Notte di maggio dai colori infernali quella appena trascorsa a Genova. Una nave porta-container in uscita dallo scalo ha sbagliato manovra, e ha urtato la torre-piloti del porto: sette persone sono morte, altre due sono disperse in mare. Una persona è stata trovata viva sotto le macerie. Salgono così a cinque i feriti portati in ospedale. Il bilancio dell’incidente è ancora provvisorio, ma un dato è certo: in porto a Genova un episodio del genere non era mai avvenuto. La tragedia stamane è anche approdata sul tavolo del presidente del Consiglio, Enrico Letta, che ha avuto un colloquio telefonico con il presidente dell’Autorità portuale di Genova, Luigi Merlo. Si è poi svolta una riunione a Palazzo Chigi con il ministro per le Infrastrutture e i trasporti, Maurizio Lupi, che subito dopo, su richiesta del premier stesso, è partito per Genova. «Riferirò immediatamente» in Parlamento, ha detto, aggiungendo: « Il mare era calmo» quindi «sembra che la cosa possa essere legata solo a una manovra errata o a una avaria». Il sindaco di Genova ha intanto annunciato per domani il lutto cittadino.
L’IMPATTO Erano da poco passate le 23:30 quando la Jolly Nero, una nave porta container della linea Messina stava lasciando lo scalo. Per cause che sono ancora tutte da accertare la nave ha completamente sbagliato manovra ed è di fatto «entrata» dentro la Palazzina piloti, dove operano e vivono molti dei piloti della Capitaneria di Porto di Genova. In seguito all’urto la torre si è inclinata di 45 gradi, e molte persone o sono rimaste intrappolate all’interno, o sono cadute in mare. Al Molo Giano si continua a lavorare per cercare di liberare la banchina da ciò che resta della Torre, una struttura in cemento alta oltre 50 metri venuta giù di schianto, seppellendo tutti coloro che c’erano al suo interno. Sommozzatori dei vigili del fuoco hanno scandagliato il fondo del porto per tutta la notte «in condizioni di visibilità molto difficili anche per la melma provocata le macerie», mentre decine di uomini del soccorso lavorano per rimuovere i detriti.
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