Si è tanto parlato delle schede bianche, del discorso (rigorosamente politico e ricco di stoccate) del senatore a vita Giorgio Napolitano, del debutto di Matteo Renzi come “senatore semplice” (per l’occasione ha addirittura promesso ai cronisti, tra una battuta e l’altra, di non parlare più per due anni interi), della stretta di mano tra l’ex segretario dem e Umberto Bossi, dell’accordo tra centrodestra e Movimento Cinque Stelle miseramente saltato all’ultimo e delle scintille scoccate tra gli alleati Lega e Forza Italia. Ma non è tutto qui: oggi è stato anche il primo giorno dei 18 parlamentari, tra deputati e senatori, eletti nella circoscrizione estero, per l’occasione intervenuti orgogliosamente alla seduta delle Camere come rappresentanti ufficiali degli italiani all’estero.
Alcuni di loro hanno documentato questo importante debutto sui social. Fucsia Fitgerald Nissoli, eletta per il Centrodestra in Nord Centro America alla Camera, ha per esempio annunciato: “Oggi insediamento alla Camera, stiamo votando per il Presidente…”, con tanto di foto dell’Aula riunita. Ai cronisti, ha poi ricordato la priorità del suo mandato: “Ciò che interessa di più i nostri connazionali è la questione relativa alla cittadinanza italiana, è il mio primo obiettivo. Voglio presentare subito una proposta di legge. Appena ci insediamo. C’è tanta voglia di iniziare a lavorare presto”. Ma non è affatto l’unica ad aver onorato l’occasione sui social: c’è chi, dall’Assemblea, ha addirittura pubblicato un video di ringraziamento ai propri elettori – come Alessandro Fusacchia, eletto in Europa con +Europa -, e chi, come Massimo Ungaro del Pd (anche lui eletto in Europa), posta una foto davanti a Montecitorio, puntualmente paragonando quell’importante appuntamento al primo giorno di scuola. Simone Billi, eletto alla Camera nella ripartizione Europa con il centrodestra, opta invece per la foto della cena pre-assemblea alla famosa Osteria Coppelle di Roma, mentre Laura Garavini, senatrice del Pd, affida a un messaggio su Facebook la propria emozione per questo nuovo inizio. Francesca Alderisi, senatrice (FI) eletta in Nord-Centro America, ha dichiarato: “Inizia oggi, con l’elezione del Presidente del Senato, il mio lavoro, il mio impegno come Senatore, tra emozione e grande determinazione, nella consapevolezza di avere davanti un percorso difficile, con tanto da imparare giorno dopo giorno. Ma ho un’unica certezza: conosco molto bene i nostri connazionali all’estero, non solo per aver condotto per anni “Sportello Italia”, il programma di servizio di Rai International, ma anche perché non ho mai smesso di incontrare le comunità in ogni angolo del

mondo. Mi auguro – ha continuato – che in questa legislatura i parlamentari eletti all’estero possano, insieme, far valere il loro peso, affinché si lavori con un unico obiettivo: non dimenticare chi ci ha eletti. Ora che sono entrata in questa prestigiosa sede, sento crescere non solo il mio grande amore verso gli italiani all’estero, la gratitudine per la fiducia che mi hanno dimostrato, ma anche la grande responsabilità di dover amplificare il mio impegno, affinché si ascoltino, anche in Senato, le loro richieste. Una per tutte: il riacquisto della cittadinanza; così come chiedono coloro che sono stati costretti a fare questa dolorosa rinuncia”. Francesca La Marca, deputata per il Pd anche lei dalla ripartizione Nord Centro America, ha invece riferito ai cronisti di aver già depositato due proposta di legge sulla cittadinanza, al centro delle promesse della sua campagna elettorale: “l’una per il recupero da parte di coloro che l’hanno perduta dopo il loro insediamento in paese straniero per ragioni di lavoro, l’altra per il riconoscimento a favore delle donne, e dei loro discendenti, per matrimonio con cittadino straniero”.

