Le lacrime di Colin Gray, il padre del killer quattordicenne della Apalachee High School, in tribunale, questa mattina, mentre gli venivano contestati due capi d’imputazione per omicidio di secondo grado, trasmesse in diretta dai canali all news, sono state un drammatico risveglio sulle responsabilità che un genitore ha sulle armi in generale e sulla salute mentale di un figlio in particolare.
Colin Gray, muratore disoccupato, esaltato possessore di armi, tanto da chiamare suo figlio Colt, è stato confrontato con le conseguenze delle sue decisioni, evidenziando la responsabilità genitoriale nelle sparatorie di massa, in particolare, quelle commesse da minorenni.
Immagini, quelle mandate in diretta tv, che hanno mostrato Gray con l’uniforme a strisce dei carcerati, il volto teso e gli occhi fissi sul pavimento, mentre il magistrato gli leggeva i capi di imputazione. Inquadrature che hanno mostrato al Paese le conseguenze delle decisioni sbagliate di un genitore inadeguato, ossessionato dal suo culto per le armi, che hanno avuto un forte impatto sull’opinione pubblica americana, riportando questo drammatico problema nella campagna elettorale.
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Già in Michigan, nei mesi scorsi, erano stati incriminati i genitori di uno sparatore in una scuola, condannato per omicidio colposo, un crimine meno grave dell’omicidio di secondo grado che invece è stato imputato a Colin Gray. E anche allora gli inquirenti avevano scoperto che, nel novembre 2021, James e Jennifer Crumbley avevano comprato la pistola al figlio quindicenne, non l’avevano chiusa a chiave e avevano minimizzato gli inquietanti segnali dei disturbi psicotici del figlio prima che il ragazzo compisse la strage alla Oxford High, uccidendo quattro studenti. In processi separati, madre e padre sono stati dichiarati colpevoli e condannati a 10-15 anni di prigione, il massimo consentito. Il loro atteggiamento è stato considerato più un atto di disinteresse sulle gravi problematiche dell’adolescente che non una corresponsabilità nella strage. La sparatoria della Georgia, invece, con l’accusa di omicidio di secondo grado a Colin Gray, vede il genitore come complice irresponsabile delle azioni del figlio.
Strage dopo strage l’America ha pianto, ha condannato, ha fatto finta di riformare un sistema che è evidente che non protegge i cittadini, lasciando che negli Stati Uniti ci siano 400 milioni di armi da fuoco e non sempre custodite come dovrebbero essere. Ma non è solo una questione di armadi e lucchetti: molto spesso i genitori non si vogliono confrontare con le turbe mentali dei loro figli.
Anche nella strage di Sandy Hook, in Connecticut, in cui vennero uccise 26 persone, 20 delle quali bambini di 6 e 7 anni, il killer era un giovane psicopatico, con profonde turbe mentali, al quale la madre, uccisa anche lei dal figlio, aveva acquistato l’arma “per suo svago”. Pagò la sua decisione con la vita, ma distrusse quella di altre 25 famiglie. E poi Uvalde, Parkland, Austin all’Università del Texas, Greencaste in Pennsylvania, Red Lake in Minnesota, Roseburg in Oregon, Columbine, e tante, tante altre che hanno visto giovani affetti da disturbi mentali prendere le armi che i genitori avevano in casa.
Stragi che hanno provocato indignazione, ma hanno lasciato tutto come prima.
“Come si può avere un fucile d’assalto, un’arma così letale in casa, non chiusa a chiave e sapere che tuo figlio sa dove si trova?”, si era lamentato ieri il presidente Joe Biden, ancora prima dell’arresto di Colin Gray. “Bisogna ritenere i genitori responsabili se lasciano che i loro figli abbiano accesso a queste armi. Non possiamo continuare ad accettare queste carneficine”.
Quando il presidente ha fatto queste dichiarazioni non sapeva che l’arma usata per la strage di Apalachee era stata regalata per Natale dal padre al giovane killer.
Secondo il Daily Mail, che alla strage ha dedicato un lunghissimo articolo, Colt Gray è cresciuto in una famiglia che i vicini di casa descrivono come “trascurata e persa”. La madre, Marcee, 43 anni, che su Linkedin si definisce “ingegnere” ha una lunga storia di dipendenza dalla droga e di arresti per violenze domestiche, truffa, violazioni al codice della strada, incluso guida sotto effetto di psicofarmaci. Il padre, Colin, 54 anni, che lavorava nel settore edile, è un fanatico delle armi che, secondo il racconto dell’ex suocero, minimizzava gli evidenti problemi mentali del figlio .
Lauren Vickers, che vive accanto alla casa dei Gray, ha detto che la madre chiudeva fuori di casa Colt e la sorella e loro cominciavano a gridare e colpire la porta con pugni e calci mentre piangevano. Era assolutamente devastante. “A volte Colt – ha raccontato la vicina – andava nel retro della casa a chiederle se poteva avere qualcosa da mangiare. Non aveva vestiti puliti e non sto esagerando”.
La zia, Annie Brown, ha detto al Washington Post che il nipote aveva problemi mentali e che da mesi chiedeva aiuto. “I genitori lo avevano abbandonato”, ha aggiunto.
Secondo il Washington Post, tra la sparatoria alla Columbine High del 1999 e quella ad Apalachee 25 anni dopo, gli studenti minorenni hanno commesso almeno 195 sparatorie nelle scuole con oltre l’80 per cento dei casi in cui l’arma è stata presa in casa o nelle case di parenti e amici. Solo 11 volte i proprietari adulti delle armi sono stati incriminati perché non le avevano custodite sotto chiave. Nel 2015, il padre di Jaylen Fryberg un killer quindicenne che uccise 4 compagni di scuola a Marysville, nello Stato di Washington, prima di togliersi la vita, è stato dichiarato colpevole di aver acquistato illegalmente l’arma che suo figlio aveva usato per la strage. Sia ben chiaro, è stato condannato per aver acquistato illegalmente l’arma, non per le conseguenze che l’acquisto dell’arma aveva causato.