E’ un edizione un po’ malmessa, le pagine ingiallite; ma tra i settemila libri della mia biblioteca è tra i dieci che cercherei di salvare da un incendio. Valore nessuno, se non quello sentimentale: acquistato con i miei primi denari, quando ancora non c’era l’euro, costo 900 lire. Parlo di Walden; or Life in the Woods, con l’accluso saggio Civil Disobedience. Un classico non solo della letteratura americana, ma del pensiero libertario e nonviolento. Henry D. Thoreau, dopo le prime esperienze di insegnante a Concord, va a vivere da eremita sulle rive del lago di Walden, nel Massachusetts. Nel luglio del 1846 viene arrestato, per non aver pagato le tasse: la sua protesta individuale contro un paese all’epoca schiavista e impegnato in una guerra giudicata di aggressione contro il Messico. Il saggio Civil Disobedience nasce da quell’esperienza.
Lettura giovanile, e che ho ripescato qualche ora fa: alla ricerca di un contravveleno, di un po’ di consolazione. Il curatore di questa rubrica infatti ha ricevuto una busta “Equitalia”, l’ente che in Italia è stato incaricato di riscuotere tributi, tasse e balzelli. E’ una perentoria ingiunzione di pagamento: 310 euro e 17 centesimi, da versare entro 60 giorni, pena ulteriori draconiane conseguenze che possono arrivare fino al pignoramento dello stipendio e sequestri vari.
Non ho pagato le tasse, ho evaso il fisco e mi hanno beccato? Nulla di tutto ciò. Si tratta di spese dovute per la registrazione di una sentenza giudiziaria. Cose che capitano, si dirà: quando si fa il giornalista va messo in conto, anche in buona fede, di commettere errori, diffamare qualcuno.
Qui la storia però è più complessa. I protagonisti sono tre: Erich Priebke, un ex capitano nazista che sconta l’ergastolo, condannato per l’eccidio alle Fosse Ardeatine; il presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici; e chi vi scrive.
I fatti risalgono all’agosto del lontano 1996. Il reato addebitato a Priebke è stato appena dichiarato prescritto, un verdetto che provoca rabbia e indignazione tra i familiari delle vittime e la comunità ebraica. Il tribunale è assediato per ore, fino a quando il ministro della Giustizia di allora, Giovanni Maria Flick, dispone che Priebke sia nuovamente arrestato. In breve: altri processi, fino alla condanna definitiva. L’ex capitano nazista si sente leso dal nostro comportamento, da quello che si è detto e scritto. Ancora processi, che vedono Priebke soccombente, fino alla Cassazione.
A questo punto scatta un perverso automatismo kafkiano. L’imposta per la registrazione della sentenza è a carico del soccombente; ma se quest’ultimo risulta, come Priebke, nullatenente, allora l’agenzia delle entrate, attraverso “Equitalia”, si rivale sulle altre parti in causa. Per essere chiari: il nazista Priebke che querela, e perde; i querelati, che si pagano di tasca loro gli avvocati, che alla fine hanno vinto: sullo stesso piano.
Non è tanto per i 300 euro, anche se conosco modi migliori per spendere il mio denaro. E’ una questione di principio. E’ giustizia, questa?, ho chiesto in una lettera aperta al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri. Se me lo dicono loro, pago. Ma me lo devono dire. Vi farò sapere come finisce. Per ora torno alla lettura dell’amato Thoreau…