rotoli di carta igienica, le bottiglie di plastica o di vetro in soprammobili.
Oppure andiamo in giro su Facebook o altri social network, dove ci sono gruppi di persone che regalano oggetti per loro ormai inutili ma non per questo da buttare? Il frigorifero vecchio ma ancora funzionante piuttosto che finire in discarica ad inquinare, potrebbe essere utilizzato invece, da una famiglia che non può acquistarlo ed il pianeta ringrazia!
Se è pur vero che la politica di molti amministratori dovrebbe essere più sensibile e fattiva nei confronti di questo ingombrante problema dei rifiuti, la responsabilità di applicare le buone pratiche per la salvaguardia dell'igiene e della pulizia delle nostre città e del paesaggio circostante è soprattutto di ciascun individuo che vi abita.
Facendo un passo indietro nel tempo, a quando eravamo bambini a quanti di noi non è capitato, almeno una volta nella vita, di dondolarsi seduti su un vecchio copertone attaccato con una corda all’albero, in campagna dai nonni? Anche quello è riciclo…