Dagli eletti, insomma, grande emozione e orgoglio (comprensibilmente) per il nuovo incarico. Incarico che però – lo ricordiamo – deriva da un processo di votazione ricco di criticità e irregolarità su cui addirittura Digos e Procura di Roma indagano, e viziato da caos e disorganizzazione. Al punto che sono tante le iniziative, anche da parte dei non eletti, finalizzate a fare chiarezza su quello che è accaduto. Tra questi, Leonardo Metalli, candidato MAIE per il Nord e Centro America e giornalista Rai, già autore di un esposto sulla lista fantasma Free Flights to Italy, che non esita a sostenere che “la legge che regola l’elezione dei parlamentari all’estero” vada “completamente rivista”.
Metalli, però, non è l’unico a pensarla così. Ad aversegnalato alle autorità competenti alcune presunte irregolarità, concernenti questa volta la ripartizione America Meridionale, anche Fabio Porta del Pd – non
più in Parlamento -, che ha definito senza mezzi termini il voto estero come un “colossale imbroglio”. Dal Brasile è partito un appello, firmato da Diego Mezzogiorno, consigliere della Camera di Commercio ed Industria Italia-Brasile, per chiedere “un cambiamento di un processo elettorale che non ci rappresenta e che ci riempie di vergogna dopo tutti i casi di brogli e mancata organizzazione da parte del nostro governo di Roma”. Fonti della Voce parlano di gravi irregolarità in Canada, e l’inchiesta delle Iene andata in onda nelle scorse settimane avrebbe attestato il fenomeno dei “cacciatori di plichi” a Colonia, in Germania.
Ma ciò che avvalora maggiormente l’impressione che le irregolarità, questa volta, siano state davvero troppe e troppo macroscopiche per essere ignorate, è la presenza, ancora oggi – giorno della prima riunione delle Camere – della comunicazione, sul sito del Viminale, che avverte che i dati riguardanti il voto estero sono ancora “provvisori”, e che il “reparto provvisorio dei seggi si riferisce a uno scrutinio non definitivo”. I dati disponibili risultano aggiornati al 7 marzo. Escludendo, verosimilmente, che si tratti di una svista del Ministero – difficile, ci pare, dimenticarsi di togliere tale comunicazione dal sito -, viene da pensare che le verifiche richieste dai tanti casi di irregolarità siano ancora in corso. Una circostanza paradossale, visto che proprio oggi i parlamentari eletti attraverso quel voto così contestato si sono seduti regolarmente in Parlamento per votare i presidenti delle Camere.
È pur vero che, anche tra i deputati e i senatori eletti nella circoscrizione estero, c’è chi si mostra propositivo nel voler andare a fondo di questa storia. Sul profilo Facebook di Elisa Siragusa (M5S), ci siamo infatti imbattuti in un link che rimanda a un modulo Google eloquentemente intitolato: “Indagine sulle problematiche riscontrate nel voto degli italiani all’estero”. “La raccolta delle segnalazioni in forma standardizzata è necessaria per dare maggiore forza all’azione politica da parte dei futuri portavoce in Parlamento, finalizzata a una decisa riforma del sistema di voto, poiché quello attuale si ritiene pressoché unanimemente che conduca a numerosi tipi di irregolarità, col rischio di viziare gravemente la volontà espressa dagli elettori”, si legge, invitando gli elettori a compilare il questionario. Siragusa non è l’unica neoeletta a volersi impegnare per una riforma del voto all’estero. Per la verità, tale esigenza è piuttosto sentita in tutti gli schieramenti. E proprio a noi della Voce, subito dopo la loro elezione, Fucsia Nissoli Fitzgerald, deputata di Forza Italia per il Nord Centro America, e la sua collega senatrice Francesca Alderisi, ci avevano raccontato di essere favorevoli a una riforma. Sarebbe però auspicabile che, prima di qualsiasi iniziativa parlamentare, Farnesina, Viminale, Corte d’Appello e tutte le autorità competenti chiarissero una volta per tutte cosa ne è stato di questa tornata elettorale per i nostri concittadini all’estero, descritta da più parti – questo è evidente – come più disastrosa del solito.